Locandina Where to Invade Next

Where to Invade Next (2015)

Where to Invade Next
Locandina Where to Invade Next
Where to Invade Next è un film del 2015 prodotto in USA, di genere Documentario diretto da Michael Moore. Il film dura circa 119 minuti. Il cast include Michael Moore. In Italia, esce al cinema lunedì 9 Maggio 2016 distribuito da Nexo Digital.

Per sapere cosa gli Stati Uniti possono imparare dalle altre nazioni, Michael Moore scherzosamente le "invade" per vedere ciò che hanno da offrire.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: lunedì 9 Maggio 2016
Uscita in Italia: 09/05/2016
Data di Uscita USA: venerdì 12 Febbraio 2016
Prima Uscita: 10/09/2015 (Toronto International Film Festival)
Genere: Documentario
Nazione: USA - 2015
Durata: 119 minuti
Formato: Colore
Produzione: Dog Eat Dog Films, IMG Films
Distribuzione: Nexo Digital
Box Office: USA: 1.032.630 dollari

Cast e personaggi

Regia: Michael Moore

Cast Artistico e Ruoli:

Recensioni redazione

Where to Invade Next, la recensione
Where to Invade Next, la recensione
redazione, voto 7/10
Where to Invade Next è un film documentario ben riuscito e molto originale, che attraverso pungenti provocazioni, grande ironia ed intelligenza, mette in luce i diversi problemi della società, del governo e dell'economia degli Stati Uniti.

Immagini

[Schermo Intero]

Q&A CON IL REGISTA

Da dove ha origine questo progetto?
   
In realtà è iniziato quando avevo 19 anni. Subito dopo aver abbandonato l'università, mi sono procurato un pass Eurail e una tessera degli Ostelli della Gioventù e ho trascorso un paio di mesi a viaggiare per l'Europa. Mi trovavo in Svezia, dove mi sono rotto un dito del piede e qualcuno mi ha mandato in una clinica. C'è poco da fare con un dito del piede rotto, ma hanno fatto quello che hanno potuto, poi sono andato per pagare il conto, ma non c'era nessun conto da pagare. Non riuscivo proprio a capire. Davvero, non avevo mai sentito niente del genere. E allora mi hanno spiegato come funzionava il loro sistema sanitario. E in tutta l'Europa ho continuato ad imbattermi in piccole cose di questo tipo e a pensare: "Che bella idea! Perché non lo facciamo anche noi?".

La mia idea iniziale era di andare ad invadere altri paesi e rubare loro qualcosa di diverso dal petrolio. E lo avrei fatto senza sparare un solo colpo. Mi ero dato tre regole: 1) non sparare a nessuno; 2) non prendere neanche una goccia di petrolio; e 3) portare a casa qualcosa da poter utilizzare. Nel momento in cui abbiamo invaso questi paesi ci è parso evidente che sarebbe stato molto meglio fare un film sull'America senza girare un solo fotogramma in America. Come sarebbe stato un film così? Mi piaceva quella sfida.

Come ha selezionato i paesi da invadere?

In parte si è trattato semplicemente di uscire dagli Stati Uniti e viaggiare. Viaggiare e prestare attenzione. Alcuni anni fa mi trovavo all'angolo di una strada, a Washington D.C., quando mi si è avvicinata una donna che mi ha detto, "Il nostro sistema scolastico è il migliore". Era il Ministro dell'Istruzione finlandese, che mi ha dato un libro su cento cose che la Finlandia fa bene. E mi ha detto che le scuole finlandesi non assegnano più compiti per casa e io ho pensato solo, "Questa mi sta prendendo in giro".

Abbiamo fatto una riunione di produzione prima di partire con i miei field producer e la troupe e ho chiesto se sapessero qualcosa a proposito di questo fatto specifico. Se ne avessero letto o sentito parlare. E anche se la gente che lavora ai miei film è molto intelligente – più di me (due di loro sono stati ad Harvard, uno a Cornell, un altro a Dartmouth) -­‐ anche se tutti leggevamo tre giornali al giorno, la maggior parte di loro non lo sapeva. Perciò ho pensato che se le cose stavano così, sarebbe stato qualcosa di nuovo per il pubblico. Mi piace andare al cinema e imparare e incontrare cose che prima non conoscevo.

Come riesce a mantenere gli elementi di sorpresa e spontaneità nei suoi film, nonostante richiedano una pianificazione estremamente ponderata?

Non voglio recitare. Voglio che le mie reazioni siano reali. Non si può chiedere a chi stai intervistando di fare o dire qualcosa una seconda volta. Non sono attori, ma poi si mettono a recitare, e il pubblico lo sa, fa schifo. Abbiamo visto troppi documentari di questo tipo. Quindi deve succedere al momento, e deve anche succedere con me in quel momento. Ed è per questo che a volte se dico qualcosa ed è divertente…è divertente. E a volte non è poi così divertente, ma è semplicemente quello che ho detto. Non sto lì a dire, "Ehi, autori, passatemi una battuta più divertente".

Non mi metto a pensare, "Cavoli, sarebbe forte se mi procurassi una lattina di coca e la mettessi sul tavolo da pranzo per vedere cosa fanno i ragazzini". È stata più una cosa del tipo, "Voglio una maledetta coca". E nella scuola non c'erano distributori automatici. Allora un assistente di produzione è dovuto correre in paese a comprarmene una lattina. E poi sta solo lì appoggiata, quello che succede è semplicemente ciò che davvero accade.

La scena al muro di Berlino non era assolutamente prevista nel film. È solo perché c'era anche Rod Birleson, il produttore esecutivo del film, che si era anche lui comprato un pass Eurail e una tessera degli ostelli della gioventù. Siamo amici da quando avevamo 17 anni. Eravamo a Berlino e, soprattutto per nostalgia, ci siamo detti, "Non sarebbe forte per il nostro album di viaggio girare un po' di video di noi due vicini al Muro, 26 anni dopo, la notte in cui ci trovavamo per caso lì a Berlino? Potremmo andarci, farci un po' di foto, fare una camminata, ricordare il passato, e un giorno le mostreremo ai nostri nipoti".

A volte il materiale migliore è quello che non pianifico. E della ricerca che fanno i field producer, io mi faccio dare solo le cose essenziali. Non voglio conoscere i dettagli. Quindi ad esempio, quando la coppia di italiani mi dice che i 15 giorni di viaggio di nozze sono stati loro pagati, e si vede la mia reazione, è genuina! È la prima volta che lo sento. Magari i miei produttori lo avranno saputo, ma non me l'avevano detto.

Ci parli della sua decisione di raccogliere fiori, anziché erbacce.

I media nazionalpopolari fanno un ottimo lavoro ripetendoci ogni sera come il resto del mondo sia così brutto, si paghino tantissime tasse, sia proprio orribile. Allora, una buona parte è effettivamente orribile, e lo si vede e lo si legge alla televisione, sui giornali, online. Ma ogni pochi anni vi chiedo due ore del vostro tempo per presentare l'altra versione, le altre verità su ciò che accade. Se mi si chiede perché non abbia sottolineato il tasso di disoccupazione in Italia, la mia risposta è che sono andato lì per raccogliere fiori, non erbacce. Altre persone potranno raccogliere le erbacce, ma io volevo mostrare – soprattutto ai miei compatrioti americani, ma sicuramente alla gente di tutto il

mondo – il contrasto tra le due cose. Volevo dire agli Americani: noi abbiamo fiducia nel vostro livello di intelligenza ed esperienza, conoscete già la verità, sapete già tutto, non c'è bisogno che vi guardiate un altro documentario che vi dica quanto incasinata è questa o quella cosa. Dobbiamo muovere il culo e fare qualcosa e cercare ispirazione su ciò che potremmo essere.

Secondo i critici questo è il suo film più ottimista ad oggi. C'è una parte di verità?

Forse ho semplicemente trovato una maniera più sovversiva di gestire la rabbia che provo nei confronti delle condizioni in cui versa questo paese. Non sono mai stato un cinico, ho sempre creduto che il cinismo non fosse che un'altra forma di narcisismo. E credo nella bontà delle persone e credo che la maggior parte della gente abbia una coscienza e distingua il giusto dallo sbagliato, e sappia cosa dovremmo fare, e che sia solo spaventata, o ignorante. E una volta risolti questi aspetti, quando smetteremo di vivere nella paura e di essere stupidi, le cose andranno meglio.

Da moltissimo tempo ormai scrivo di carceri private, di donne discriminate nelle posizioni di potere e di altre questioni. Dovrei essere molto più pessimista e cinico di quanto sia. Non è cambiato nulla, eppure per me è cambiato tutto. Dopo le elezioni del 2004, tutti quegli Stati hanno introdotto nella Costituzione che se amavi una persona del tuo stesso sesso non la potevi sposare, solo 10 o 11 anni fa. Ora non è più così. Ovviamente si è trattato di una lunga battaglia. Ma le cose cambiano in continuazione. Quando prendiamo in considerazione tutte le cose che sono successe durante l'arco della mia vita -­‐ il muro di Berlino, Mandela -­‐ quando si considera ciò che è successo solo quest'anno negli Stati Uniti, penso realmente che le cose miglioreranno, ma penso che accadrà perché i giovani lo faranno accadere.

Ho compiuto 60 anni, mio padre è morto l'anno scorso e questo ha avuto un impatto notevole su di me, in una maniera che non mi aspettavo. Dopo la sua morte mi sono sentito più vivo e con più voglia di vivere. Non credo che vorrebbe che me ne stessi depresso, con le mani in mano, per un anno. Quindi ho fatto l'esatto opposto.

Il film si schiera esplicitamente a favore di un maggior numero di posizioni di potere alle donne, in ambito politico e aziendale. È partito con questa premessa o si tratta di una conclusione a cui è arrivato in maniera organica?

Si è sviluppata in maniera organica. Avevamo previsto di mostrare alcune cose su come le donne avessero più potere, e come in altre democrazie venissero elette più donne. Ma, come dico nel film, passando di paese in paese, ci sono state mostrate delle cose, o ne abbiamo parlato o le abbiamo viste, proprio perché le donne hanno davvero questo tipo di potere. E non si tratta solo dell'Islanda, dove i consigli di amministrazione aziendali devono essere costituiti per il 40% da donne. Vale anche per la Norvegia, anzi credo sia stata la Norvegia ad aver introdotto questa regola. In Germania ora il 30% del consiglio di amministrazione di un'azienda dev'essere costituito da donne. È sembrato semplicemente… beh, ci si rende conto che in questi paesi le donne hanno davvero il potere, non il potere falso che le donne hanno qui, solo perché il 20% del Congresso è costituito da donne. Il sesso maggioritario, il 51–52% della popolazione, rappresenta il 20% al Senato e il 20% alla Camera dei Rappresentanti. E la cosa triste è che tra cent'anni gli storici troveranno a testimonianza di ciò dei video che ci mostrano tutti contenti perché sono state elette 20 donne al Senato americano. E sono il sesso maggioritario, mentre la minoranza ha 80 seggi. È una follia.

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