Bella Da Morire (2020)
Bella Da MorireUn paese apparentemente tranquillo in riva al lago. Una giovane ragazza che scompare misteriosamente e un'altra che ritorna, proprio lì dove è nata e dove non avrebbe mai pensato di ritornare. Le strade di Gioia e Eva si incroceranno per un attimo – prima che tutto accada – e da allora resteranno profondamente connesse. Bella da morire è una storia di donne forti, emancipate, appassionate del loro lavoro che cercano insieme, di scoprire la verità e fare giustizia per Gioia e le altre donne a cui è stata tolta la voce e, talvolta, la vita. Bella da morire è una serie crime che vuole contribuire a sollevare veli su un tema tristemente attuale come quello dei femminicidi, cercando di restituire la complessità, i retroscena e le sfumature di queste storie.
INFO TECNICHE
Titolo Italiano: Bella Da MorireTitolo Originale: Bella Da Morire
Genere: Drammatico
Stagioni: 1 - Episodi: 8 (durata media 50 minuti)
Nazionalità: Italia | 2020
Produzione: Cattleya (parte di ITV Studios), Rai Fiction (in collaborazione con)
Stagioni e Episodi
Stagioni - Episodi | Prima Visione Assoluta | Prima Visione Italia |
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Stagione 1 Episodi 8 | domenica 15 Marzo 2020 su Rai 1 |
Cast e personaggi
Regia: Andrea MolaioliSceneggiatura: Flaminia Gressi, Davide Serino, Filippo Gravino
Musiche: Teho Teardo
Fotografia: Gogò Bianchi
Montaggio: Lorenzo Peluso
Scenografie: Sonia Peng
Costumi: Alberto Moretti
Ideatori: Filippo Gravino, Flaminia Gressi, Davide Serino
Cast Artistico e Ruoli:
Produttori: Antonella Iovino (Produttore esecutivo), Laura Cotta Ramosino (Produttore delegato), Luigi Mariniello (Produttore Rai), Luca Poldelmengo (Produttore Rai), Riccardo Tozzi (Produttore), Giovanni Stabilini (Produttore), Marco Chimenz (Produttore), Claudia Aloisi (Produttore)
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NOTE DI REGIA – Andrea Molaioli
"Bella da morire" è una serie fortemente tematica, che sfugge alla tradizionale classificazione per generi e che tratta il complesso rapporto uomo/donna attraverso il crime e il family, raccontando una galleria di personaggi insolitamente densi. Al centro della storia c'è Eva, una poliziotta esperta suo malgrado di casi di femminicidio. Come sempre quando si mette in scena una storia di detection, il rischio di entrare nel territorio del già visto o già letto è enorme. E proprio per evitare di scivolare nell'"originalità" come presupposto e non come risultato abbiamo cercato di seguire una strada semplice ma, a mio avviso, efficace: quella dell'adesione emotiva alla storia e alle figure che si muovono dentro. I riferimenti letterari e visivi sono molteplici. Eva è un personaggio complesso pieno di sfumature, dalla sensibilità ricca e pronunciata. Caratteristiche che sembrerebbero mal declinarsi con il suo modo di esprimere i sentimenti. Si presenta come una donna spigolosa, intransigente. Pronta a marcare con la matita blu la distanza tra l'ambizione di chi vorremmo essere e ciò che nella realtà dei fatti riusciamo a realizzare. Eva è dura con gli altri perché lo è con sé stessa. Mal tollera le incongruenze e le contraddizioni di chi le sta intorno. I loro errori rappresentano per lei una sconfitta personale perché testimoniano la delicatezza del proprio sistema di pensiero. La sua capacità di osservazione, la sua determinazione quasi malata nel cercare la verità sono solo alcune delle caratteristiche che costantemente mette in campo. Eva ha dei tratti irrisolti, delle paure che solo apparentemente sono da considerarsi aspetti negativi. In realtà proprio la consapevolezza di questi "difetti" le permetterà di trovare soluzioni agli intricati aspetti della sua vita professionale e privata. Col susseguirsi degli eventi capirà e capiremo quanto. La scrittura precisa e sensibile degli sceneggiatori Filippo Gravino, Flaminia Gressi e Davide Serino è sempre stata una vera guida. Da qui si è partiti per poi lavorare con tutti gli interpreti cercando di trovare le soluzioni meno scontate per la narrazione dei personaggi. Ognuno di loro, anche quello apparentemente meno centrale trova, in questa serie, la dignità del racconto. Non solo per il suo apporto allo sviluppo della storia quanto per lo sguardo compassionevole che lo spettatore saprà regalargli trovandosi così di fronte a personaggi fallibili, splendidi e terribili, eccellenti e sciagurati. Uomini e, soprattutto, donne che sapranno farsi amare mostrando angoli e aspetti dei loro caratteri che riguardano tutti noi nel profondo. Non siamo in un racconto con i buoni e i cattivi. Ci troviamo davanti a personaggi che si portano dietro fragilità, insicurezze, la difficoltà di riuscire a stare insieme o a stare da soli. E la loro sfida è accettarle e affrontarle. Condividerle e non avere paura dei fallimenti. Al centro della nostra serie c'è il femminicidio, una tematica molto delicata che abbiamo cercato di affrontare con il rispetto e l'indignazione che merita, ma senza la presunzione di sapere come e dove risolvere il problema. Ma non solo. Bella da morire è anche un racconto di relazioni familiari e sentimentali, complicate dalla diversità, dalla distanza e dai segreti. Rapporti tra sorelle, tra genitori e figli, tra amanti, dove la superficie nasconde una complessità che si svela poco a poco, dove si può nascondere la violenza, ma dove imprevedibilmente nasce anche la possibilità di un cambiamento. Per una mia precisa tendenza alla condivisione, ho voluto cimentarmi in un racconto che non doveva mai diventare elitario, ma rimanere aperto. La prima serata nel più importante canale generalista ti impone un'attenzione e un senso di responsabilità ancora più elevato rispetto al solito. La possibilità di affrontare argomenti così intensi e di tradurli in un racconto destinato a un ampio pubblico è stata una straordinaria occasione portata avanti cercando di smarcarci da qualsiasi forma di censura e banalizzazione, senza però mai dimenticare la complessità e varietà dei sentimenti che sono sempre il miglior veicolo con cui poter viaggiare.