Locandina The War – Il Pianeta delle Scimmie

The War - Il Pianeta delle Scimmie (2017)

War for the Planet of the Apes
Locandina The War - Il Pianeta delle Scimmie
The War - Il Pianeta delle Scimmie (War for the Planet of the Apes) è un film del 2017 prodotto in USA, di genere Azione e Drammatico diretto da Matt Reeves. Il film dura circa 141 minuti. Il cast include Andy Serkis, Woody Harrelson, Steve Zahn, Karin Konoval, Amiah Miller, Terry Notary. In Italia, esce al cinema giovedì 13 Luglio 2017 distribuito da 20th Century Fox. Disponibile in homevideo in DVD da mercoledì 22 Novembre 2017. Al Box Office italiano ha incassato circa 3674038 euro.

Cesare e le sue scimmie sono costretti a un fatale scontro con un esercito di esseri umani guidati da uno spietato Colonnello. Dopo aver subito pesanti perdite, Cesare lotta con i suoi istinti più oscuri per poi decidere di vendicare i suoi e affrontare il Colonnello in un'epica battaglia, che determinerà il destino di entrambe le specie... e il futuro del pianeta.

Quindici anni fa un esperimento scientifico finito male diede origine all’ALBA di una specie di scimmie intelligenti … e a un virus che quasi distrusse la razza umana: l’influenza Simian, come fu definita, che ha portato l’umanità all’orlo dell’estinzione. I sopravvissuti, i pochi immuni al virus, quasi invidiarono i morti … mentre le scimmie continuavano a crescere al riparo dei boschi a nord di San Franciso . Con la crescita della loro fiorente civiltà, le scimmie prosperarono in assenza di contatti umani … fino a quando non furono scoperte da un piccolo disperato gruppo di sopravvissuti che cercavano di stabilire una nuova colonia per conto loro. I coloni e le scimmie lottarono per coesistere, ma la fragile pace fu distrutta da Koba, una scimmia che non poteva resistere dal vendicarsi sui suoi ex aguzzini. Caesare, il capo delle scimmie, tentò di ripristinare l’ordine, ma non c’era modo di fermare i brutali combattimenti, la RIVOLUZIONE, era già iniziata. I coloni disperati continuarono a mandare frenetiche richieste d’aiuto, non sapendo nemmeno se ci fosse qualcuno li fuori in grado di riceverle. Il segnale è stato ricevuto 800 miglia a nord, alla base interforze Lewis-McChord, dove centinaia di soldati si erano rifugiati dopo l’apocalisse virale. Questi uomini e donne sono tutto ciò che è rimasto dell’esercito statunitense. In risposta alla chiamata una divisione da combattimento veterana, guidata da un pluridecorato colonnello delle Forze Speciali, è stata inviata per unirsi allo scontro. Cesare e le scimmie si ritirarono nei boschi, ma le forze umane li inseguirono, determinate a distruggere le scimmie una volta per tutte. Per due anni i soldati hanno cercato invano Cesare, che si dice coordini le sue scimmie da una base ben nascosta nel bosco. La GUERRA continua…

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 13 Luglio 2017
Uscita in Italia: 13/07/2017
Data di Uscita USA: lunedì 17 Luglio 2017
Prima Uscita: 17/07/2017 (USA)
Genere: Azione, Drammatico, Sci-Fi
Nazione: USA - 2017
Durata: 141 minuti
Formato: Colore
Produzione: Chernin Entertainment
Distribuzione: 20th Century Fox
Budget: 150.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 146.252.454 dollari | Italia: 3.674.038 euro
Classificazioni per età: USA: PG-13; ITA: 12+
In HomeVideo: in DVD da mercoledì 22 Novembre 2017 [scopri DVD e Blu-ray]

SAGA Il Pianeta delle scimmie

Cast e personaggi

Regia: Matt Reeves

Cast Artistico e Ruoli:

Immagini

[Schermo Intero]

La Produzione

In The War -Il Pianeta delle Scimmie, il terzo intenso capitolo della trilogia di grande successo, sia al botteghino che di critica, il regista Matt Reeves, e un cast stellare, scatenano, in un mondo sotto pressione per le divisioni e la rabbia causate dal conflitto scimmie -uomini, una battaglia tra i primati, in rapida evoluzione, e gli uomini, per il controllo di un mondo allo sbando in cui il vincitore prenderà tutto. Grazie a una produzione cinematografica mitica e scoppiettante, il pubblico vedrà il momento cruciale che determinerà il futuro destino della civiltà umana, e sarà coinvolto nel conflitto interiore che dividerà l’anima di Cesare, il leader delle scimmie, nel guidare la sua giovane società verso una nuova casa, quando dovrà decidersi tra la sua fede nella famiglia e nell’onore contro la voglia di compiere una missione di vendetta per regolare i conti in sospeso.
Il cuore di questa storia è quello di un’ultima resistenza sia militare che emotiva. La possibilità di una pace tra le due specie è tramontata e un gruppo di soldati ribelli, guidati da un imperioso colonnello, compie un ultimo attacco disperato, così Cesare subisce una perdita personale inimmaginabile tanto che nella sua testa viene superato il limite. Ora deve lottare da un lato contro impulsi spietati e dall’altro con nuovi dubbi sulla propria capacità di ispirare le scimmie a guadagnarsi la libertà. Ma se le scimmie vogliono sopravvivere al prossimo conflitto, Cesare deve restare al loro comando. In un momento in cui l’empatia e la compassione sono quasi completamente scomparse sia nel mondo che nel suo cuore, Cesare cerca di trovare coraggio, unione e uno sforzo comune per guidare le scimmie verso un futuro di speranza.
Azione mozzafiato, grandi idee e una narrazione potente si combinano man mano che The War -Il Pianeta delle Scimmie spinge la serie verso quei territori dove nascono le leggende, esplorando i valori che fondano una civiltà. Tutto prende vita grazie alla più complessa e intensa performance che Andy Serkis abbia mai fatto, ancora una volta nelle vesti del maestoso Cesare, e grazie agli innovativi effetti visivi della Weta Digital. Tornando agli episodi precedenti, c’è sempre Karin Konoval che è Maurice, il fidato consulente di Cesare, Terry Notary, Rocket, il braccio destro di Cesare, nonché Judy Greer, che è Cornelia la moglie di Cesare e infine Toby Kebbell: Koba.
Ma ci sono anche nuovi personaggi indimenticabili tra cui: Woody Harrelson, due volte nominato all’Oscar®, è il Colonnello, un brillante soldato convinto che solo una guerra apocalittica possa salvare le ultime vestigia dell’umanità; Steve Zahn è Bad Ape, uno scimpanzé solitario che porta passione e umorismo tra le scimmie nell’ora più oscura; Amiah Miller, Nova, il bambino umano che diventa un inaspettato legame tra le scimmie e l’umanità; Aleks Paunovic è Winter, il meraviglioso, ma anche ansioso, gorilla bianco; Michael Adamthwaite da voce al gorilla Luca, il tenente di Cesare, che stabilirà un legame con Nova, e Ty Olsson che è Rex, un gorilla traditore che lavora per il Colonnello come suo “asino”. Il film, con più scimmie che mai, tra cui una dozzina di personaggi chiave, quando l’onda della marea si prepara a travolgere l’homo sapiens, porta per la prima volta la motion capture su aspre montagne coperte di ghiaccio e neve, catturando tutto l’ambiente in uno spettacolare 65 millimetri sotto l’occhio da maestro del direttore della fotografia Michael Seresin e con un’eccitante colonna sonora del vincitore dell’Oscar Michael Giacchino.
Per Reeves, che torna al franchise per fare il passo successivo dopo Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie, l’ambizione del terzo film era chiara: seguire le scimmie sempre più erette e capaci, ma anche perseguitate e con dei dubbi, seguirle non solo in una guerra globale, ma anche in un emozionante territorio psicologico dove Cesare lotta per cercare di tenere a freno i suoi istinti più umani.
Più che mai Reeves ha capito che il percorso delle scimmie rispecchia i miti archetipici dell’umanità. “All’inizio di questa storia, non c’è più pace con gli esseri umani, cosa che spinge Cesare in un conflitto interiore profondamente emotivo e universale.” -descrive Reeves- “Cesare è sempre stato unico in quanto è parte scimmia e parte umano, senza che nessuna delle due parti sia dominante. La speranza era che fosse in grado di essere un ponte tra le due società, ma ora è chiaro che questo non avverrà. Quello che è così emozionante è che, esplorando i dilemmi interiori di Cesare in questo momento di conflitto, abbiamo la possibilità di assistere ad una battaglia che tutti conosciamo bene: la guerra tra la nostra intelligenza, la nostra empatia e la nostra istintività, ed è proprio questo conflitto che definisce la nostra umanità. Allo stesso tempo è un viaggio molto oscuro perché è una storia con dentro l’anima.”
Il produttore Peter Chernin, che è stato fondamentale per mantenere la continuità delle scimmie fin dall’inizio della trilogia, dice: “Fin da subito abbiamo visto questa come una storia in tre atti che inizia con la nascita di Cesare, la sua trasformazione che lo vede diventare un eroe suo malgrado come capo delle scimmie e quindi un leader intelligente e compassionevole, ed ora viene messo alla prova, deve crescere e diventare ancora più eroico. In un mondo in cui nascono scimmie intelligenti sapevamo che il tutto avrebbe inevitabilmente portato ad un conflitto finale con gli esseri umani. Siamo arrivati ad un punto fondamentale della storia, è l’apoteosi del percorso di Cesare, lo vedrete combattuto, vedrete la sua anima. Questo è quello che abbiamo sempre voluto fare con questa serie: esplorare tutta la gamma dei sentimenti e delle situazioni che fanno di noi degli essere umani.”
Dylan Clark, responsabile della produzione insieme a Rick Jaffa e Amanda Silver, riassume: “The War è un film di genere misto: un po’ road-movie, un po’ di guerra, c’è del western e l’avventura epica, ma se andiamo al cuore di tutto questo, si tratta di un’esplorazione delle emozioni di un leader. Vediamo che Cesare lotta con i suoi demoni oscuri, ma intravediamo anche lampi di luce. Questa può essere la parte più tetra, ma allo stesso tempo quella con più speranza di tutta l’epopea delle scimmie.”

UN LEADER SOTTO ESAME: LA SCENEGGIATURA

Al centro di The War -Il Pianeta delle Scimmie non c’è solo la storia dell’imminente battaglia decisiva tra le scimmie in rapida crescita e gli uomini ineluttabilmente in declino, ma anche quella di un oscuro conflitto nell’anima del nobile leader delle scimmie: Cesare. Ora si trova ad affrontare il suo momento più pericoloso e potenzialmente leggendario, pressato da un dilemma morale, man mano che inizia a dubitare dei suoi principi come scimmia e di ogni speranza per una pace con gli umani che lo hanno ferito nel modo più profondo possibile. Via via che il terrore della guerra si diffonde nel cuore della sua famiglia, Cesare si trova in guerra sia con gli esseri umani, che con se stesso per la rabbia incontenibile causata dalle sofferenze a cui ha assistito e a cui deve cedere il passo per una nuova visione necessaria a far progredire la sua specie e portarla fuori dal caos.
“Nel film abbiamo messo Cesare duramente alla prova.” racconta Mark Bomback, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Reeves. “Purtroppo per Cesare si tratta di un test straziante. Le scimmie sono in difficoltà e lui capisce che il loro posto come specie dominante del pianeta dovranno davvero guadagnarselo.”
Reeves rincara la dose: “Cesare è stato messo alla prova in maniera emozionante ed epica in un modo che ha anche allargato le possibilità stesse del film. La scala di questo film è enorme, quando le scimmie lasciano Muir Woods si confrontano con un mondo più grande.”
Come ispirazione per la scala panoramica del film e per l’atmosfera mitica, Reeves si è rivisto molti dei film più spettacolari e d’azione mai realizzati, dagli epici Sette Samurai di Kurosawa ai western di Clint Eastwood, quei film con i quali The War condivide la necessità di dosare conflitto e commedia con temi di perseveranza, sacrificio, fedeltà, natura selvaggia, eroismo e domande sulle ‘zone grigie’ della morale in tempi di grande incertezza. “Una delle cose migliori nel fare questi film è l’opportunità di portare nuove tecnologie e nuove forme di cinema ai miti classici, creando così qualcosa di unico per questi tempi.” spiega Reeves.
Il classico gioco di elementi leggeri e profondi, di solida fedeltà e coraggio, emerge nell’epico viaggio di Cesare, in cui dovrà scendere nelle profondità della sua angoscia, quando sarà costretto a scegliere tra la sua vendetta personale per i propri familiari contro la possibilità che tutta la sua specie sia passibile di sconfitta.
“In questa terzo capitolo abbiamo voluto portare Cesare in un posto dove non avremmo mai pensato potesse andare.” -spiega Bomback- “È assolutamente sorprendente perché nessuno di noi avrebbe pensato che Cesare fosse capace di provare un qualsiasi odio o di interrompere ogni contatto con l’umanità. Ma ora lo abbiamo portato a un limite dove, per la prima volta, è in grado di capire l’odio che animava Koba, l’ex cavia di laboratorio. È terrificante per tutti quelli che lo circondano, perché Cesare è sempre stato il centro morale del gruppo. E se Cesare perdesse il controllo della sua moralità, cosa succederebbe all’intera società delle scimmie? Questo è in definitiva l’argomento del film.”
Reeves nota che la sceneggiatura ha spinto lui e Bomback a immergersi nella psiche interiore di Cesare come mai prima d’ora, ma allo stesso tempo ad allargarla in maniera globale verso un esplosivo confronto con l’umanità furiosamente determinata a eliminare le scimmie prima che sia troppo tardi .Il risultato è uno schermo riempito da immagini di grande tecnica che allo stesso tempo sono funzionali a trasmettere della semplice bontà d’animo.”.
“In questo importante momento, Cesare si sta incamminando su un sentiero mai battuto prima, perché combatte contro se stesso.” –specifica Reeves- “Ma anche se la storia ci porta a conoscere Cesare ancora più a fondo a livello emotivo, abbiamo sentito la necessità che questo film doveva essere enorme, di una grandezza diversa da quella dei precedenti, perché è un’epopea di guerra e una storia di migrazione.”
Come capitolo finale della trilogia, è anche la conclusione di una lunga storia che è iniziata con il virus Simian, che ha reso le scimmie intelligenti, per poi causare un conflitto tra le specie che può avere un solo vincitore. Bomback sottolinea: “Quello a cui stiamo assistendo in The War non è semplicemente la storia di Cesare, è l’alba di una civiltà. Quello che si vede accadere ora, farà parte di una mitologia futura che tutte le scimmie conosceranno per il resto del tempo, di come Cesare ha cercato di portare il suo popolo ad una nuova Terra Promessa.”
Questa scala titanica di produzione ha portato il cast e la troupe in un nuovo territorio, sotto ogni aspetto, spingendoli a migliorare in tecnologia, design, fino al limite di provare compassione per un’altra specie. Come per L’Alba del Pianeta delle Scimmie è stata una svolta che ha suggerito la potenzialità di questo tipo di film, The War mostra quanto ci si possa spingere oltre.
“Tutto questo è stato come un processo evolutivo.” -osserva Peter Chernin- “Ci siamo preoccupati moltissimo per il primo film, perché non avevamo mai visto niente di simile a questo tipo di performance capture, ma poi ci siamo abituati a questi risultati che erano così credibili, in grado di trasmettere vere emozioni. Alla fine del primo film tutto è cambiato. Sapendo che eravamo in grado di creare scimmie realistiche, senzienti, potevamo andare ancora più in profondità. Una delle cose più liberatorie di questo franchising è che possiamo esplorare modi di raccontare le emozioni del tutto nuovi, perché stiamo creando la nostra versione di una società che non è mai esistita, ma che consideriamo reale, non di fantasia, e questo è stato veramente divertente.”
Secondo Chernin, Reeves è stato essenziale per spingere in avanti il franchise. “Il livello di azione, effetti, recitazione e proporzioni in questo film è stato come un salto quantico per Matt, ma questa volta ha avuto il tempo e lo spazio per pianificare il film che aveva immaginato. Ci sono delle sequenze d’azione così prodigiose come non ne ho mai viste, ma soprattutto Matt è stato totalmente ossessionato dal lato emotivo del film e ha trasformato questo viaggio delle scimmie in una storia davvero d’umanità.”
“Questo film dà al pubblico più spettacolo, più intensità e più umorismo di tutti gli altri e lo trasporta in un grande viaggio .” -conclude Dylan Clark- “La forza e la lucidità che Matt e Mark hanno portato alla sceneggiatura, ci hanno ispirato a spingere il tutto più avanti che mai.”

EVOLUZIONE E MITO: ANDY SERKIS è CESARE

In The War -Il Pianeta delle Scimmie Cesare, il re della nuova razza di primati che hanno rapidamente sviluppato l’abilità di pensare, parlare, emozionarsi e vedere il mondo in termini complessi, intraprende un epico viaggio come il leader consacrato che deve superare una prova del fuoco per poter aiutare il suo popolo. Al termine di Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie Cesare era già sul bordo di un precipizio. Era contravvenuto al suo principio morale fondante uccidendo un’altra scimmia, il suo amico fraterno Koba, spingendolo giù da un precipizio.
Ora sono passati due anni, ma le domande che la morte di Koba ha sollevato continuano a tormentare Cesare, specialmente quando le insostenibili perdite della guerra colpiscono la sua famiglia. Con la comunità delle scimmia decimata dagli esseri umani e un numero sempre crescente di disertori, scimmie traditrici che passano dal lato degli umani, Cesare capisce che la situazione è giunta a un punto di svolta. Se non ci può essere pace con gli umani qual è la scelta per le scimmie, qual è il limite che non si può oltrepassare? E se c’è un limite, Cesare è veramente in grado di trovarlo dentro di sé proprio adesso che è sotto così forte stress emotivo?
Riprendendo il ruolo per cui ha ottenuto un successo mondiale, Andy Serkis porta il regale Cesare nelle zone più psicologicamente rischiose e sfumate che abbiamo mai visto. Serkis è noto per aver dato vita anche ad un altro personaggio digitale, nel Signore degli Anelli, Gollum, ma non si è mai riposato sugli allori.
Racconta che accompagnare Cesare in questa tempesta personale, attraverso dolori, furore e incontri sorprendenti, per trovare la sua dignità e la nobiltà come leader in questo film “è stata la sfida più attraente e appagante della mia vita.” -Serkis aggiunge- “Essere in grado di interpretare un personaggio così complesso e completo come Cesare, partendo dall’inizio fino a questa più profonda tappa della sua vita di leader, è stato incredibile.”
Per Matt Reeves, Serkis porta qualcosa di speciale in questo momento importante della storia di Cesare. “Andy è semplicemente uno degli attori migliori e più profondi con cui abbia mai lavorato.” -afferma il regista- “In questo film ha raggiunto degli apici emotivi che erano più profondi e più dolorosi di quelli dei film precedenti, ed è stato sorprendente vedere quanto è riuscito a spingersi in avanti. Il nostro rapporto di lavoro è una delle gioie della mia vita.”
In The War troviamo Cesare acuto, misurato e rigoroso anche se la sua morale vacilla. Ha sete di vendetta per ragioni personali, ma sa che le altre scimmie continuano a guardare a lui come la loro ultima possibilità di trovare una vita di sicurezza e libertà. Mentre Serkis si cala nel ruolo, ha preso come una sfida personale dare una visceralità, si potrebbe quasi dire una vena “umana”, a un personaggio che è una sua sorta di alter ego e che tuttavia, simultaneamente, incarna delle situazioni a cui il pubblico umano può profondamente relazionarsi a dispetto dell’aspetto di Cesare.
Il suo primo obiettivo è stato quello di rivelare la profonda vulnerabilità che si cela sotto la forte muscolatura da primate di Cesare. “All’inizio di The War la comunità delle scimmie è divisa.” -spiega Serkis- “Cesare sta ancora 0cercando di tenerla insieme, ma porta il profondo e doloroso fardello di un leader che lotta per galvanizzare un popolo diviso. Cesare è sempre combattuto tra il mondo delle scimmie e quello umano, perché non cerca la distruzione di una delle due specie. Ma è una scimmia e la loro sopravvivenza è chiaramente primaria.”
Poi Cesare deve affrontare il momento peggiore della sua tumultuosa vita e giunge alla triste conclusione che l’uomo e le scimmie non potranno mai convivere. Serkis continua: “Quello che Cesare inizia da quel momento, è un viaggio enorme; supera un confine ed entra in un mondo di vendetta in cui apparentemente resta imprigionato. Contro ogni fibra del suo corpo, si ritrova in un mondo di oscurità e rabbia, un posto da cui teme non possa più uscire. Dopo tutto quello che ha visto è diventato più triste, ma anche più insensibile, e finisce quasi per perde la parte migliore di se. Una volta Cesare era una scimmia che avrebbe preferito distruggere un’arma piuttosto che usarla, ma all’improvviso inizia ad abbracciare l’idea che si possano usare tutti i mezzi necessari per sconfiggere gli esseri umani, guidato dal suo personale desiderio di vendetta contro il Colonnello.”
Man mano che le scimmie hanno continuato il loro rapido avanzamento da animali senza linguaggio ad un’intelligenza superiore, ogni film ha portato Serkis un po’ più avanti nell’esplorazione delle nuove capacità di Cesare e in The War raggiunge l’apice. L’eloquenza crescente di Cesare permette a Serkis di incidere sempre più sulle sfumature della sua personalità.
“Nel primo film c’era la nascita delle prime forme di linguaggio ed era incentrato su come le scimmie si sarebbero relazionate con l’inizio della loro evoluzione. Nel secondo film ho iniziato a pensare a Cesare più come ad un essere umano e ha iniziato ad usare una linguistica più evoluta esprimendosi anche intellettualmente.” -spiega Serkis- “Ora Cesare può parlare fluentemente, il che cambia il suo approccio alle cose e alla coscienza che ha di se stesso e degli altri.”
Continua: “È stato veramente incredibile riuscire a scavare all’interno della mente di un essere che si sta trasformando in ogni aspetto. In questo film Cesare è fisicamente molto più eretto e usa molto di più le mani, più simile a un essere umano nel corpo di una scimmia. Ma mentre la sua intelligenza e le sue abilità sono cresciute, i suoi sentimenti e i ricordi sono diventati più deprimenti.”
Mentre i registi vedevano la personalità di Serkis sparire in quella di Cesare soprattutto nei momenti più turbolenti, si stupivano di quanti sentimenti contrastanti e tormentati desideri riusciva a evocare a livello viscerale.
Nota Chernin che: “Andy è veramente il cuore e l’anima di questo franchise. Sapeva sin dall’inizio che c’era pericolo che le scimmie fossero troppo ridicole, quindi sin dal primo giorno ha portato un notevole livello di serietà. Non ha mai smesso di studiare il comportamento delle scimmie e le loro espressioni facciali, quindi ora è in grado di trasfondere un tale livello di qualità in Cesare, da renderlo l’apice dei tre film. Grazie a una performance quasi shakespeariana, Andy ha il grande merito di dare la maggior emotività al film.”
“Questo è il lavoro più impegnativo e interessante che Andy abbi mai fatto.” -aggiunge Clark- “Grazie alla sua eccezionale abilità, ha reso Cesare un personaggio mitologico pur restando affascinante.”
Woody Harrelson, che come Colonnello si confronta con Cesare su più livelli, è rimasto sgomento dalla prova di Serkis. “Andy è uno degli attori più dotati che abbia mai incontrato.” –commenta- “Mi ha fulminato vedere quanta pura potenza è in grado di trasmettere senza dire una sola parola. Non credo di aver mai incontrato questa incredibile capacità di trasmettere le emozioni con lo sguardo. Come attore non so nemmeno con chi confrontarlo… è unico. Era talmente commovente talvolta che lo avrei applaudito alla fine della scena.”
Serkis osserva che tutto ciò è stato possibile solo perché Reeves ha creato un ambiente in cui la comprensione delle emozioni interiori di Cesare era una priorità, come anche il dargli vita visivamente.
“La passione di Matt per questa storia è senza fine.” -spiega Serkis- “Ha un occhio incredibile nell’utilizzare la cinepresa, ma la chiave è che non sacrifica mai la performance. Tutto verte su come arrivare alle vere emozioni in ogni singolo momento, anche nell’ambiente più scomodo, cerca sempre il cuore dei personaggi.”
Forse ciò che di più ha ispirato Serkis nella creazione di Cesare è l’idea che, come un maestoso animale di una favola, è una creazione che riflette l’essenza dell’umanità. Questo sembra essere particolarmente vero in The War, in cui Cesare deve attraversare un periodo di conflitto globale che assomiglia a molti momenti della storia umana, ma con l’intrigante differenza di vederlo attraverso l’illuminato punto di vista di animali un tempo selvatici.
“Penso che mostrare i nostri più profondi conflitti umani attraverso gli occhi delle scimmie, consenta al pubblico di connettersi alle emozioni umane a un livello più viscerale.” –commenta- “Sappiamo che le Grandi Scimmie sono i nostri cugini più vicini, hanno il 97 per cento del nostro DNA, e tuttavia percepiamo questa enorme differenza. Forse, dando loro voce e vedendo il mondo attraverso i loro occhi, possiamo avere una visione impersonale e vederci veramente sotto una sorta di microscopio come non abbiamo mai fatto prima.”

L’ULTIMO GUERRIERO DELL’UMANITA’: WOODY HARRELSON è IL COLONNELLO

Potrebbe essere l’ultima accanitamente disperata speranza per l’umanità: il Colonnello J. Wesley McCullough è la nemesi più temuta dalle scimmie. Il Colonnello rinnegato è un guerriero quasi mitico per la sua resistenza, spietato, crede inopinatamente che lui, e il suo gruppetto di soldati umani, siano giustificati nel compiere qualsiasi azione, anche omicida, per preservare ciò che resta della razza umana e porre fine all’ascesa delle scimmie mentre è ancora possibile.
Parte di ciò che guida il Colonnello è il presagio che, mentre le scimmie si stanno evolvendo, il virus Simian sta avendo l’effetto opposto sugli esseri umani: sono in devoluzione, stanno perdendola capacità di parlare, una situazione impensabile per la specie che una volta governavano il mondo. Ecco perché è guidato da un’unica fissazione: tagliare la testa del serpente. E più impara a conoscere la profonda forza interiore e la complessità di pensiero di Cesare, più si convince che i giorni della razza umana siano contati se le scimmie non venissero fermate ora.
Spiega Matt Reeves: “Cesare ha assunto un’aura di leggenda e mistero sia tra gli esseri umani che tra le scimmie e il Colonnello crede che se gli esseri umani riuscissero a trovare e deporre Cesare, le scimmie vacillerebbero, dando all’umanità la possibilità di riprendersi.”
Aggiunge il co-sceneggiatore Mark Bomback: “Abbiamo alzato l’asticella per il Colonnello, perché volevamo che fosse convincente come qualsiasi altra scimmia del film. Ha creato una sorta di culto intorno lui e in cui la sopravvivenza a qualsiasi costo viene prima di tutto. La filosofia del Colonnello è che, visto che il suo gruppo di umani ha, sulle sue spalle, la responsabilità di salvare la razza umana, ogni azione è giustificata.”
Per questo ruolo, i realizzatori sapevano che avrebbero avuto bisogno di un attore di enorme carisma, uno che potesse fronteggiare la maestà delle scimmie con un’esplosiva miscela di determinazione e disperazione umana. Si sono rivolti a uno degli uomini più versatili del nostro tempo: il 2 volte candidato all’Oscar Woody Harrelson, che quest’anno comparirà anche in performance molto diverse: Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e The Glass Castle.
“Woody è un attore incredibilmente intelligente, inventivo e introspettivo.” –afferma Reeves- “Era importante per entrambi cercare di umanizzare il Colonnello il più possibile, per cercare di giustificare, per quanto possibile, le terribili azioni del suo personaggio. Le nostre conversazioni hanno approfondito il personaggio del Colonnello e le sue idee erano così buone che Mark e io le abbiamo aggiunte direttamente alla sceneggiatura.”
Harrelson ha adottato un approccio estremo per il Colonnello. “E’ un uomo che pensa solo in termini militari, l’unica cosa che capisce è la guerra.” -descrive Harrelson- “Dopo aver visto che le scimmie stanno assumendo il controllo del mondo a seguito del virus Simian, sente che è suo dovere, come essere umano, viste le sue abilità, fare tutto quello che è possibile per salvare l’umanità.”
Peter Chernin aggiunge: “Il modo in cui Woody recita la parte del Colonnello, fa si che non lo percepisci come un uomo cattivo, ma come qualcuno che crede di combattere una guerra santa per salvare l’umanità. Si vede che ammira Cesare, che lo rispetta profondamente e che, come Cesare, anche lui guarda dentro l’oscurità della sua anima.”
Benché il Colonnello sia il brutale nemico delle scimmie, Harrelson sottolinea che, come in qualsiasi guerra, il modo in cui lo si vede dipende da lato in cui sei schierato. Per alcuni umani che assistono alla distruzione della loro civiltà, il Colonnello è la personificazione della speranza. Harrelson aggiunge: “Potreste facilmente vedere il Colonnello come il cattivo del film, ma io lo vedo come l’uomo che si sente chiamato a fare qualcosa di grande e fondamentale nell’ora più buia degli esseri umani.”
L’impegno totale e costante di Reeves nel progetto, è stata una spinta costante per Harrelson. “Matt ha una visione straordinaria ed è instancabile. Non lascia andare nulla finché non ritiene che sia a posto. Tanto di cappello perché amo la sua ricerca dell’eccellenza.”
Proprio come Harrelson è rimasto impressionato dalla performance di Serkis, Serkis è stato motivato dall’interpretazione del Colonnello di Harrelson. “Uno dei più grandi piaceri nel fare questo film è stato lavorare con Woody.” -commenta Serkis- “Siamo diventati molto amici, è un uomo assolutamente onesto e quindi un attore molto autentico: vive sempre secondo i suoi principi, e questo è eccitante. Abbiamo alcune scene molto grandi ed emozionanti insieme, scene in cui dobbiamo davvero confrontarci l’un l’altro e ho sentito Woody in maniera impressionante.”
Serkis aggiunge: “Woody e io siamo davvero l’uno nella testa dell’altro, cosa che dovevamo assolutamente fare per rendere questi personaggi schierati l’uno contro l’altro. Cesare e il Colonnello hanno entrambi una comprensione dell’antagonista, nonostante siano a capo di specie che si stanno scontrando ferocemente. C’è questo bizzarro rispetto tra loro che anche Woody condivideva, e così mi ha aiutato a trovare l’ambivalenza di Cesare perché anche il suo Colonnello non è il classico cattivo monodimensionale che sarebbe potuto essere. Woody porta tantissime vere emozioni nel Colonnello, tanto che crea un personaggio molto seducente e Cesare deve fare i conti con le cose che condividono.”
Tra gli accoliti del colonnello, pronto a fare qualsiasi cosa per proteggere la razza umana, c’è il suo fedele lugotenente, il balestriere Preacher. In questo ruolo chiave troviamo Gabriel Chavarria, che è salito alla ribalta grazie alla serie East Los High prodotta dalla Hulu. Chavarria comprende perché Preacher rimane legato al Colonnello, a dispetto dell’ambiente caotico, e quasi da setta, attorno a lui. “Preacher segue il Colonnello perché in questo periodo post-apocalittico, il Colonnello è l’unico essere umano con una visione che permetta di superare questa situazione.” –dice- “Ma Cesare mostra talmente tanta umanità che lui resta confuso. Così Preacher resta fedele al colonnello, ma è tormentato perché Cesare non è una scimmia ordinaria e forse in definitiva desiderano la stessa cosa.”

IL BAMBINO PERDUTO: AMIAH MILLER è NOVA

Uno dei personaggi più sorprendenti in The War -Il Pianeta delle Scimmie non è una scimmia o un uomo, ma una bambina con un coraggio mozzafiato. E’ una bambina umana muta, che tutti conoscono come Nova, segnata dal virus e che diverrà parte essenziale del viaggio delle scimmie verso la loro nuova casa.
La fantastiche qualità di Nova non sono sfuggite a Reeves e Bomback. Bomback racconta, “Abbiamo una piccola bambina, probabilmente orfana, che vive con le scimmie. Matt e io abbiamo subito pensato che sembrava un personaggio uscito una favola. Da Riccioli d’Oro a Cappuccetto Rosso, c’è una vera tradizione di storie su bambine perdute nel bosco che hanno a che fare con animali pericolosi che poi diventano i loro protettori; il personaggio di Nova si rifà a questo filone, e il nome Nova, ovviamente, è un omaggio al film originale.”
“Una delle cose belle di Nova è che, anche in questo mondo diviso, ci sono scimmie ed esseri umani capaci di formare profonde relazioni emotive.” -dice Peter Chernin- “Nel momento più buio di Cesare, quando vuole odiare tutti gli esseri umani, Nova è in grado di toccarlo come nessun altro può. In Nova vediamo anche come si sviluppa il virus Simian e ciò che significa la sopravvivenza per gli esseri umani.”
Amiah Miller è qui alla sua prima partecipazione in una grande produzione, una parte particolarmente impegnativa e complessa per una bambina di 12 anni. Reeves ci racconta di come la Miller si sia aggiudicata il ruolo: “Amiah è una giovane attrice molto intuitiva. Quando è arrivata all’audizione abbiamo gettato via lo script e le ho chiesto semplicemente di relazionarsi con le scimmie. Era chiaro sin da allora che era speciale e aveva un talento che travalicava la sua età. Lei e gli attori sono diventati come una famiglia. Ha un brillante futuro di fronte e non vedo l’ora di vedere cosa riuscirà a fare.”
Dato che Nova sviluppa un forte legame con l’orango Maurice, che insiste nel volerla portarla nel lungo viaggio che attende le scimmie, Miller ha trascorso un mese a lavorare con Karin Konoval, che impersona Maurice. “Io e Amia avevamo bisogno di avere un legame molto forte e molto reale.” –racconta la Konoval- “Così Amiah e io ci siamo dovuti conoscere in silenzio, come Maurice e Nova, prima di avere delle conversazioni. Fortunatamente la nostra connessione è stata immediata e naturale e poi si è sviluppata. È stato assolutamente magico che i produttori ci abbiamo dato l’opportunità di sviluppare questo rapporto.”
Dylan Clark dice: “Matt, il nostro direttore del casting Deb Zane e io siamo tutti concordi che ci fosse solo una giovane attrice in grado di sostenere il ruolo di Nova, ed era Amiah.”

IL FUGGITIVO: STEVE ZAHN è BAD APE

Un’altra novità nella storia è un personaggio che incarna la realtà mondiale in continua evoluzione per le scimmie, mentre il virus Simian si diffonde: uno scimpanzé intelligente, fuggito da uno zoo, che sta cercando di trovare la sua strada in un mondo che cambia, acquisendo un suo proprio linguaggio rudimentale. Questo è come si descrive lo stesso Bad Ape, ritratto con pungente comicità da Steve Zahn (Dallas Buyer’s Club, L’Alba della Libertà).
Racconta Matt Reeves: “Bad Ape è un personaggio davvero importante che conferisce ampiezza alla storia. È molto divertente, ma anche il modo in cui ci si rende conto che il virus si è diffuso a molti altri e che là fuori c’è un mondo intero di scimmie intelligenti, un mondo che è il prodromo di quello che avete visto nel Pianeta delle Scimmie originale del 1968. Come personaggio Bad Ape è uno dei nostri preferiti.”
“Scrivere la parte di Bad Ape è stata ovviamente la cosa più divertente che abbiamo fatto.” -aggiunge Mark Bomback- “Spesso ci siamo dovuti fermare per evitare di spingerci troppo oltre con lui, perché è un personaggio così fico che avrebbe potuto facilmente mangiarsi l’intero script. Ma abbiamo pensato che fosse importante mostrare che ci sono altre scimmie là fuori, con le loro storie.”
Con l’arrivo di Zahn, Bad Ape è diventato una personalità ancor più ricca, come se Zahn si fosse appropriato della parte. “Sono sempre stato un fan del lavoro di Steve, lo trovo sempre così umano, divertente e sorprendente. Quello a cui non ero abbastanza preparato, però, è proprio come possa essere anche un attore commovente.” -dice Reeves- “Ha portato così tanta vita e umorismo in Bad Ape, ma ancor più importante, ha dato emozioni e profondità incredibili. Lui ha una bella sensibilità ed è veramente il cuore di Bad Ape.”
A Zahn è piaciuto creare un personaggio che emergesse dal suo guscio una volta scoperta la nascente società delle scimmie. “Quando lo incontriamo sono passati anni da quando Bad Ape ha visto qualcuno della sua specie.” -spiega Zahn- “Sta vivendo in solitudine, un po’ come un montanaro. Sa parlare, perché l’ha imparato dai guardiani dello zoo, da cui ha avuto il suo nome: Bad Ape, che poi non potrebbe essere più lontano dalla realtà, ma il soprannome se l’è guadagnato perché era dispettoso allo zoo. A furia di dirgli ‘scimmia cattiva, scimmia cattiva!’ [Bad Ape – N.d.T.] gli è rimasto attaccato.”
The War -Il Pianeta delle Scimmie segna il primo ruolo di performance capture per Zahn a cui si è subito adattato. “Pensavo che fosse più tecnico, ma in realtà l’ho trovato molto teatrale.” –spiega- “Mi ha ricordato il teatro, impersonare Bad Ape è stato come una sorta di realtà aumentata, che deve venire da una miscela sia fisica che emotiva.”

LA COSCIENZA DI CESARE: KARIN KONOVAL è MAURICE e TERRY NOTARY è ROCKET

Man mano che Cesare inizia a deragliare dal suo percorso morale, le scimmie più vicine a lui cercano di mantenere la loro fede in lui come un capo. In particolare Maurice, che cerca di risvegliare in Cesare la scimmia giusta e saggia che sa essere ancora dentro di lui. A riprendere il ruolo del tenace orango per la terza volta, è Karin Konoval.
La profonda conoscenza delle scimmie che porta in Maurice, fa parte di ciò che rende il personaggio così realistico. “Karin è fantastica” –afferma Matt Reeves- “La sua capacità di dare autentica vita a Maurice è semplicemente incredibile. Ha un legame molto spirituale con gli orangutanghi che ha sviluppato in questi tre film, e il suo istinto continua a stupirmi.”
La Konoval ha finito per sentire un profondo rispetto per Maurice, anche se il personaggio le richiede di impersonare sia un altro genere che un’altra specie. La Konoval racconta: “Gli orangutanghi hanno un’integrità molto forte per chi sono e ritengo che questa sia l’essenza di Maurice. È molto attento e se fa qualcosa ci crede davvero. Credo che sia la coscienza di Cesare, è stato il suo consulente per lungo tempo e il suo impegno, come la devozione, per Cesare sono totali.”
Anche se per la Konoval non è una novità impersonare Maurice, ha continuato a immergersi sempre più profondamente nella ricerca del personaggio. Durante la preparazione di The War, ha trascorso un po’ di tempo con Towan, forse il più vecchio orango maschio vivente al mondo, allo zoo Woodland Park di Seattle. Una scimmia che amava dipingere e che le ha dato un flash di come i primati, non umani, possano già essere straordinari e complessi nel loro intimo. Purtroppo, Towan è morto pochi giorni dopo la fine delle riprese di The War -Il Pianeta delle Scimmie.
La Konoval si ricorda di ciò che le ha insegnato: “Mi ha dato il Maurice più intimo.” –dice- “Non potrò mai ringraziare abbastanza Towan. La possibilità di osservare degli orangutanghi e di conoscerli, come anche di frequentare alcune delle comunità a salvaguardia degli oranghi, è stato uno dei regali più grandi che mi siano stati fatti. Il nome di Towan significa ‘Maestro’, e lui lo era; quando ti guardava dritto negli occhi non c’era nulla di paragonabile. Questo è quello che mi ispirato a trovare l’anima di Maurice.”
In The War, l’anima di Maurice viene spinta in una direzione inaspettata quando si affeziona all’orfana umana, Nova, sviluppando un legame che va oltre le parole. “Ho passato così tanto tempo da essere umano, a contatto con gli oranghi, che è stato meraviglioso fare il contrario e ritrarre un orango che ha sviluppato un rapporto stretto con un essere umano.” -spiega la Konoval- “Essere Maurice è stata un’esperienza che mi ha arricchito.”
Andy Serkis sottolinea che il ritratto che la Konoval ha fatto di Maurice è stato d’ispirazione per come interpretare Cesare. “Karin ha messo tutto il cuore e l’anima in Maurice e ha una così profonda conoscenza del comportamento delle scimmie da fartela sentire autentica.” –osserva- “Per lei non si tratta di scimmiottare un animale, si tratta di capire il loro mondo interiore, e così ti rendi conto che è ciò che lo rende vivo.”
Attore e apprezzato coreografo, Terry Notary ritorna nelle vesti del braccio destro di Cesare, Rocket, oltre ad essere il coreografo per l’intero cast di primati. Reeves ha soprannominato Notary “La scimmia maestro Zen.” Il regista aggiunge: “Si approccia al suo lavoro con tale gioia e passione che è infettivo. Non solo ha dato magistralmente vita a Rocket, ma veste i panni di innumerevoli scimmie nel film e ha addestrato tutto il cast a muoversi ed essere delle scimmie. È un vero artista.”
Notary parla di Rocket: “Sarà sempre il confidente e il migliore amico di Cesare, ma sento che in questo film ha trovato il suo vero scopo nella vita: mantenere Cesare al sicuro. Rocket ha già passato quello che Cesare sta passando ora e può essere lì per proteggerlo mentre si sente perso.”
Rocket crede anche che sia giusto dare a Cesare lo spazio per venire a patti con la sua coscienza, dice Notary. “Rocket sa che la rabbia cieca di Cesare è pericolosa, ma sa anche che Cesare deve fare un percorso catartico a modo suo, quindi Rocket deve mantenere la giusta distanza, assicurandosi che Cesare possa continuare ad essere leader. È un percorso profondo e impegnativo per entrambi.”
Serkis è stato sostenuto dal suo rapporto con Notary. “Rocket ha un arco narrativo incredibile in questa storia, diventando l’anima gemella di Cesare e l’amico più vicino in cui ripone la massima fiducia.” -dice Notary della loro collaborazione- “La cosa sorprendente di Andy è la sua capacità di lasciare fluire le emozioni più pure attraverso di lui senza forzature. Ho potuto sentire l’anima di Cesare uscire fuori in tanti modi e questo ti da la carica.”

ALZARE L’ASTICELLA DELLA PERFORMANCE CAPTURE

Lo sviluppo al massimo livello della tecnologia di performance capture, una tecnica che consente di registrare anche le più piccole sfumature di movimenti, gesti ed emozioni da attori umani per poi trasferirle a personaggi animati, ha portato alla creazione di alcune delle personalità filmiche più memorabili, tra cui le scimmie viste in L’Alba del Pianeta delle Scimmie e Apes Revolution – Il PIaneta delle Scimmie.
Ma la fusione di questa tecnologia con le prestazioni umane non è rimasta ferma e l’asticella continua a salire. Andy Serkis ritiene che ci sia stata una recente svolta in come gli attori si avvicinano a un ruolo di performance capture come quello di Cesare, in parte lo vediamo nel film, ma sta ancora continuando a espandersi.
“Gli attori stanno cominciando a capire che quando fanno una performance capture non devono stare semplicemente in piedi per dare forma al personaggio finché poi la magia non viene compiuta più tardi. Non stai rappresentando il personaggio, devi diventare il personaggio.” –spiega- “A mio parere non c’è alcuna differenza tra un ruolo con indosso il vestito di performance capture e un ruolo con trucco e costume, assolutamente nessuna.”
Serkis ricorda di aver parlato con Woody Harrelson su come sperasse che avrebbero lavorato insieme nel film, un attore con indosso l’imbracatura per la performance capture e l’altro senza, ma entrambi ugualmente immersi nei loro personaggi. “Un attore di fronte ad un altro vestito per la performance capture può rilassarsi un po’.” –dice- “Ma una volta che inizi a comunicare, ti rendi conto che nonostante il fatto che uno stia indossando una telecamera in testa e sia pieno di puntini in faccia, restiamo comunque due personaggi di fantasia.”
La nuova sfida per Serkis, questa volta, è stata esprimere tutto il pathos della difficile situazione che vive Cesare, una situazione molto umana, nonostante la sua forma non umana. Ciò significava trascendere, in una certa misura, la forma esponendo un livello di emozione ancora più grezzo e primario di quello che potrebbe avere un personaggio umano.
“Ogni scena che Cesare ha in questo film ha letteralmente un oscuro lato emozionale.” -sottolinea Serkis- “La chiave per me è stata quella di addentrarmi in quei posti oscuri e spaventosi proprio come avrei fatto se avessi recitato senza l’apparato di motion capture. Non è una pantomima, se vuoi inoltrarti seriamente nelle profondità della psiche di qualcuno, e ognuno degli attori che impersonano delle scimmie deve farlo in questo film, devi essere disposto a metterti assolutamente a nudo.”
I realizzatori si sono nuovamente rivolti agli artisti degli effetti visivi della casa specializzata in questo campo: la Weta Digital, con base in Nuova Zelanda. “Lavorare con Dan Lemmon e gli artisti della Weta ti ispira.” -dice Reeves- “Aumentano costantemente il livello di quello che è possibile realizzare e i risultati in questo film sono assolutamente un traguardo elevato negli effetti visivi fino ad oggi.”
La Weta Digital ha continuato a sviluppare la sua tecnologia di performance capture per tutti e tre i film per assicurare che, comunque si fosse sviluppata la storia, le interpretazioni degli attori sul set sarebbero sempre state registrate in modo che gli animatori potessero vedere le dinamiche in gioco. “Quando abbiamo girato L’Alba, il sistema di performance capture non era mai stato utilizzato all’aperto al di fuori di un teatro di posa, siamo stati i primi a girare nei boschi.” -ricorda Peter Chernin- “Adesso andremo in montagna, in mezzo alla neve, la gente non immagina nemmeno quanto sia terribilmente complesso. La pelliccia bagnata è una delle cose più difficili da fare digitalmente e aggiungerci anche la neve lo è ancora di più. Quello che è divertente è che una grande quantità di persone che lavorano negli effetti speciali, hanno ottenuto i loro posti di lavoro grazie al film originale del Pianeta delle Scimmie, anche se era stato fatto con trucco prostetico e costumi, solo perché stimolava l’immaginario; e ora stanno davvero spingendo in avanti lo stato dell’arte dell’animazione in CG per creare l’immagine di una scimmia a cavallo nella neve, una cosa straordinaria.”
“La Weta ci ha permesso di fare cose che prima sarebbero potute esistere solo nella pura fantasia.”, aggiunge Dylan Clark.
“La Weta è la migliore.” -aggiunge il co-produttore e produttore agli effetti visivi Ryan Stafford, che ha anche lavorato sui precedenti film del franchise. “Sono i migliori nel realizzare dei personaggi, sono i migliori nel fare la pelliccia e sono i migliori a realizzare una collaborazione creativa con i registi.”
Il supervisore agli effetti visivi di Weta Dan Lemmon, che ha ricevuto candidature all’Oscar® per i suoi contributi sia per L’Alba che per Apes Revolution, spiega che la tecnologia di performance capture si è evoluta, un po’ come le scimmie, da quando fu realizzato il primo film. Le limitazioni sono sempre minori e gli strumenti di animazione facciale in tempo reale consentono agli artisti di prendere complesse e precise decisioni sull’animazione del viso, immediatamente, permettendogli di ricreare ogni espressione e di mantenere la fedeltà alla performance dell’attore e tutto questo per centinaia di personaggi in ogni scena.
L’Alba è stata la primissima volta che abbiamo fatto la performance capture in ambienti dove non erano mai andati in passato. Abbiamo imparato molto da quell’esperienza e questo ha fatto si che la nostra tecnologia di rendering migliorasse tantissimo. Tutti i nostri sistemi che lavorano sulla pelliccia, come l’abbiamo modellata, il modo in cui la luce ci si muove attraverso, gli altri materiali presenti, sono tutti migliorati notevolmente e sono più sofisticati. Il livello di realismo che si vedrà in questo film è di molto superiore a qualsiasi altro.”, afferma Lemmon.
Volendo dare alla Weta un’altra nuova sfida, The War presenta una dozzina di personaggi chiave tra le scimmie, più che nei film precedenti, e inoltre parlano in modo più sofisticato. “Riuscire ad avere espressioni facciali convincenti, sincronizzate con il movimento delle labbra, è una sfida. Farlo per un solo personaggio è abbastanza difficile, ma visto che il cast è cresciuto, abbiamo dovuto realmente espandere ciò che possiamo fare sui volti, in modo che davvero si possa credere in ciò che si vede.” -dice Lemmon- “Abbiamo fatto dei miglioramenti non solo tecnologicamente, ma nell’arte stessa.”
The War segna un’altra prima volta per la performance capture: la prima volta che è stata utilizzata in condizioni climatiche estreme, inclusa una nevicata. Lemmon spiega lo spaventoso compito: “Abbiamo dovuto prendere un processo già considerato molto sensibile e ricalibrarlo accuratamente per usarlo in aree con temperature sottozero e nevicate. È entusiasmante perché abbiamo aperto la possibilità all’utilizzo della performance capture ovunque, interagendo con qualsiasi ambiente e avere ancora la piena fiducia di aver catturato ogni sfumatura della recitazione degli attori.”
Nel frattempo Ryan Stafford stava supervisionando circa 50 persone addette agli effetti visivi, un’unità cineprese di 10 persone, una serie di 35-45 telecamere di acquisizione dal movimento, nonché un esercito di addetti ai dati, ispettori e fotografi che raccoglievano informazioni su ogni dettaglio da ciascuno dei set. Già solo il controllo dei dati era un lavoro enorme. “Perché mentre giravamo non avevamo idea di quali elementi potessero in ultima analisi essere creati in CG, dovevamo assicurarci che ogni singolo centimetro dei nostri set e delle location fosse stato analizzato. C’è voluta un’enorme squadra per assicurarsi che ogni attrezzatura di scena, ogni arredo del set, ogni ciottolo sul terreno fosse fotografato. Abbiamo scansionato in 3D ogni centimetro del set.”, spiega.
Stafford aggiunge: “A questo punto avevamo una enorme banca di computer chiamata Mission Control, che aveva svariati operatori umani. Sono quelli che hanno registrato tutta la motion capture, messo a fuoco le videocamere e che si sono assicurati che tutti i dati ottenuti fossero puliti. E’ stato uno sforzo monumentale. Abbiamo dovuto girare ogni scena due volte, in alcuni casi quattro volte, quindi cercare di adattare tutta questa mole di complessità in un giorno di riprese standard “.
Uno dei successi più gratificanti per la squadra di performance capture è arrivato nella scena quando Maurice si connette per la prima volta a Nova. Stafford racconta: “La sua interazione con le scimmie è così delicata che ha portato una serie di complessità, da come i suoi capelli interagiscono con la pelliccia di Maurice fino ai suoi vestiti che premono contro la sua pancia. Tutto questo è stato accuratamente orchestrato per creare qualcosa di convincente e in ultima analisi molto commovente.”

GLI EFFETTI DELLE SCIMMIE: SVILUPPI NEGLI EFFETTI VISIVI

I progressi nella performance capture sono stati solo l’inizio per la Weta, che è anche stata spinta in un nuovo territorio in diverse aree degli effetti digitali per creare la serie di più di 1.400 scene con effetti molto complessi. Il team che ha lavorato sotto la supervisore del veterano degli VFX Joe Letteri e sotto quella di Dan Lemmon, si è concentrato soprattutto sulla creazione di interazioni molto realistiche tra le scimmie e i loro ambienti, dalla loro fortezza nascosta alla prigione del Colonnello. I nuovi effetti che si possono apprezzare in The War includono:

Un nuovo software per la crescita delle foreste naturali chiamato Totara: questo strumento di simulazione di nuova generazione, ricrea abilmente i modelli propri della crescita della natura, permettendo agli alberi di adattarsi alla vita vegetale che li circonda e riproducendo persino le modifiche alla forma e al colore causate dall’invecchiamento; le nuove crescita sono rosse, poi le foglie diventano verdi e naturalmente ingialliscono mentre appassiscono. Weta ritiene che questo strumento sia un primo sguardo agli emozionanti strumenti in grado di produrre effetti naturali che compariranno nel prossimo decennio.
Sistema di pelliccia avanzato: la tecnologia per la pelliccia utilizzata in The War supera tutte le precedenti, portando nuovi livelli di complessità sui comportamenti della pelliccia digitale e su come interagisce con il mondo. La particolare necessità di mescolare la neve fresca con la pelliccia ha portato all’innovazione, il team dei VFX ha così lavorato su come la neve si attacca alla pelliccia, si poggia, scivola e reagisce mentre le scimmie camminano in mezzo alla neve. Anche la densità della pelliccia è aumentata: il solo Cesare ha quasi un milione di peli.
Set di strumenti Manuka physLight: questi strumenti di nuova concezione, con la precisione di una punta di spillo, lavorano su come le fotocamere raccolgono e rispondono alla luce. Il risultato è che la squadra di The War è stata in grado di illuminare le scimmie come se avessero usato dei proiettori digitali, con tutte le stesse regole fotografiche che sarebbero state usate nel teatro di posa.
La valanga in CG: Weta ha profuso importanti ricerche per ricreare la spettacolare valanga del film, tra cui studiare la fisica della dinamica dei fluidi per riprodurre con precisione le nuvole di neve che scendono lungo il fianco di una montagna.

IL CAMPO SCIMMIE CON TERRY NOTARY

Prima dell’inizio della produzione, l’attore e coreografo Terry Notary ha formato quello che è stato affettuosamente definito il Campo Scimmie, dove gli attori si sono immersi nel comportamento delle scimmie, ottimizzando i loro movimenti, ritmi e tempi. Sia i veterani che i nuovi arrivati hanno dovuto affrontare la nuova situazione delle scimmie, creature sempre più erette che perdono la loro forma selvaggia e hanno una nuova visione del mondo.
“Le scimmie continuano ad evolversi e, mentre si evolvono, noi dobbiamo evolverci come attori, portando di più in termini di coscienza, auto-consapevolezza e creazione di una cultura.”, commenta Notary.
Il Campo Scimmie inizia, inaspettatamente, con 20 minuti di seduta. Notary spiega che è convinto che trasformare attori umani in primati intellettualmente avanzati richiede un processo meditativo: “E’ divertente perché i nuovi attori chiedono sempre: ‘Allora che devo fare? Come lo posso fare?’ Ma la prima cosa è: non devi fare niente. Invece cancelliamo tutto, questa è la chiave. Attraverso il corso di questi film, ho scoperto che non si tratta di cercare incanalare una scimmia dentro di noi, si tratta di cadere profondamente in te stesso, ammorbidendo e ampliando le tue percezioni, restando veramente aperto e vulnerabile. L’ho imparato impersonando Rocket, che è la parte più onesta di me.”
Continua: “È anche importante ricordare che, come umani, siamo già dei primati, quindi non dobbiamo davvero fare molto per arrivarci. Dobbiamo semplicemente tirar via tutto il condizionamento umano. È una questione di pensare: ‘Ok, cosa succede se semplicemente semplifico me stesso e cerco di essere realmente onesto, primordiale e aperto?’.”
Notary ha fatto ricerche approfondite, guardando innumerevoli video di gorilla, scimpanzé e orangutanghi sia in natura che in cattività. Ma è convinto che quando si tratta di muoversi come una scimmia, l’imitazione non sia l’approccio migliore. “Le Grandi Scimmie sono stupefacenti da guardare e farlo è uno strumento davvero utile, ma solo finché non si cerca di imitarle. La mimica non si percepisce come reale, invece è meglio se cerchi i fondamentali e poi improvvisi su quelli attraverso il tuo personaggio. È la sottigliezza che da veramente gravitas a questi personaggi.”
Andy Serkis ha scoperto che l’allenamento di Notary non ha prezzo. “Senza Terry le scimmie non sembrerebbero così vive.” –afferma- “Ti insegna le abilità di movimento, ma più di quello ti insegna come semplicemente ‘essere’ e non sentire la necessità di dover ‘mostrare’ qualcosa.” Steve Zahn aggiunge: “Se fai finta che sei una scimmia, l’effetto è orribile. Ma se diventi una scimmia nel tuo intimo, nel modo più semplice, è notevole con quanta rapidità ti trasformi.”
Per il nuovo arrivato Michael Adamthwaite, che assume il ruolo fondamentale di Luca, il gorilla Silverback, il Campo Scimmie era qualcosa di mai visto prima. “Abbiamo trascorso giorni semplicemente lavorando e correndo. Facevamo giri completi passando attraverso il torrente e sopra le rocce più e più volte. Le istruzioni erano semplicemente di farlo, senza pensare, essere una scimmia. E’ stato davvero un privilegio lavorare con Terry e poter attingere alla sua energia senza limiti.”

L’ARCHITETTURA DELLE SCIMMIE: IL DESIGN

Mentre le scimmie si muovono attraverso tutta la California verso i Monti Sierra, The War -Il Pianeta delle Scimmie porta le scimmie in un territorio visivo cinematograficamente vivido. Il regista Matt Reeves ha collaborato con una squadra di fiducia, tra cui il direttore della fotografia Michael Seresin, lo scenografo James Chinlund e la costumista Melissa Bruning, per ricreare un emozionante viaggio naturalistico in questo mondo da favola.
Per catturare l’enorme ampiezza del film e le enormi sequenze d’azione negli ambienti più estremi, mostrando tutto in una volta, la natura selvaggia, la civiltà umana in disfacimento e lo sviluppo dell’estetica delle scimmie, Seresin ha girato in 3D nativo usando il nuovo formato digitale Arriflex 65 mm. “L’obiettivo era quello di creare visivamente un affresco di guerra epico.” -racconta Reeves- “Le immagini che Michael ha catturato sono semplicemente meravigliose.”
Nel frattempo Chinlund si è dedicato al suo progetto personale: costruendo alcuni dei set più intricati che abbia mai progettato, tra cui l’imponente e massiccia torre della prigione di Rock Tower, la fortezza nascosta delle scimmie e l’incantevole baita nel ghiaccio. “James ha creato una scenografia con molta personalità per questo film che definirei una sorta di fantascienza basica. Non è facile immaginare un America post-apocalittica dove una società di scimmie sta creando delle infrastrutture, ma James è riuscito in questo compito straordinario.”, afferma Dylan Clark.
Chinlund sottolinea che il film gli ha anche richiesto la realizzazione del maggior numero di set che abbia mai fatto. “Matt era davvero entusiasta di poter dare al film un look da road movie.” –dice- “Quindi abbiamo dovuto capire come realizzare il maggior numero possibile di ambientazioni diverse, dall’oceano alle montagne passando per il deserto, per riprodurre tutto il percorso del viaggio delle scimmie. Portare le scimmie in diversi tipi di ambiente naturale è qualcosa per cui ci siamo eccitati fin dall’inizio ed è stata la cosa che abbiamo dovuto espandere maggiormente.”
C’era anche un’ampia opportunità di esplorare le forme d’architettura proprie delle scimmie. “Le scimmie hanno evoluto il proprio sistema di costruzione che ruota intorno a un concetto di treppiedi.” -spiega Chinlund- “In questo film se ne vedranno di più.”
Chinlund si è molto divertito nel creare l’attuale fortezza delle scimmie, progettata per proteggerle dagli assedi, realizzata su una collina boscosa presso la miniera di ghiaia di Lafarge a Coquitlam, Vancouver. “E’ stato davvero entusiasmante capire come sarebbe stata la loro fortezza. Abbiamo utilizzato un contrafforte aggressivo che consente la massima difesa.”, spiega il progettista. In seguito la fortezza è stata migliorata con un intensivo lavoro di CG, creando uno dei set ibridi del film più complessi che abbiamo mai fatto.”
Il compito di creare uno dei più grandi e più sconvolgenti set cinematografici del film, l’erta prigione di Tower Rock, un’installazione militare ristrutturata gestita in modo spietato dal Colonnello, è stato di per sé, un’avventura epica. Il team ha passato 5 interi mesi per realizzare e costruire il set su un terreno vicino al fiume Fraser a Richmond, appena fuori Vancouver. “Il set della prigione di Tower Rock era straordinario a vedersi.” -racconta Andy Serkis- “Entrandoci dentro il primo giorno, di fronte alla sua vastità e a una sorta di fosco presagio, dava la sensazione di essere orribile come l’inferno. Era semplicemente fantastico per la storia, ma era un po’ pesante lavorare in quel set. Saremmo stati lì per circa 40 giorni e ci ha fatto sentire un po’ scorati e disperati, esattamente l’effetto voluto.”
Chinlund concorda che il carcere è stato creato per essere grigio e sporco, ma ha anche fatto in modo da renderlo imponente. “La prigione è un mondo difficile per cui trovare la giusta colorazione e un affascinante aspetto visivo.” –osserva- “Ma volevamo realizzare qualcosa con fosse davvero accattivante. Lo abbiamo progettato anche per dare a Michael Seresin, e a chi doveva girare, diverse opzioni creative per muovere la cinepresa e trovare angolature intriganti.”
In contrasto con la deprimente prigione c’è la baita di montagna, che si cela all’interno di un abbagliante palazzo di ghiaccio, che ha dato al team di progettazione l’opportunità di creare qualcosa di luminoso e magico nel bel mezzo di una guerra. Il set è stato costruito con cura nei Mammoth Studios vicino a Vancouver.
“Il set della baita era incredibilmente importante per Matt.” -spiega Chinlund- “Era molto attratto dall’idea di vederli all’interno di un palazzo di ghiaccio. Cerco sempre di immaginare come si muovono le scimmie, così ho progettato la baita come uno spazio che si dipana in verticale. Concepire il set su un piano verticale, rispetto al solito piano orizzontale, è una situazione così insolita che ha ispirato molta creatività. Mi piaceva giocare con quell’idea e con quella che si aggrappassero al bordo di questa scogliera, mentre questo bellissimo paesaggio invernale si dipanava sotto di loro.”

VESTIRSI PER IL POST-APOCALISSE: I COSTUMI

Per i costumi di The War -Il Pianeta delle Scimmie Melissa Bruning, che ha anche ideato quelli per Apes Revolution, ha affrontato una rara sfida: lavorare con le scimmie, realizzare l’equipaggiamento di un enorme esercito umano e introdurre elementi favolistici e fantastici in un’epoca infiammata dalla guerra.
Vestire il Colonnello e i suoi soldati, ha dato alla Bruning alcune affascinanti aree da esplorare, e le ha fatto pensare a quanti esseri umani siano morti da quando il virus Simian ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo. “Stavo pensando all’idea che ogni divisa militare vista nel film fosse stata prodotta nel 2012, l’ultimo momento in cui la società umana era ancora intatta. Così i graduati hanno delle mimetiche più recenti rispetto ai soldati che indossano dei modelli precedenti. Il Colonnello è vestito con quella che in gergo chiamano la MultiCam militare [un motivo mimetico a 7 colori, utilizzato nella guerra dell’Afghanistan] mentre Preacher ha una digicam [un modello di mimetica pixelato che non è più in uso]. Lo spettatore medio non lo può sapere, ma se sei un militare ti accorgi della differenza.”
Uno dei soggetti preferiti della Bruning in The War è Nova. “Non c’era alcuna indicazione su cosa fare per Nova.” -ricorda la Bruning- “Matt mi ha solo detto che sentiva che era un vero raggio di speranza, così ho immediatamente pensato a lei come un cosa eterea e un po’ magica, questa piccola bambina che ha raggiunto il cuore delle scimmie. Matt amava l’idea di evocare una sorta di favola moderna, quindi abbiamo cercato di portare un po’ di fantasia in questo mondo davvero reale ed emotivo.”
Dopo aver fatto qualche ricerca, la Bruning ha mostrato a Reeves una sequela di personaggi da fiabe femminili, quindi ne ha creata la propria versione moderna ricalcandone le forme. Lei descrive, “Nova ha dei maglioni e una gonna, una reliquia del Dust Bowl. Ha una felpa, ma è fatta con un tessuto bitorzoluto che sembra una specie di vecchio animale imbottito e i suoi stivali rossi danno un tocco eversivo. E’ tutta leggera e eterea e poi ci sono questi stivali rossi che la riportano a terra. Non appartiene a nessun periodo, quindi ha una qualità senza tempo.”

Una volta completata la fotografia principale, la natura epica della produzione si è trasferita sul processo montaggio, divenuto altrettanto epico, trasformando ciò che era stato girato in una teso film d’azione, emozionate e con temi mitici. I montatori William Hoy e Stan Salfas, che avevano anche curato Apes Revolution, hanno lavorato a stretto contatto con Reeves.
“Matt stava cercando i momenti più intimi ed emozionanti che fanno si che il pubblico si leghi a questi personaggi, sia umani che scimmie. “Si gioca tutto sull’equilibrio.” -dice Dylan Clark- “I montatori di Matt hanno lavorato instancabilmente per esaltare la specificità di questi personaggi, restando comunque sempre concentrati nel mantenere tensione e sorpresa.”
Uno dei tocchi finali del film è anche uno dei suoi più potenti strumenti di narrazione: la colonna sonora di Michael Giacchino, che passa dal delicato, al lirico fino al colossale, attraverso varie scene di dialogo. “La natura della storia ha fatto si che la colonna sonora dovesse veramente spingere l’azione e l’emozione, così la musica è stata molto importante.” -spiega Chernin- “Michael e Matt hanno una profonda relazione creativa e Michael ha una notevole comprensione del mondo delle scimmie e di come aumentare le emozioni di questo viaggio.”
Per Reeves il film, indipendentemente da ciò che succederà all’umanità o alle scimmie, parla degli ideali fondamentali dell’umanità, umanità non nel senso di essere bipedi, ma nel più ampio significato di cercare le qualità più ispiratrici di saggezza e benevolenza.
“La meraviglia di questi film è che ci danno la possibilità di esplorare la natura umana nella sua essenza, ma in un modo che può essere eccitante e diverso.”, conclude Reeves.

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