Le Belve – la recensione


Recensione del film Le Belve diretto da Oliver Stone con Taylor Kitsch, Blake Lively, Benicio del Toro, Salma Hayek. Pur con qualche debolezza di sceneggiatura. Le Belve riesce a catturare lo spettatore, di renderlo partecipe all'infausto destino dei protagonisti.
Voto: 7/10

Il regista tre volte candidato ai Premi Oscar Oliver Stone torna sul grande schermo con Le Belve, una storia di droga e amore, di vendetta e di violenza, circondandosi di un cast di prima categoria. Tratto dal romanzo omonimo di Don Winslow -che il New York Times ha inserito nella lista dei dieci libri più belli del 2010- il film racconta la storia di Ben (Aaron Johnson di Kick Ass) e del suo migliore amico Chon (Taylor Kitsch, John Carter). Sullo sfondo paradisiaco di Laguna Beach, nell'Orange County, i due hanno messo su una fruttuosa attività di spaccio di marijuana, grazie ai semi che Chon ha importato dall'Afghanistan, ai tempi in cui era un Navy Seal. Mentre Ben è pacifista, ecologista e alla disperata ricerca di un modo per salvare il mondo, Chon si trascina i suoi traumi di guerra. L'unica cosa che accomuna i due -al di là della loro grande amicizia- è l'amore non esclusivo che li lega a Ofelia (Blake Lively, già vista nei panni di Serena Van Der Woodsen in Gossip Girl). L'esistenza paradisiaca dei ragazzi viene sconvolta quando la loro attività cattura l'attenzione di Elena "La Reina" Sanchez (Salma Hayek), figura di spicco del Cartello di spacciatori messicani. Per spingere Chon e Ben a collaborare, la Reina fa rapire Ofelia, gettandola tra le grinfie del suo braccio destro Lado (Benicio del Toro). Il rapimento darà il via ad una girandola di violenza, dalla quale sarà difficile uscire.

Se c'è una cosa che non si può dire di Oliver Stone è che il regista si nasconda da temi scottanti. La sua intera filmografia, infatti, è un ricettacolo di drammaturgie volte a svelare le crepe di un sistema -quello americano- che, nella sua grandezza, mostra segni di debolezza. Dalla guerra del Vietnam all'assassinio di JFK, Stone ha sempre dimostrato il proprio patriottismo decidendo di porre l'accento non sugli elementi che rendono l'America la più grande potenza mondiale, ma sui difetti che, ancora oggi, non hanno trovato soluzione. Anche nel caso de Le Belve il mondo che viene messo in scena, nei colori sgargianti di un paradiso decadente, è un universo dove a farla da padrone sono le brutalità di un'umanità ormai asservita al Dio denaro, che ha rinunciato alla propria identità in favore di potere e successo. 

I due protagonisti del film -egregiamente interpretati dai due giovani attori- rappresentano la faccia di una stessa medaglia. Chon è un marine che è tornato a casa dopo una guerra inutile e dispendiosa, dalla quale ha ereditato ferite e brutti incubi. E' indubbio che Stone si sia rispecchiato moltissimo nel ritratto di questo giovane scapestrato, avendo provato sulla propria pelle gli effetti di una guerra senza senso come quella del Vietnam. Spietato e con i nervi sempre tesi, Chon è consapevole che la sua anima è rovinata per sempre. Dall'altra parte della barricata c'è Ben, un giovane ingenuo ancora convinto di poter cambiare il mondo che, man mano che la diegesi avanza, scoprirà a sue spese la realtà: "Non puoi cambiare il mondo" gli dirà Chon "E' lui che cambia te". E Ben si scopre diverso, quasi maledetto da un sistema che cerca di inglobarlo, che non accetta che un pesce piccolo possa nuotare in modo indipendente in una vasca più grande. Non a caso il titolo originale della pellicola è Savages, che può essere tradotto come selvaggi.

Pur con qualche debolezza di sceneggiatura -la parte iniziale è effettivamente troppo lunga, rispetto al minutaggio finale della pellicola- Le Belve riesce nell'intento di catturare lo spettatore, di renderlo partecipe all'infausto destino dei protagonisti. Questo grazie anche all'uso sapiente di una violenza cruda, ma mai gratuita, che trova sempre ragione d'essere nel labile equilibrio tra bene e male che viene ad instaurarsi in qualsiasi animo umano sotto pressione: tema questo che Oliver Stone ha sempre rincorso all'interno della sua filmografia. Con una struttura a flashback quasi onirico che ricorda quello di un capolavoro come Viale del Tramonto, il film si arricchisce anche della professionalità di grandi personalità del cinema, come John Travolta e Damiàn Bachir.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
Le belve
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