Un cane arruffato diventa inconsapevole pretesto dell’incontro di due umanità disordinate e precarie. Morso dall’animale, Oscar, avvocato burbero sempre alla ricerca di spunti truffaldini, vuole trarre profitto dall’incidente e fare causa al malcapitato proprietario, Armando. Quando però lo scaltro avvocato scopre che Armando è in realtà un povero disgraziato appena uscito di galera dopo aver ingiustamente scontato una pena di 30 anni, l’obiettivo cambia e la posta in gioco si alza: perché non intentare una causa milionaria ai danni dello Stato? Nel nome del riscatto, i due diventano detective alla ricerca di indizi e prove e nasce un’amicizia improbabile e divertente. Tra loro Carmen, barista dall’animo sensibile con un passato insieme all’uno e un possibile futuro insieme all’altro
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 25 Settembre 2014Uscita in Italia: 25/09/2014
Genere: Commedia
Nazione: Italia - 2014
Durata: N.d.
Formato: Colore
Distribuzione: Lucky Red
Box Office: Italia: 596.373 euro
In HomeVideo: in DVD da martedì 17 Febbraio 2015 [scopri DVD e Blu-ray]
NEWS E ARTICOLI
Immagini
IL CANE
Il cane, che nel film si chiama Internazionale e nella realtà Sioux, è un meticcio di taglia media addestrato dallo staff di Massimo Perla.
Per la prima volta sul grande schermo, Sioux è figlio d’arte.
Il nonno era Sun Shonik, uno dei cani più famosi del piccolo schermo, avendo recitato con Fiorello nello spot di Infostrada e nella trasmissione tv C’è posta per te.
La nonna, Wizzie, era una vera diva canina: ha recitato in decine di spot pubblicitari (testimonial Walt Disney Channel; spot Omnitel, Nutella, Quattro salti in padella, Banca di Roma, Legambiente, Mulino Bianco e molte molte altre ), trasmissioni televisive (Tira e Molla, La Grande occasione), serie tv (Le ragazze di Piazza di Spagna, Leo e Beo, Incantesimo), film (Amore a prima vista, Uomini e donne, amori e bugie).
Il padre è Miwok, anche lui protagonista di moltissimi spot televisivi (tra le tante Stream, Ferrero Kinder Délice, Fiat Punto, Tim). Sul grande schermo lo abbiamo visto in Uomini e donne, amori e bugie, Parlami d’amore, L’amore ritrovato, Il Giorno in più, Un’estate ai Caraibi, Scusa ma ti voglio sposare. Molte anche le sue apparizioni in fiction e serie televisive (Diritto di difesa, Amiche mie, I Cesaroni, Crimini, Un passo dal cielo) e in trasmissioni tv (Domenica In).
La madre è Polpetta, anche lei star di alcuni spot televisivi (Wind e Vodafone).
Note di Regia. Daniele Ciprì
La Buca è la storia di una involontaria amicizia tra Oscar, avvocato fallito e senza scrupoli, e Armando, ex detenuto che ha scontato venticinque anni di carcere per un reato mai commesso, mantenendo, nonostante la profonda ingiustizia subita, una bontà d’animo impeccabile. A farli incontrare per caso è la Vita, rappresentata simbolicamente da un cane randagio, il quale fa in modo che i destini dei due protagonisti si incrocino. Il cane è emblema dell’amicizia autentica, fedele, senza riserve: proprio quella che voglio raccontare. Tra Oscar e Armando nasce un sentimento profondo, che riesce a creare un sodalizio quasi ‘amoroso’ al di là delle abissali diversità caratteriali. Desideravo da tempo esplorare un nuovo genere e la commedia mi ha sempre attratto. L’idea era di raccontare l’amicizia tra due uomini e, allo stesso tempo, di allontanarmi dal mio mondo siciliano, dal dialetto, dal “cinismo” dei miei personaggi, anche con la voglia – perché no? – di conquistare un pubblico diverso. Tutto questo, man mano, ha preso forma: due uomini molto diversi tra loro ma con una motivazione che malgrado tutto li unisce, un tribunale, un evento sconvolgente, situazioni familiari tragicomiche. Sono questi gli ingredienti che mi piaceva ci fossero nel film. Pensavo alla grande commedia degli anni Sessanta. Quelle commedie con un plot articolato, grandi protagonisti, divertenti sotto trame a fare da tormentone, temi semplici come l’amore o l’amicizia, regie attente e curate. Niente battute ma storie, anche commoventi, grottesche, sentimentali… Ho amato il cinema di Vittorio De Sica, di Dino Risi e Mario Monicelli, tanto quanto la commedia americana di Lubitsch, di Capra, di Billy Wilder e Blake Edwards. Volevo realizzare un’opera che ricordasse quelle storie, rendere omaggio a quel genere che ci ha fatto sorridere e sognare. Volevo però farlo con leggerezza e ironia per non cadere nella nostalgia, allontanandomi completamente dalla commedia italiana di oggi. Non volevo far ridere, volevo far sorridere. Quando scrivo, “disegno” mentalmente i miei personaggi con assoluta precisione e corrispondenza alla realtà. Poi, quando incontro gli attori, cerco di stabilire con loro un rapporto personale affrontando colloqui sul cinema, sui gusti personali, sulla vita insomma. E capisco se sono quelli che avevo “disegnato” in fase di scrittura. Il mio desiderio più grande era creare una coppia d’attori alla Jack Lemmon/Walter Matthau, Vittorio Gassman/Marcello Mastroianni, facendo però ricorso a nuove tecniche, a un nuovo linguaggio cinematografico e soprattutto senza abbandonare il mio particolare stile sia registico che fotografico. Con Sergio e Rocco ci siamo intesi subito! Per il ruolo di Carmen avevo un immaginario molto materno, sereno, comprensivo e affettuoso. Quando ho incontrato a Parigi Valeria, non ho avuto dubbi! Era certamente lei, con la sua dolcezza e la sua disponibilità, il punto di equilibrio tra Oscar e Armando. Ho voluto ambientare la storia in una metropoli immaginaria, sperando di dare un senso di astrazione. Volevo divertire il pubblico con una storia che non avesse tempo né luogo. In questo sono stato aiutato dalla musica di Donaggio e Gabaglio e dagli interventi pianistici di Bollani. L’ambientazione è immaginaria ma vera; ma la storia è realistica… La Buca è un film molto diverso dalle mie precedenti esperienze di regia, ma nello stesso tempo c’è un senso di continuità. In fondo, Armando, che ha subito l’ingiustizia di anni di galera, potrebbe essere “il figlio” del mio precedente lavoro….
LA PRODUZIONE – MALÌA
La Buca è il primo film prodotto da Malìa, società di produzione cinematografica indipendente nata dalla collaborazione di Roberto Lombardi con Alessandra Acciai e Giorgio Magliulo, già fondatori di Passione, “madre” di piccoli grandi film come l’omonimo Passione di John Turturro (2010), La pecora nera di Ascanio Celestini (2010) e È stato il figlio di Daniele Ciprì (2012).
Il mio rapporto con Daniele Ciprì è iniziato cinque anni fa. Avevo preso i diritti del libro “E’ stato il figlio” di Roberto Alajmo. Una storia siciliana, un fatto di cronaca ambientato alla fine degli anni settanta, tragica e ironica. Volevo per il film un taglio particolare che si staccasse completamente dal realismo e dalla finzione televisiva in cui spesso, raccontando mafia e Sicilia, si cade facilmente. Così pensai a Daniele che ha un immaginario tutto suo, pastoso e spietato, ma anche affettuoso e fanciullesco. Presi il treno e andai a Siracusa. Daniele aveva sempre diviso le sue sceneggiature, la regia e il montaggio con Franco Maresco da cui si era “separato” da qualche anno. Non si convinse subito “a debuttare” alla regia, ma non disse nemmeno di no. Sfoderò il suo – ormai così familiare – sorriso infantile e prese tempo. Poi, insieme a Massimo Gaudioso, trovò la chiave per raccontarlo e iniziammo il nostro viaggio insieme. Già durante le riprese parlammo del suo secondo film. Si divertiva molto con Toni Servillo sul set, sembravano due compagni di giochi discoli e vivaci. Continuavano a parlare la sera a cena in siciliano e con le battute del copione. Subito dopo la fine del film, Daniele espresse il desiderio di fare una commedia… Dopo il festival di Venezia, dopo tanti altri concorsi a cui E’ stato il figlio ha partecipato, dopo tanti altri lavori che Daniele ha fatto come direttore della fotografia e dopo pochi pochissimi giorni di meritato riposo, io e Giorgio tornammo a Siracusa. Daniele non aveva cambiato idea sul film ma aveva aggiunto nuovi elementi : «Voglio fare una commedia, raccontare un’amicizia fra due uomini, uno truffaldino e l’altro vittima, voglio un cane, una rapina, degli anziani, un processo. Voglio farlo in italiano e non in siciliano e voglio un’ ambientazione che non abbia connotazioni temporali o geografiche. Un omaggio alla grande commedia degli anni sessanta sia americana che italiana. Voglio divertirmi». Ci sembrava un triplo salto con l’asta per un autore irriverente e provocatorio come era sempre stato Daniele. Pensammo che i grandi artisti o fanno sempre lo stesso film o esplorano tanti generi diversi e fummo felici che Daniele appartenesse alla seconda categoria. Anche noi come produttori amiamo proporre generi diversi. Così nella bellezza di Siracusa cominciammo a fantasticare sugli elementi dati da Daniele e a cercare delle connessioni per creare la storia. Partimmo dal personaggio vittima e ci venne in mente Busu di “È stato il figlio”, vittima per eccellenza. Pensammo a lui che esce di prigione dopo trent’anni fatti da innocente e a una sua possibile rivincita. E da questo input piano piano cucimmo tutti i tasselli e costruimmo la storia di Oscar e Armando. Così Daniele decise che oltre a tessere le trame del plot avrei dovuto scriverlo anch’io questo film e “mi promosse” da produttrice a sceneggiatrice. Fu naturale questo passaggio per tutti e due, ma ricoprendo due ruoli di così grande responsabilità non mi resi subito conto che avrei avuto anche due validi motivi per non dormire la notte…
Un’ultima nota: credendo a questo progetto e a noi, Roberto Lombardi è diventato nostro socio trasformando la nostra società Passione in Malìa… rendendola sicuramente più forte e più magica. – Alessandra Acciai
La Buca è nato dal comune desiderio di confrontarci con la commedia, in particolare un buddy movie (il titolo inglese è infatti “Money Buddies”), una storia di amicizia maschile che viene messa a dura prova dagli eventi del film.
Con Daniele venivamo dal buon successo di È stato il figlio un film aspro e a suo modo violento. Una storia di danaro, miseria e morte. La Buca è nato dalla voglia di fare un film in italiano, più dolce e popolare malgrado la forte e precisa cifra stilistica di Ciprì che ne ha segnato in modo determinante la genesi produttiva. Alessandra Acciai, che ha scritto e accompagnato passo dopo passo il film con doppio sguardo complice tra regia e produzione, ha condiviso con me le difficoltà immense che qualunque produttore cinematografico vive tutti i giorni in questo paese assurdo. Una serie infinita di ricerche finanziarie in Italia culminate negli apporti decisivi del Mibact e di Rai Cinema ma soprattutto una apertura verso l’Europa come testimonia la produzione svizzera Imago Film e il sostegno di Eurimages, da sempre in prima linea per difendere un’identità culturale europea.
Una strada lunga e tortuosa ci ha portato fin qui. Il film ora è grande per camminare da solo. – Giorgio Magliulo
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info: 25/09/2014.
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