Poster The Batman

The Batman (2022)

The Batman
Locandina The Batman
The Batman è un film del 2022 prodotto in USA, di genere Azione e Avventura diretto da Matt Reeves. Il film dura circa 175 minuti. Basato su personaggi della DC Comics; Batman è stato creato da Bob Kane con Bill Finger. Il cast include Robert Pattinson, Zoe Kravitz, Paul Dano, Jeffrey Wright, John Turturro, Peter Sarsgaard, Jayme Lawson, Andy Serkis, Colin Farrell. In Italia, esce al cinema giovedì 3 Marzo 2022. Disponibile in homevideo in DVD da giovedì 19 Maggio 2022, in Digitale da martedì 19 Aprile 2022.

Un killer prende di mira l'élite di Gotham, spingendo Batman a indagare. Man mano che le prove si accumulano, l'eroe dovrà stringere rapporti, smascherare il colpevole e fare giustizia.

Due anni trascorsi a pattugliare le strade nei panni di Batman (Robert Pattinson), incutendo timore nel cuore dei criminali, hanno trascinato Bruce Wayne nel profondo delle tenebre di Gotham City. Potendo contare su pochi fidati alleati – Alfred Pennyworth (Andy Serkis) e il tenente James Gordon (Jeffrey Wright) – tra la rete corrotta di funzionari e figure di alto profilo della città, il vigilante solitario si è affermato come unica incarnazione della vendetta tra i suoi concittadini. Quando un killer prende di mira l’élite di Gotham con una serie di malvagi stratagemmi, una scia di indizi criptici spinge il più grande detective del mondo a indagare nei bassifondi, incontrando personaggi come Selina Kyle / alias Catwoman (Zoë Kravitz), Oswald Cobblepot / alias il Pinguino (Colin Farrell), Carmine Falcone (John Turturro) e Edward Nashton / alias l’Enigmista (Paul Dano). Mentre le prove iniziano a condurlo più vicino alla soluzione e la portata dei piani del malfattore diventa chiara, Batman deve stringere nuove alleanze, smascherare il colpevole e rendere giustizia all’abuso di potere e alla corruzione che da tempo affliggono Gotham City.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 3 Marzo 2022
Uscita in Italia: 3 Marzo 2022 al Cinema; 19 Aprile 2022 in PVOD; 19 Maggio 2022 in TVOD e DVD
Data di Uscita USA: venerdì 4 Marzo 2022
Genere: Azione, Avventura
Nazione: USA - 2022
Durata: 175 minuti
Formato: Colore
Produzione: 6th & Idaho/Dylan Clark Productions, Warner Bros. Pictures (presenta)
Soggetto:
Basato su personaggi della DC Comics; Batman è stato creato da Bob Kane con Bill Finger.
In HomeVideo: in Digitale da martedì 19 Aprile 2022 e in DVD da giovedì 19 Maggio 2022 [scopri DVD e Blu-ray]

Cast e personaggi

Regia: Matt Reeves
Sceneggiatura: Matt Reeves, Peter Craig
Musiche: Michael Giacchino
Fotografia: Greig Fraser
Scenografia: James Chinlund
Montaggio: William Hoy, Tyler Nelson
Costumi: Jacqueline Durran

Cast Artistico e Ruoli:
foto Robert Pattinson

Robert Pattinson

Bruce Wayne / Batman
foto Zoe Kravitz

Zoe Kravitz

Selina Kyle
foto Paul Dano

Paul Dano

Edward Nashton
foto Jeffrey Wright

Jeffrey Wright

James Gordon del GCPD
foto John Turturro

John Turturro

Carmine Falcone
foto Peter Sarsgaard

Peter Sarsgaard

Gil Colson, procuratore distrettuale di Gotham
foto Jayme Lawson

Jayme Lawson

Bella Reál, candidata sindaco
foto Colin Farrell

Colin Farrell

Oswald Cobblepot



Produttori:
Matt Reeves (Produttore), Dylan Clark (Produttore), Michael E. Uslan (Produttore esecutivo), Walter Hamada (Produttore esecutivo), Chantal Nong Vo (Produttore esecutivo), Simon Emanuel (Produttore esecutivo)


Supervisore Effetti Visivi: Dan Lemmon | Ideatore/Capo Artista Concettuale della Batsuit: Glyn Dillon.

Immagini

[Schermo Intero]

LA PRODUZIONE
Sono qui solo per smascherare la verità…

“The Batman” del regista/co-sceneggiatore Matt Reeves, interpretato da Robert Pattinson nel ruolo del protagonista, è sia un film d’azione epico e adrenalinico su vasta scala visiva, sia un’esplorazione cruda, tagliente ed emotiva nel contorto funzionamento della mente, il tutto ambientato all’interno di una città iconica sull’orlo del baratro. Nella Gotham di Reeves, la paura è uno strumento e, se usata correttamente, basta poco altro per fermare le azioni dei malintenzionati o per spingere i timorosi ad agire. Nelle mani di un brillante investigatore con il gusto della vendetta e poco per cui vivere, qualcosa di semplice come una maschera può essere terrificante.
Uomo, o mito che sia, chiamatelo The Batman.
Bruce Wayne ha passato più o meno l’ultimo anno della sua vita a perlustrare di notte le strade infestate di criminalità di Gotham, individuando e scegliendo le sue piccole battaglie uscendone solitamente vincitore… spesso solo con l’aiuto di quel segnale che brilla nel cielo. Ma dopotutto è solo un uomo, e il crimine in ogni suo genere, è ovunque. In una notte come Halloween, per esempio, quando tutti i malintenzionati si travestono per uccidere, non sai mai chi c’è in agguato, o dietro la maschera… o quali stratagemmi potrebbero escogitare.
Quando ha intrapreso il suo viaggio nei canoni di Batman, Reeves era elettrizzato dall’idea di lavorare con un personaggio iconico che compare da oltre otto decenni nei fumetti e nelle graphic novel, per riportarlo alle sue radici. “Batman ha iniziato come detective”, dice Reeves, “quindi, trovare un modo per tornare a quello status, eliminando l’aspetto fantasy di un supereroe DC ma pur sempre ambizioso, è stata un’idea davvero entusiasmante. Trovo che, nell’ambito di un lavoro di genere, la cosa importante è trovare una visione personale, e le storie di Batman lo consentono. Volevamo renderlo qualcuno il cui vero superpotere è sopportare qualsiasi cosa pur di svolgere il proprio dovere”.
Scritta con lo sceneggiatore Peter Craig, la sceneggiatura di Reeves rimane nell’ambito del filmdom DC, ma non è collegata agli ambiti esplorati in precedenza (o futuri) all’interno del Multiverso, e inizia quando Bruce Wayne riveste i panni di Batman da poco più di un anno. “Non volevo iniziare con una storia delle origini, ma con quella di un giovane Batman, per mostrare la sua evoluzione”, aggiunge Reeves. “Quindi, abbiamo chiesto a quel Batman di risolvere un mistero legato alle sue origini ma senza raccontarle, che lo tocca nel profondo”.
Ciò che rende riconoscibile al pubblico il personaggio, secondo Reeves, “è la sua tuta, l’auto, i gadget, il suo atteggiamento super cool… Ma non è proprio un supereroe; dietro tutto ciò è un essere umano, e cerca di dare un senso a quel suo lato umano. Il fatto che abbia la spinta eroica di rendere il mondo migliore – ma diciamolo pure, non lo fa in un senso puramente altruistico – rende il personaggio accessibile.
Il fatto che i realizzatori abbiano anche alzato la posta in gioco ponendo un mistero dinanzi al Crociato Incappucciato, ha aumentato il fascino. “È un detective che deve risolvere degli enigmi lasciati da un serial killer: al di là dell’aspetto psicologico, si va a toccare l’emotività”, afferma il regista.
Pattinson ha apprezzato il profondo accento sulla dualità del ruolo. E afferma: “Non sono mai stato attratto dall’idea di fare un film di supereroi, ma per qualche ragione Batman si è sempre distinto come un’entità speciale e separata. Nel lessico culturale, il personaggio appare molto individuale, e ha molta importanza simbolica. Poi, quando ho saputo che Matt stava lavorando su questo progetto, mi sono incuriosito. Quando finalmente gli ho parlato, mi ha mostrato alcuni dei suoi primissimi storyboard, notando un tono radicalmente diverso: la sua idea era strabiliante. E anche la caratterizzazione di Bruce sembrava diversa. È solo e isolato, oltre che costretto a vestire i panni del vigilante. C’è anche una specie di disperazione senza speranza, e questa è stata un’interpretazione interessante”.
Il produttore Dylan Clark, che è un partner di lunga data di Reeves e ha prodotto molte proprietà del franchise, riguardo al suo approccio al concepimento del film afferma: “Faccio questo mestiere da oltre 20 anni, eppure lavorare a un film come ‘The Batman” ti porta ad un altro livello. La storia di questi personaggi provoca fermento e timore: è condizionante il fatto che Batman esista da oltre 80 anni. Quindi, il livello di cura, precisione e concentrazione è enorme. Bisogna realizzare un film e un’esperienza nel miglior modo possibile per il pubblico e i fan; quindi, bisogna chiedersi se si è all’altezza del compito, di fare qualcosa di eccezionale per il canone delle storie di Batman precedenti. Si tratta di un personaggio che tutti abbiamo amato fin dall’infanzia, e volevamo presentare al pubblico un modo per connettersi a questo personaggio mai visto prima”.
Otto decenni di Batman hanno anche prodotto la più iconica collezione di super-villain di tutti i fumetti, oltre a una schiera di altre figure leali che popolano forse la location più amata dal fandom: Gotham City. “Gotham è un posto davvero spaventoso”, osserva Reeves, “e poiché è un vero e proprio mondo, offre parecchi spunti ad un filmmaker”.
Peter Craig e Reeves “volevano che Gotham fosse viva, e che mostrasse in ogni angolo i residui della sua storia di corruzione. Una delle cose più eccitanti del lavorare su questo tema è stata sperimentare il talento visivo di Matt e poi avere [lo scenografo] James Chinlund all’altro capo che da un altoparlante concretizzava idee e immagini. Abbiamo avuto il vantaggio di lavorare proprio con quelle immagini di fronte: Batman in piedi sul bordo di un grattacielo incompiuto, o Gotham Square vista dall’alto. Mentre ci appoggiavamo a quello stile, volevamo comunque eludere il suo cinismo più profondo. Abbiamo visto Gotham con gli occhi di Bruce Wayne: un posto pericoloso e oscuro, ma che vale la pena salvare”.
Se Alfred Pennyworth, interpretato da Andy Serkis, e il tenente James Gordon, interpretato da Jeffrey Wright, fanno parte del gioco, Reeves ha trovato sia il lato più chiaro che quello più oscuro della legislazione così come della polizia, con la candidata a sindaco di Gotham Bella Réal, interpretata di Jayme Lawson e del Procuratore Distrettuale Gil Colson, interpretato da Peter Sarsgaard.
Il regista aveva anche una vasta galleria di furfanti a cui attingere, e non ha lesinato: Colin Farrell è irriconoscibile nell’iterazione di Reeves del personaggio del crimine Oz Cobblepot prima che abbracci completamente il suo alias più noto, il Pinguino, e John Turturro è il suo capo, il signore del crimine Carmine Falcone. Reeves ha anche scelto un’altra favorita dai fan, Selina Kyle, alias Catwoman, che potrebbe essere o meno dalla parte del “giusto”, ma che si trova spesso al fianco di Batman nel film.
Zoë Kravitz interpreta la femme fatale d’acciaio con i suoi obiettivi nascosti che è ugualmente enigmatica e altrettanto audace come il suo nuovo partner nella lotta al crimine. È stata l’opportunità di lavorare con Reeves che ha attirato l’attrice al progetto.
“Matt è fantastico perché è collaborativo, e vuole davvero sapere cosa pensano e provano i suoi attori riguardo ai personaggi”, dice, aggiungendo che “tutti i cattivi e gli eroi sono multidimensionali. La cosa meravigliosa di questo mondo è l’esplorazione dell’area grigia; non c’è solo il bianco o il nero, il bene o il male. Nel mezzo c’è tanto altro, e i personaggi sono complicati. Per me, questo è ciò che lo rende davvero interessante”.
Infine, Reeves mette il suo protagonista contro una delle menti più grandi e contorte di Gotham: l’Enigmista. Ma qui non è soltanto colui che indossa abiti verde brillante ricoperti da punti interrogativi: l’Enigmista di Reeves, interpretato con inquietante intensità da Paul Dano, è tanto querulo quanto interrogativo, e i suoi enigmi non fanno ridere.
Reeves aggiunge: “Volevo approfondire le prime storie di Bob Kane e Bill Finger in cui Batman risolveva i crimini come mezzo per descrivere Gotham come un luogo incredibilmente corrotto. Quindi, mi è venuta l’idea di farlo interagire – al caso in cui è coinvolto – con una nuova iterazione dell’Enigmista, un serial killer che prende di mira i cosiddetti pilastri della società. E sulla scia degli omicidi, attraverso le scene del crimine e gli indizi che lascia dietro di sé diretti a Batman, l’Enigmista rivela la verità su questi individui. In tal modo, ho voluto che il percorso di Batman per risolvere il caso potesse anche servire a svelargli la storia della corruzione a Gotham. E poiché gli indizi sono indirizzati a lui, diventa un affare personale che lo colpisce nel profondo”.
“Questo non è un Batman autoritario”, sottolinea. “É piuttosto un Batman in caduta libera”.

Sono Vendetta.
CAST E PERSONAGGI

Il film si apre nella notte di Halloween, dove tutti sono in costume. Bruce Wayne sta pattugliando le strade non come sé stesso, né con il costume di Batman, ma come una persona tra Bruce e il Pipistrello, un personaggio oscuro che Reeves ha soprannominato il Vagabondo. Vestito di scuro con pesante trucco nero attorno agli occhi, il portamento minaccioso e nichilista del Vagabondo pende pesantemente dal suo corpo… e dalla sua anima. È qui che Bruce sceglie spesso di dimorare, nel guscio di un uomo sull’orlo della disperazione, che non intravede alcuna speranza per la città e i suoi abitanti, alla ricerca di un motivo per attaccare.
Se come Vagabondo è in cerca guai, come Batman interviene una volta che li trova. Bruce è al secondo anno del ruolo autoproclamato come l’incarnazione della vendetta di Gotham: il vigilante notturno che incute paura nei cuori dei criminali. Un solitario rampollo della famiglia più ricca di Gotham che mette in discussione il retaggio della sua famiglia, il miglior detective del mondo che impiega una combinazione letale di maestria mentale, forza fisica e abilità tecnologiche. Eppure, sono le emozioni a guidarlo.

“C’è una tale rabbia in lui, che lo rende difficile da battere”, osserva Pattinson.
“L’idea era di esplorare il concetto dell’essere mascherato e cosa significa”, dice Reeves. “É un uomo che, alla fine, potrebbe pensare di essere padrone di sé stesso, e invece sta cercando di trovare un senso nella sua vita dopo la morte dei suoi familiari. Quando si maschera e persegue questo obiettivo, diventa un’ombra. Tale complessità è davvero unica per Batman”.
Craig ricorda: “Quando Matt ed io ci siamo incontrati per la prima volta nel suo ufficio nel 2018, abbiamo parlato fino a notte fonda del progetto; Matt aveva già la chiara sensazione che questo fosse il secondo anno del lavoro di vigilante di Batman, un periodo in cui non era ancora accettato dalla polizia di Gotham o dalla gente, né era completamente formato come eroe. Conoscevo e amavo il personaggio e le sue numerose incarnazioni, ma ero particolarmente entusiasta di questo approccio”.
Reeves ha scelto Pattinson per il ruolo perché, dice: “Volevo mostrare un lato diverso del personaggio; volevo che avesse un’aurea rock-and-roll solitaria, un incrocio tra Kurt Cobain e Howard Hughes. Bruce ha rinunciato d’essere un Wayne e, a guardarlo, è come vedere una rock star, ma invece di uscire ed esibirsi di notte, diventa Batman. È un ragazzo ossessivo, e questa è stata una delle cose che mi ha entusiasmato di Robert Pattinson: ha l’intensità per dargli vita”.
Reeves ha iniziato a considerare Pattinson per il ruolo mentre lui e il co-sceneggiatore Peter Craig stavano sviluppando la sceneggiatura. Il regista ricorda: “Ho iniziato a pensare che dovevo prendere in esame gli attori di questa fascia di età, e sono sempre stato un fan di Rob. James Gray, che è un mio amico dai tempi della scuola di cinema, ha girato un film intitolato “Civiltà perduta” e ricordo che mi disse che avrebbe scelto Rob nel film. Condividiamo sempre le idee, e quando ho visto il film mi ero dimenticato della scelta di Rob. Quindi, quando appare nel film, con una barba enorme era diverso da qualsiasi altra sua iterazione e ho pensato, ‘Oh mio Dio, è Rob Pattinson: è davvero interessante, è un camaleonte”.
“Quindi ho iniziato a guardare alcuni dei suoi film e ogni volta era totalmente diverso”, continua Reeves. “Mi hanno suggerito di dare un’occhiata a “Good Time”, e osservandolo nel suo ruolo ho colto una connessione con Batman. Lì emergono la sua disperazione, la sua motivazione, così come la sua vulnerabilità. Volevo che questa versione di Batman fosse spaventosa, ma volevo altresì mostrare la sua vulnerabilità; quando ho visto tutti i diversi aspetti che Rob ha portato nei suoi ruoli, ho capito che poteva essere l’interprete giusto, e ho iniziato a scrivere pensando a lui”.
Questa visione innovativa di riportare Batman ai suoi primi anni per provocare un cambiamento nella sua emotività e nella sua psicologia, ha disorientato l’attore alla lettura iniziale della sceneggiatura. “Non riuscivo a capire perché Bruce Wayne si sentisse così radicalmente diverso”, dice. “E poi ho capito che è dovuto al fatto che in questa storia non è un playboy. Questo è un elemento chiave dei precedenti film di Batman, quindi sembra davvero strano. Bruce è molto solo e isolato: e questo è affascinante. Sapevo che Matt lo vedeva come un personaggio piuttosto nichilista, ma in ballo ci sono anche le emozioni. Bruce non sa se salverà il mondo, non sa se nei panni di Batman funzionerà, ma è costretto a farlo e sa che non ci sono altre opzioni. C’è una sorta di disperazione, e la cosa è un po’ diversa”.
Quando ha approfondito il personaggio, Pattinson si è chiesto “Chi è Bruce Wayne?” piuttosto che chiedersi “Chi è Batman?” “Bruce è un personaggio ossessivo, mentre il concetto di Batman è in fermento da anni”, afferma. “In questa fase, non ha i vantaggi della tecnologia ma solo un’armatura antiproiettile e, man mano che la storia si evolve ha la Batmobile e alcuni gadget, ma rimane piuttosto semplice. Quindi, è molto vulnerabile, eppure non molla, come se fosse guidato dalla sua rabbia. Ho l’impressione che voglia semplicemente continuare a ricreare la notte in cui i suoi genitori muoiono”.
La definizione perfetta di follia, forse, per un uomo al limite che cerca di salvare una città sull’orlo del baratro.
“Penso che si tratti di alter ego e identità”, aggiunge l’attore. “Se si mette il vestito, e ci crede tanto, lo eleva come creatura; non è Bruce, è Batman. Volevo che fosse meno umano quando indossa la tuta. Bruce sta ancora cercando di capire chi sia esattamente Batman, e questo rende una versione molto reattiva di Batman, ed è una novità.”
“Ecco perché anche i combattimenti che svolge sembrano molto personali”, continua. “Come se ogni volta che si scontra con uno sconosciuto è come se gli avesse fatto del male personalmente. In un certo senso, sta immaginando che il suo avversario sia colui che ha ucciso i suoi genitori. In definitiva, non è una strategia vincente, perché se sei troppo coinvolto emotivamente nei combattimenti, fai degli errori e perdi. Credo che non gli importi di sopravvivere, vuole solo infliggere dolore, infliggere la sua forma di giustizia discutibile”.
Pattinson ha apprezzato il lavoro di Reeves, non solo sulla pagina, ma anche sul set. Riguardo all’approccio misurato del regista, racconta: “Matt è incredibilmente paziente. È come un direttore d’orchestra, in grado di mantenere l’intera storia in una visione macro nella sua mente per tutto il tempo. Non ha mai fretta, va avanti solo quando sente di avere ottenuto ciò di cui ha bisogno. Non ha paura di allontanarsi dal canone di Batman e ha sicuramente fatto alcune scelte stilistiche piuttosto audaci, ed è entusiasmante”.

Ho un debole per i randagi…
Selina Kyle è una figura misteriosa che si sta silenziosamente infiltrando nei bassifondi di Gotham per portare avanti i suoi piani. Il suo atteggiamento grintoso e l’agilità farebbero di lei una perfetta ladra acrobata, ma nascosta sotto varie identità e tute da motociclista c’è un’anima protettiva, che ha un debole più per i randagi della città che per i suoi abitanti.
Zoë Kravitz recita nell’enigmatico doppio ruolo di Kyle, e la tanto amata controparte Catwoman. A pari forza con Batman, Selina inizialmente è in contrasto con lui, presentando un altro enigma che Bruce deve risolvere.
“La cosa più importante per me, era che Selina non fosse una vittima a causa del suo passato travagliato”, afferma la Kravitz. “Spesso personaggi femminili come lei possono cadere in questa trappola, e non è il suo caso. La reputo incredibilmente tosta, è sopravvissuta fino a questo punto e ha la spinta giusta per combattere per altre persone che vede in posizioni simili”.
Reeves afferma: “Fin dal mio primo incontro con Zoë sapevo che aveva qualcosa di speciale. Il suo legame e la sua affinità con Selina Kyle erano tangibili. Le ho parlato di varie ispirazioni, di personaggi come Evelyn Mulwray di “Chinatown” e Bree Daniels di “Una squillo per l’ispettore Klute”, cercando di trovare un modo per rendere questo personaggio una sopravvissuta, che ha dovuto combattere a modo suo a Gotham. Zoë ne ha fatto tesoro, e allo stesso tempo si è tuffata nei fumetti”.
Nel film, l’incontro con Batman sembra predestinato: la sua indagine porta le loro strade ad incrociarsi, ma secondo la Kravitz, l’incontro era inevitabile, perché essenzialmente combattono per la stessa cosa, anche se con metodi diversi.
“La sua storia passata era molto chiara nella sceneggiatura”, racconta, “quindi per me si trattava più di capire cosa è successo da allora a oggi: come è riuscita a sopravvivere, come è finita dove si trova ora e perché trova così importante combattere per ciò in cui crede. Quell’esplorazione, insieme al famoso soprannome, ha acceso un’idea. “L’altra cosa che ho proposto a Matt è stata questa idea dei gatti randagi. Penso che lei stessa sia una randagia, e penso che veda anche Batman così: è qui che risiede la loro connessione. Vuole davvero combattere per coloro che non hanno nessuno che li protegga, ed in questo Batman e Selina si connettono davvero”.
Per l’attrice era importante anche mettere il suo marchio su Catwoman. “Non volevo creare qualcosa di iconico o sexy o tutto ciò che le persone si aspettano. Volevo che mettesse in mostra il suo spirito. Non capita spesso di interpretare un personaggio femminile complesso, specialmente nei film di questa scala”, dice. “Mi sono innamorata della sua storia, del suo passato, del suo dolore, della sua lotta, della sua forza. In lei ho trovato un personaggio che era più di una semplice spalla o più di una bella ragazza con un vestito attillato. Non ha bisogno di essere salvata da nessuno e allo stesso tempo, mentre leggevo la sceneggiatura, c’erano volte in cui mettevo la mano sul cuore e provavo affetto per questa persona. Sentivo che la sua storia era importante da raccontare”.
Si è anche divertita nel modo in cui Reeves aveva intrecciato Catwoman e Batman. “In realtà, sono come il gatto e il topo”, sorride la Kravitz. “C’è una sorta di amore-odio e il confine è davvero molto sottile. C’è una profonda connessione di anime; anche se vedono le cose in modo diverso e provengono da contesti molto diversi, entrambi credono nella giustizia… pur sempre mantenendo delle idee diverse. Entrambi combattono per ciò in cui credono e non hanno paura di morire, e questa è una qualità molto rara”.
Reeves attribuisce ai suoi attori il merito di aver reso la connessione organica, affermando: “C’era qualcosa di molto speciale e magico nel modo in cui Rob e Zoë si sono relazionati fin dall’inizio. Sono amici e hanno un’ottima intesa, e proprio come le loro controparti sullo schermo, sono una grande coppia e per un regista è davvero fantastico”.
“Matt è stato sempre disponibile”, dice la Kravitz. “Vuole che gli attori facciano parte del processo e li ascolta. Il suo amore per la storia e le sue intenzioni hanno guidato l’intero progetto e penso che questo sia il motivo per cui questo film sarà diverso da qualsiasi altro su Batman, ed è stato un piacere lavorare per lui”.
La relazione tra Batman e Catwoman ha anche fornito a Pattinson molti elementi psicologici su cui lavorare. “Batman vede il mondo tutto bianco o tutto nero”, dice. “Per lui ci sono i criminali e ci sono le vittime. Penso che Catwoman sia la prima persona che l’ha messo in difficoltà. Non pensa che lei sia dalla parte del giusto, eppure gli piace: inizia a scorgere una crepa nella sua visione del mondo piuttosto rigida. È un uomo ossessionato dal controllo, su sé stesso e sul suo ambiente, e lo fa impazzire il fatto che non riesca a capire cosa prova per lei”.
Pattinson sapeva che la Kravitz sarebbe stata perfetta per questo personaggio complicato. “Conosco Zoë da anni ed è instancabile, ha mostrato molto impegno per il ruolo. E nel momento in cui appare in questo film pensi: ‘Sì, è proprio Catwoman’ “.
“Rob è un attore meraviglioso”, ricambia la Kravitz. “Fa scelte davvero audaci e insolite e non ha paura di andare fuori dagli schemi. Interpreta questo ruolo con la giusta quantità di mistero, emozione, angoscia e rabbia”.
Dylan Clark ha apprezzato il modo in cui i personaggi sono stati definiti sia sulla pagina che sul set, osservando: “Selina Kyle è onesta e reale e vede il mondo in modo un po’ più cinico di Batman, ma sono molto simili. Quando lei gli chiede: ‘Perché ti importa? Perché stai cercando di salvare questa città che non può essere salvata?’ non lo fa perché è cattiva, ma perché è una persona onesta, quasi sembrando brutale e scortese. Ma ha deciso di andare in una direzione diversa. È la salvatrice dei maltrattati e dei dimenticati, ma non si capisce se sia esattamente una persona affidabile”.

Tutti abbiamo cicatrici, Bruce.
Nel mondo di Bruce Wayne, lealtà e fiducia arrivano a piccole dosi. I fan, tuttavia, sanno che il primo posto in cui le cerca è nel pilastro della forza più a lui familiare, Alfred Pennyworth. Il più stretto alleato di Bruce e l’unica persona a conoscere l’identità di Batman, Alfred sente il dovere di lottare con lui per proteggere sia il retaggio della famiglia Wayne che la città.
Il rapporto personale tra i due è stato in una certa misura reinventato. Pattinson afferma che “Alfred è il padre surrogato che non ha mai scelto di esserlo: è Bruce che lo ha spinto. Lui stesso è una persona piuttosto sterile emotivamente, e quindi complicata. Paragono la loro relazione a una versione di Tom Hagen e Michael Corleone ne “Il Padrino”, in cui è una specie di figura paterna, ma non propriamente, è un consigliere e un uomo di pari grado”.
Andy Serkis, che ha lavorato con Reeves in molteplici occasioni e che interpreta il ruolo, spiega: “Ci sono state molte iterazioni di Alfred, ma ci siamo concentrati sulla connessione emotiva tra Alfred e Bruce. Alfred ha il senso di colpa del sopravvissuto, perché era la guardia del corpo di Thomas e Martha Wayne e si sente profondamente responsabile della loro morte. È – era -un militare, che abbiamo ipotizzato potrebbe aver lavorato nell’MI5 o nell’MI6 per poi diventare la guardia del corpo di casa Wayne. È molto meticoloso, ordinato e ha il controllo su tutto, un uomo orgoglioso del suo lavoro che mira sempre a dare il meglio. Ha una sensibilità quasi vittoriana riguardo alla difesa dell’onore del suo datore di lavoro.
“Ma c’è molta tensione non esplicita tra Alfred e Bruce”, continua Serkis. “E se ci si aspettava che Alfred diventasse il suo genitore surrogato, beh… Alfred non è proprio così, semplicemente non è in grado di connettersi emotivamente. Quindi, tra i due c’è una tensione latente e l’unica cosa che Alfred poteva fare per avvicinarsi in qualche modo a Bruce era insegnargli ciò che aveva imparato nell’esercito: come combattere, come decodificare i messaggi, ecc”.
Ora, di fronte a ciò che è diventato Bruce, Serkis dice che “l’abisso emotivo tra loro è cresciuto: Bruce si è molto isolato e Alfred è sempre più preoccupato per lui”.
Serkis è stato felice di collaborare nuovamente con Reeves, affermando: “Matt è un ottimo direttore visivo e un grande maestro nell’utilizzo della telecamera, e in più ha una cura straordinaria per i dettagli e le prestazioni. Sembra sempre di girare un film molto intimo con Matt perché, in fondo, il nucleo emotivo della storia è ciò che lo guida come regista, ed è sempre attento all’aspetto, all’atmosfera, e alla fotografia. Tutto è rigorosamente svolto per amplificare la verità emotiva al centro della storia”.
Alfred potrebbe rimanere nel segreto, ma il nostro vigilante solitario ha anche bisogno di qualcuno di cui fidarsi all’esterno, e apprendiamo rapidamente che è già in combutta, anche se anonimamente, con il tenente James Gordon. Nota: anche Gordon è agli albori della sua carriera. Il film inizia quando Batman è ancora una figura relativamente sconosciuta a Gotham – una voce più che una realtà per molti – e Gordon, uno dei migliori del dipartimento di polizia di Gotham City, è ancora alle prime armi.
Gordon è un poliziotto esperto con uno spiccato senso di integrità che fornisce al Dipartimento di Polizia di Gotham (e alla città) quella tanto necessaria bussola morale, e inoltre è l’unico personaggio pubblico che considera Batman come un alleato. In effetti, è Gordon che lo coinvolge nelle indagini sul raccapricciante omicidio del sindaco, e senza il supporto dei suoi colleghi e delle autorità. Presto scopriranno che c’è un serial killer a piede libero, che fa fuori i membri di spicco del potere di Gotham.
Come Alfred, anche Gordon è un elemento cruciale dell’universo di Batman. Per il ruolo i realizzatori si sono rivolti a un attore che emana pacata serietà: Jeffrey Wright. L’attore ne è stato entusiasta, rivelando di essere un fan di Batman fin da bambino, affascinato sia dai fumetti che dalle serie TV.
Wright afferma: “Una delle cose che distingue Batman tra i supereroi dei fumetti è che vive in una città molto identificabile, simile a New York o Chicago. Questo lo rende radicato in un modo riconoscibile: è anche umano, non extraterrestre, e abita più o meno dove abitiamo noi. Matt Reeves si è molto basato su questo nella sceneggiatura e ha fatto molta due diligence – un profondo scavo archeologico su Batman – in modo che il mondo intorno a lui fosse giustificato per il pubblico. Leggendo la sceneggiatura, ho cercato di immedesimarmi nel ruolo di Gordon e ho scoperto che il mondo che ha creato era appetibile e rilevante per i nostri tempi. Era radicato in una realtà sociale e politica e aveva un senso estetico riccamente Gothamesco. C’era qualcosa nelle caratteristiche della città che mi ha davvero colpito”.
Wright descrive la sua versione di Gordon come “un riflesso della visione che Matt aveva per Gotham, e del lavoro di Robert Pattinson come Batman. Gordon e Batman sono una vera squadra e per me si trattava principalmente di dare un tono e creare una partnership con Robert che aiutasse a definire chi è Gordon, e in un certo senso chi è Batman. Allo stesso tempo, abbiamo tutti giocato con l’atmosfera e il tono del mondo che Matt ha immaginato e che è stato creato dall’incredibile lavoro svolto dagli scenografi, dal direttore della fotografia e dagli artigiani. Sul set l’atmosfera era palpabile e ha guidato le nostre interpretazioni”.
Il rapporto di Batman con il tenente Gordon è ancora in divenire. Dice Pattinson, “Bruce non si fida di nessuno e non conosce bene Gordon, quindi si stanno ancora studiando. Non è stato facile per Gordon, perché Batman non si fida di nessun altro nel dipartimento di polizia, ma neanche totalmente di lui, a differenza di molte altre iterazioni di Batman: qui non ha a disposizione la tecnologia a cui attingere, ma è solo un ragazzo con una tuta. Quindi, in molti modi sono sullo stesso piano, e questo è interessante”.
Wright considera la prima volta che appaiono insieme sulla scena del crimine, come un momento chiave per definire il tono del film. “Tutti gli occhi sono puntati verso questa strana creatura di cui tutti sono consapevoli ma che non conoscono né si fidano più di tanto”, dice. “Ma poi emerge una sorta di collaborazione quando si rendono conto della presenza di un cattivo che lascia degli indizi. Qui la narrativa poliziesca arriva più in profondità, al cuore di questo film, e ci riporta all’essenza di ciò che Batman e Gordon sono realmente: dei detective.
Pattinson è rimasto colpito dall’approccio di Wright. “Jeffrey è sicuro e ironico, al contrario di Gordon”, afferma Pattinson. “Gordon spesso sembra oppresso, come se avesse il peso del mondo sulle spalle, mentre Jeffrey ha un fuoco in lui che dà al personaggio una svolta diversa. Il suo Gordon non considera Batman infallibile, sa che può commettere degli errori; inoltre vivono una sorta di lotta per il potere, che è un elemento nuovo, e non si limita ad osservare Batman, ma formano una vera e propria partnership”.
Gordon convoca Batman sul luogo dei crimini non solo per chiedergli aiuto, ma perché questa volta è coinvolto personalmente: l’autore di diversi omicidi efferati richiama l’attenzione del pipistrello attraverso degli enigmi rivolti a lui in ogni scena. E in questa città corrotta e infestata dalla droga – dove mafioso e poliziotto sono quasi scambiabili – la politica è un concetto intriso di disprezzo, e che tende a separare i contesti sociali… in modo sconcertante, per non dire altro.
Ad affermarsi rapidamente come la minaccia più letale di Gotham, è un enigmatico assassino mascherato soprannominato L’Enigmista. Ha escogitato una serie di enigmi criptici e dispositivi tortuosi per intrappolare i potenti di Gotham e smascherare pubblicamente le verità più oscure della città.
Secondo Reeves, il film esplora i parallelismi tra Bruce Wayne e i cattivi che insegue. “L’Enigmista è un serial killer la cui motivazione viene gradualmente rivelata: smascherare queste presunte figure legittime di Gotham che si rivelano corrotte. Batman e l’Enigmista condividono una visione filosofica della città, del crimine e della corruzione; Batman è attratto dal limite e ci si avvicina nella lotta per la giustizia”.
Per interpretare il ruolo che spinge Batman verso il precipizio, Reeves afferma che, come con Pattinson, “Ho iniziato a pensare a Paul e a scrivere pensando a lui, ma non avevo idea se avrebbe voluto interpretare questo personaggio. L’Enigmista ha una mente brillante che si basa sugli schemi, sui simboli. I suoi piani sono oscuri, e si concentra su numeri ed enigmi perché è lì che emerge il suo potere, al pari della missione di Batman nel ruolo di vigilante. Fortunatamente, quando ho inviato la sceneggiatura a Paul, si è mostrato molto interessato ed entusiasta del personaggio, e ha colto il mio riferimento allo Zodiac Killer per l’idea di questo assassino seriale.
“Allo stesso tempo, è l’Enigmista”, continua Reeves, “un personaggio iconico e mitico, e quindi aveva bisogno di essere geniale nell’utilizzo di enigmi e cifre per schernire, prendere in giro e guidare questa città, e Batman in particolare, e per cercare di rivelare la corruzione della città. È quasi come se stesse dicendo: ‘Ho le risposte e te le mostrerò, ma per arrivarci ti torturerò e ti spaventerò a morte'”.
Oltre ad essersi appassionato alla sceneggiatura, Dano ha risposto positivamente all’infusione di sofferenza psicologica ed emotiva di Matt Reeves nei personaggi principali, ed ai relativi effetti. “Matt ed io abbiamo esaminato a lungo i diversi traumi dei protagonisti”, dice l’attore. “Bruce Wayne ha perso i suoi genitori, e reagisce a questo trauma e al dolore cercando di fare qualcosa di buono. Poi c’è il trauma di Edward Nashton, (l’Enigmista) che ha altrettanto sofferto a modo suo e da quel dolore pensa di fare qualcosa di buono, ma in modo errato. Sembrava questa la chiave giusta per entrare in questo cattivo, e per portare un nuovo punto di vista all’idea del cattivo, la forza trainante è proprio nel retroscena emotivo, e il modo in cui Matt l’ha descritto mi è molto piaciuto”.
Dano considera Edward Nashton come un uomo geniale in molti modi, ma che non ha mai avuto la sua occasione. È brillante ma non gli è mai stata data l’opportunità di farsi strada, quindi lavora come ragioniere forense. Probabilmente stava annegando in sé stesso, nella sua mente, nel suo passato e in questa città, che non gli ha offerto una possibilità in tutta la vita. Gli enigmi sono una risposta a tutte le domande che l’hanno torturato da sempre, in particolare “Perché io?” Ma sono anche un conforto; forniscono uno degli unici posti in cui Edward trovava piacere: enigmi, numeri, indovinelli, giochi… Erano uno dei modi per sfuggire alla sua situazione e sentirsi bene”.
Quindi, come spiega Dano l’ossessione del suo personaggio per Batman? “È Batman che lo ispira. È uno di quei momenti trascendenti in cui vede improvvisamente un pezzo nascosto di sé stesso. Senza Batman, non ci sarebbe mai l’Enigmista; c’è una connessione emotiva tra di loro. Sfortunatamente, Edward sente di dover fare di tutto per essere ascoltato e visto e per apportare il cambiamento, perché considera la corruzione nel cuore di Gotham City come un profondo tradimento e vuole far emergere la verità, a qualunque costo. La sua prima vittima è ciò che mette in moto il film”.
A differenza di Wright, Dano è diventato velocemente un fan dei fumetti di Batman dopo essere stato scelto per il film. “È un’incredibile forma d’arte, e mi dispiace non averla conosciuta prima”, dice l’attore. “Leggere i fumetti per questo lavoro è stato davvero interessante, e reputo la concezione di Matt davvero singolare. Batman: Year One, che è il mio fumetto preferito, è stata la porta d’accesso a tutti gli altri. E anche dopo averne letti molti, sono entusiasta di pensare che abbiamo ancora qualcosa di nuovo da offrire al pubblico”.
Un altro personaggio favorito di lunga data della formazione DC Super-Villain presente in “The Batman” è il Pinguino. Conosciuto anche come Oswald – o Oz, nel film – Cobblepot, è il proprietario dell’esclusivo locale notturno di Gotham, l’Iceberg Lounge, un luogo d’incontro per la malavita della città. Mentre questo losco truffatore è noto per essere una pedina del più grande gangster della città, Carmine Falcone, in verità ha progetti più ambiziosi.
Trasformandosi completamente per il ruolo, l’attore Colin Farrell afferma che la proposta di lavorare con Reeves su una nuova versione di una proprietà che ama, è stata un facile “sì”. Farrell racconta: “Matt è un regista straordinario. Realizza grandi film incredibilmente divertenti che hanno sempre un nucleo emotivo reale e significativo. Quando ho sentito che stava facendo Batman e che c’era l’opportunità di interpretare il Pinguino, sono rimasto molto incuriosito”.
Alla sua prima lettura, l’attore ne è stato catturato. “La sceneggiatura era straordinaria. Aveva una profondità incredibile e ogni singolo personaggio sembrava essere pervaso da retroscena e sottotesto, e di una profonda corrente sotterranea emotiva e psicologica. Pensavo che Matt avesse fatto un lavoro straordinario nel creare il senso di pericolo in questo mondo. La Gotham di questo film sembra un luogo davvero senza legge, un luogo di corruzione spirituale in un certo senso, e anche quella politica e ambientale sono temi chiave in questa storia”.
Farrell è stato anche ispirato dall’aspetto fisico del personaggio che interpreta, rivelando: “La silhouette del personaggio qui è più drammatica e diversa. Sembro un pinguino, un birillo, grazie all’opera del genio creativo [prosthetics designer] Mike Marino. Quando ho visto per la prima volta il volto del Pinguino, sono rimasto sbalordito. Ero commosso, eccitato e colpito, e la mia immaginazione è andata oltre. È stato un grande regalo di Mike Marino. Dopo aver visto il lavoro di Mike, ho finalmente recepito quale fosse la versione mia e di Matt di Cobblepot, alias il Pinguino. Questa è stata la prima interpretazione col viso truccato e sono assolutamente grato a Mike, al suo team e a Matt per aver avuto il coraggio si spingersi così lontano”.
Il regista aveva condiviso le sue ispirazioni per il personaggio con Farrell quando lo ha convocato per la parte. “Mi interessava sottolineare che questo personaggio non era ancora un boss della mafia”, dice Reeves. “Lo sarebbe diventato in seguito, ma ora è un gangster di medio livello sottovalutato, preso in giro. Quindi ho dato a Colin l’idea di mostrare i semi di ciò che sarebbe diventato. Ho preso in considerazione molti film di gangster, come “Quel lungo venerdì santo” con Bob Hoskins, e ho anche pensato a John Cazale, Fredo in “Il padrino” per Oz, e l’idea era quella di uno showman, che la gente potrebbe non prendere sul serio, ma in realtà sotto tutta questa facciata si rivela un vulcano”.
Reeves ricorda anche che quando ha incontrato per la prima volta Farrell, “Colin era ingrassato per una performance cinematografica in corso, e ho detto: ‘Sei fantastico, saresti perfetto per il ruolo’. Tuttavia, era intenzionato a perdere quei chili di troppo, ma sapevo che avremmo lavorato con Mike Marino, che è un truccatore geniale, e le protesi che realizza sono incredibili. Quindi, insieme ai riferimenti di Hoskins e Cazale in quei ruoli, abbiamo dato vita al personaggio”.
La trasformazione fisica ha aiutato Farrell ad arrivare all’essenza del personaggio. “Oz è consapevole della sua immagine, di come appare”, dice Farrell. “È consapevole della sua condizione fisica, che è potenzialmente un handicap, incluso un problema abbastanza evidente alla gamba destra. Indossa le difficoltà della vita che ha vissuto. In faccia ha le cicatrici della sua vita ed è stato divertente creare un retroscena per ogni singolo segno e ogni singolo problema che ha. Ha ispirato un modo diverso di muoversi, di parlare, di gesticolare”.
Per arrivare all’aspetto finale ci sono volute quattro ore, ma Farrell non ne è stato turbato. Anzi, al contrario. È stata una delle esperienze più emozionanti, esultanti e celebrative in 20 anni di carriera”, dice l’attore. “Mi sono davvero divertito; anche il mio figliolo più piccolo quando è venuto a trovarmi sul set e ha visto il risultato, è rimasto sbalordito”.
Per l’attore, dare voce al Pinguino, un gangster rozzo di mezza età di Gotham City, significava scoprire un nuovo modo di parlare e coprire il suo accento irlandese. “Ho lavorato con un meraviglioso coach dialettale, che ha dato un approccio socio-psicologico al percorso. Si trattava di capire da dove viene il personaggio, in che periodo è nato, qual è stata la sua educazione e quali sono state le relative implicazioni psicologiche, come hanno influito sul comportamento e così via. Era diventato quasi uno studio antropologico di questa persona”.
La Kravitz, per esempio, è rimasta spiazzata dalla trasformazione di Farrell. “Ho perso la testa; non potevo crederci!” condivide. “Matt Reeves mi aveva detto: ‘Non lo riconoscerai’, e io ho detto, ‘Sì, sì, certo.’ E poi Colin è entrato sul set e non potevo crederci. Colin è stato in grado di dare vita a quel personaggio nei movimenti, nel modo in cui camminava, nel modo in cui parlava… in maniera impeccabile”.
L’ammirazione di Farrell per Matt Reeves non si limitava alla sua reinvenzione del Pinguino. “Matt ha profonda passione per ciò che fa, la sua energia e il suo ottimismo sono palpabili”, afferma l’attore. “Come filmmaker e narratore, ha vissuto e respirato questi personaggi per cinque anni. La sua attenzione ai dettagli non è seconda a nessuno e ha realizzato un film straordinario, potente, commovente e sensazionale”.
Se Oz ambisce a salire i ranghi, la sua figura di riferimento è quella ricoperta da Carmine Falcone, il capo di una delle famiglie criminali più affermate di Gotham. Pur vivendo rintanato come un eremita, questo boss riesce a esercitare potere e influenza sulla città senza uscire. Interpretato da John Turturro con un inquietante livello di riservatezza che serve a rafforzare la profonda presa del personaggio su coloro che lo circondano, Falcone è un uomo che si intravede raramente ma con una sentita influenza in tutta la città.
Turturro dice che alla fine è stato Reeves a convincerlo ad accettare il ruolo. “Ero un po’ indeciso sul farlo, non a causa del film, ero interessato al film, ma non sapevo se volessi interpretare questo particolare tipo di personaggio. Poi mi sono venute delle idee, che Matt ha considerato, una delle quali era che tutti avessero una specie di maschera. Quindi: “Quale sarebbe la mia?”. In seguito, ho letto Batman: Anno Uno di Frank Miller. Quando ci siamo nuovamente parlati, gli ho mostrato degli occhiali che ho trovato, e gli sono piaciuti.
“Non ho interpretato molti cattivi”, continua Turturro. “Giusto all’inizio della mia carriera. Ho imparato ad amare Batman insieme ai miei figli… da piccolo mi piaceva Zorro. Mi ha affascinato il fatto che Batman non avesse superpoteri, che fosse un uomo combattuto, e l’idea che vivesse un periodo di transizione, che non fosse completamente formato, l’ho ritenuta interessante”.
Turturro dice che “Ho molto apprezzato l’apertura mentale e la disponibilità di Matt a provare cose diverse e considerare nuove idee per i personaggi. Per noi attori è stato fantastico essere ascoltati e lavorare con lui. In un film su vasta scala spesso si sorvola su certi particolari, invece lui è stato più dettagliato di quanto immaginassi, proprio per il modo in cui ha impostato il tono. E i set erano fantastici. È stato davvero divertente. Aveva tanta energia ed entusiasmo;  quando provavi qualcosa di inusuale, se ne accorgeva subito. E quando si inizia, si vuole continuare a sorprenderlo. Quindi, è stato bello”.
Avendo un certo numero di scene con Farrell, Turturro ricorda: “Colin, non l’ho nemmeno riconosciuto. Lui mi piace molto. È un ragazzo dolce e l’ho trovato fantastico nel suo ruolo. Da vicino non sembrava truccato, credetemi”.
All’inizio del film appare chiaro che in quell’anno c’è la corsa alla poltrona di sindaco di Gotham City. E Bella Realis è la candidata più giovane. Sostenuta dalla gente comune, userà delle tattiche per radunare un gran numero possibile di elettori, ed è pronta a strappare il libro delle regole per ripulire la città dal crimine, senza paura di chiamare i cittadini che crede potrebbero fare di più, come Bruce Wayne.
Jayme Lawson interpreta questa candidata sicura di sé alla ricerca di quello che, considerando la gerarchia criminale di Gotham, potrebbe essere un lavoro ingrato. La Lawson sostiene di essere “una fan occasionale di Batman: per definirmi una fan legittima, avrei dovuto leggere fin da piccola i fumetti, e in verità non ho letto molto. Ma ero affascinata da Batman, era uno di quei supereroi che amavo più di chiunque altro perché è un ragazzo senza poteri speciali, quindi in un certo senso mi sembrava più riconoscibile”.
La Lawson ricorda quando per la prima volta ha avuto la sensazione di poter essere coinvolta in “The Batman”. “Ricordo di averlo letto, di aver mandato un messaggio al mio agente e di avergli detto, amico, è fantastico, sto per far parte di qualcosa di pazzesco. In cima a ciò, sai che qualsiasi cosa stia facendo Matt Reeves sarà fenomenale. Ma, leggendo la sua sceneggiatura, mi sono persa; mi sentivo come se stessi davvero guardando il film e vivendo tutti i colpi di scena. E mi è davvero piaciuto vedere Batman come detective”.
Inoltre, amava il personaggio creato da Reeves. “Bella cerca di fare la differenza nella città in cui è nata e cresciuta. Non viene da un ambiente ricco; è una persona che appartiene al popolo, e che ne capisce appieno le lamentele. Essendo una persona pratica, conosce i veri dolori, i veri conflitti in un modo che tutti questi politici in carriera non conoscono, e ha deciso di provare a dare una scossa alle cose, per cercare di essere una voce reale per i cittadini”.
Un altro personaggio che dovrebbe parlare a nome delle persone nelle città grandi o piccole è il Procuratore Distrettuale. Tuttavia, quello di Gotham, Gil Colson, sembra essersi perso. Di fatto preferisce chiudere un occhio sulle attività dei più grandi boss del crimine di Gotham, mentre allo stesso tempo si gode i vantaggi dell’essere uno dei migliori uomini di legge della città, in particolare della sua vita notturna….
Peter Sarsgaard interpreta il personaggio, che entra in contatto sia con Selina che con Batman in un luogo che la maggior parte dei Procuratori Distrettuali non sceglierebbe, e ovviamente non dovrebbe, frequentare.
Sarsgaard osserva: “Gil è un Procuratore Distrettuale di Gotham ed è sia un padre di famiglia che un uomo corrotto. Penso che in gran parte sia dovuto al suo stato ansioso, che reputo appartenere a chi è moralmente ambiguo. Lo reputo una persona lacerata da ciò in cui è coinvolto, ma in realtà non vede altra via d’uscita.
“Gil conosce le macchinazioni interne di ciò che sta accadendo in città”, continua. “In un certo senso comprende, anche prima di chi gli sta intorno, la spirale discendente in cui si trova personalmente”.
Clark aggiunge: “Con Matt, vogliamo sempre tornare alle origini e lavorare con attori che possono far provare delle emozioni. Matt è molto bravo a dirigere gli attori e noi realizzatori siamo stati fortunatissimi ad avere un ensemble che comprende Rob Pattinson, Zoë Kravitz, Paul Dano, Jeffrey Wright, Andy Serkis, Colin Farrell, John Turturro, Peter Sarsgaard e la nuova arrivata Jayme Lawson. Ognuno di loro è stato protagonista di un progetto nella propria carriera, e ora li abbiamo messi tutti insieme”.

Avanti Vendetta, mettiamoci nei guai…
ALLENAMENTO PER I COMBATTIMENTI

Reeves si è rivolto al coordinatore degli stunt e regista della seconda unità, Robert Alonzo, per dirigere la squadra che ha allenato il cast per le innumerevoli sequenze di combattimento o altri sforzi fisici utili alle enormi sequenze d’azione in “The Batman”.
Una delle più impegnative, ma che racchiude perfettamente lo stile di combattimento di Alonzo, è quello tra Selina Kyle e Batman. Dovendola inchiodare per cercare di estrapolare le informazioni di cui ha bisogno per continuare la sua indagine sul serial killer, nell’azione si evince che entrambi sanno di trovarsi di fronte a un formidabile avversario; inoltre, è il loro primo incontro, quindi la scena è carica di tensione.
Alonzo ricorda: “Una delle cose più difficili nella coreografia di questa scena di combattimento è stata garantire che gli obiettivi di entrambi i personaggi fossero raggiunti. È stato uno dei combattimenti più difficili che ho dovuto fare, principalmente perché non avevo la mia controfigura femminile in quel momento e lavoravo costantemente con l’energia maschile. Normalmente quando faccio le coreografie, considero entrambe le parti, ma questa è stata un po’ più difficile perché avevo bisogno di quell’approccio femminile, e dovevo trasformare ogni mossa in una dichiarazione. Quindi, è diventata davvero una lotta di dialogo fisico. Tuttavia, ha funzionato bene, perché non mi piace combattere solo per il gusto di combattere, ed anche Matt Reeves la pensava allo stesso modo. Nessuno di noi voleva fare le cose per amore dell’azione glorificata; ci deve sempre essere uno scopo guidato dal personaggio”.
Alonzo ha progettato la coreografia per sdrammatizzare la tensione tra loro richiesta nella sceneggiatura durante il primo incontro. “Quando incontri qualcuno per la prima volta, si può avere un atteggiamento civettuolo o giocoso, anche se si litiga”, dice. “Volevamo mostrare una potenziale interazione o relazione nascente, e penso che fosse davvero importante tenere a mente che Batman non vuole assolutamente combattere. Cerca di mantenere una certa distanza e assicurarsi di non farle del male, perché non sa bene come sia coinvolta in quello che sta succedendo a Gotham”.
Batman tenderebbe a sottovalutare Selina, considerandosi avvantaggiato per le sue dimensioni fisiche, ma grazie alle mosse di Alonzo e alla fisicità della Kravitz, appare subito la sua potenza. Dato che Pattinson è chiaramente molto più grande della Kravitz, l’approccio di Alonzo è sempre stato quello di garantire la credibilità dei suoi attori nella sequenza.
“A volte, durante gli allenamenti gli attori sono così concentrati sui loro movimenti da perdere le loro intenzioni”, dice Alonzo. “Lavoro sul training reattivo, per ottenere dei movimenti organici dagli attori: senza memorizzare delle mosse, reagiscono l’uno all’altra. È quello che chiamo dialogo fisico: come un vero dialogo, ogni mossa deve essere un’affermazione e portare avanti la scena. Durante le riprese, abbiamo dovuto considerare lo stile visivo che Matt desiderava,  l’inquadratura, l’illuminazione, il modo in cui portiamo l’attenzione sulla scena e dove concentrarla. La chiave era mantenere chiare le intenzioni degli attori e i loro obiettivi durante l’intera scena, focalizzandosi sul momento. Penso che Rob e Zoë abbiano fatto un lavoro fantastico”.
Pattinson si è allenato per sette settimane, preparandosi per il primo combattimento del film, che si svolge su una piattaforma della stazione ferroviaria di Gotham la notte di Halloween. Pattinson conferma di essersi sentito pronto grazie alle settimane di preparazione, affermando: “Rob ha un grande stile. Per prima cosa, impari alcune mosse da inserire rapidamente in diversi schemi. Ci siamo concentrati principalmente su combinazioni specifiche, senza inserirle nel contesto del combattimento, e in seguito ci siamo esercitati su alcune serie di combinazioni diverse. Alla fine, è sembrato più reattivo e più simile a un vero combattimento, perché si affronta direttamente la persona piuttosto che memorizzare delle coreografie come i passi di una danza”.
“Rob Alonzo e tutta la sua squadra sono incredibili”, dice la Kravitz, che conosce Alonzo da una vita perché era il suo insegnante di Tae kwon do all’età di sette anni. “In questo film, non abbiamo fatto nulla che non sembrava possibile. Ad esempio, non indossavo scarpe con le quali non riuscivo a camminare, e se non ero in grado di sollevare una persona, Rob l’ha escluso per il mio personaggio. Si preoccupava che tutto fosse credibile e motivato dalle emozioni; è stato davvero fantastico”.
Naturalmente, l’attrice ammette prontamente che non è stata una passeggiata. “I primi due mesi di allenamento sono stati intensi: tornavo a casa zoppicando!” dice l’attrice ridendo. “Ma è stato fantastico. Non mi ero mai sentita così forte in vita mia, mi ha davvero cambiata”.

Chi sei tu qui sotto… cosa nascondi?
IL COSTUME DI BATMAN

Il costume di Batman, Batsuit, è un’armatura protettiva da lui stesso realizzata. Bruce Wayne ha combinato tessuti tecnici e placche antiproiettile per dare al suo alter ego vigilante una formidabile difesa tattica contro i criminali. Con questa armatura, ha creato una silhouette intimidatoria tra le ombre di Gotham City.
Reeves aveva in mente un’estetica molto specifica per l’elemento più importante dell’iconografia nel film: “Se Bruce avesse creato questo costume, lo scopo sarebbe stato duplice: uno, per intimidire e spaventare a morte i criminali, motivo per cui ha scelto questa immagine, per mimetizzarsi nell’ombra; e due, per proteggersi il più possibile, come una divisa antisommossa. A guardarlo da vicino volevo che si notassero le cuciture, che evidenziasse le ammaccature dei colpi ricevuti alla testa e il tentativo di aggiustarle, ed i punti in cui la sua tuta era stata sfregiata. Volevo dare la sensazione che Bruce l’avesse realizzato con le sue mani nella Bat caverna”.
L’effetto di indossare quell’iconico abito è stato immediato e trasformativo per Pattinson, che afferma: “Ti senti immediatamente potente. Poi ti rendi conto che anche solo un piccolo sforzo ti fa sudare, mentre cerchi di capire come offrire una performance attraverso una maschera. Ti accorgi rapidamente che questo ruolo è molto più difficile degli altri, ed ha delle specifiche complicazioni. Dipendi dalle luci e dal regista, perché fondamentalmente hai un nuovo volto e sei limitato nella tua performance. Devi quasi imparare una lingua completamente diversa. Alla fine, ti rendi conto che puoi fare piccoli movimenti e che, in molti modi, l’iconografia del cappuccio può essere molto più d’impatto di qualsiasi espressione tu possa fare con il viso”.
“Volevamo che la Batsuit e la Batmobile sembrassero progettate da un uomo, dallo stesso Batman”, afferma Clark. “La tuta è tattica, militare, mirata, pratica. È anche iconica: Batman ha il suo emblema, il suo cappuccio, il suo mantello. Abbiamo scelto un costume che Bruce Wayne, a 30 anni, avrebbe realizzato”.
Il costume di Batman è stato disegnato dal capo concept artist del Batsuit, Glyn Dillon, e dal supervisore dei costumi Dave Crossman. Ispirato alle vecchie tute a pressione sovietiche, sembra fatto a mano, con cuciture visibili ed evidenti segni di battaglia.
Pattinson è rimasto sorpreso da quanto fosse comodo, dandogli al contempo una protezione fisica. Questo perché, a prescindere dall’estetica, il comfort era al primo posto nel design di Dillon e Crossman; non volevano mettere l’attore in difficoltà facendogli indossare un abito che gli impediva di sedersi tra le riprese o che avrebbero avuto bisogno di cinque persone per tirarlo fuori in caso di bisogno di una pausa.
“Ho iniziato subito a fare delle capriole!” confessa l’attore. “Potevo tranquillamente girare e schiantarmi contro le cose. E aveva un sacco di graffi e squarci, quindi non sembrava troppo da supereroe. Sul cappuccio c’era la rientranza di un proiettile, presente per tutto il film. Ogni piccolo segno era ben in mostra: un promemoria per me, della fallibilità di Batman”.
Per comodità ed efficienza, ogni parte della tuta ha una propria utilità, dal guanto che nasconde l’iconica pisola lancia rampini, al disegno del pipistrello che risulta essere un coltello chiudibile Glauca magnetizzato. E a differenza dei suoi predecessori, questo costume non è ingombrante con spalle esagerate e una potente definizione muscolare. Invece, è stato progettato per non essere troppo evidente e come abito per un uomo più magro, un combattente di strada medio.
La sensazione del “riparare e riutilizzare” si estendeva a ogni parte del costume, dal cappuccio – fatto di gomma che doveva sembrare pelle, che è stato cucito e ricucito a mano in modo evidente – alla cintura multiuso, con le sacche porta munizioni simili a quelle della polizia. “Lo stesso è valso per gli stivali”, osserva Dillon. “Non sono da supereroe elaborati; sono stivali dell’esercito austriaco, su cui Bruce ha realizzato una copertura personalizzata per proteggersi le gambe”.
I vambrace di Batman, o guanti d’arme, sono in parte ispirati alla pistola nascosta nella manica corta che il Travis Bickle di Robert De Niro indossa in “Taxi Driver”. Ancora una volta, si fa riferimento alla tecnologia fai da te. “Doveva sembrare che Bruce avesse usato oggetti trovati”, dice Dillon, “e che ha personalizzato, come il manico di un coltello o parte di una lavatrice. I vambraces sono basati sul bō shuriken, un’antica arma da lancio giapponese, ma nel caso di Batman sono arpioni, che può usare anche per respingere dei coltelli, e così via”.
Per la tuta volante che Batman indossa durante la sequenza di un inseguimento critico, Dillon è stato guidato dal desiderio di Reeves di avere una specie di tuta alare, che crei una superficie di tessuto tra le gambe e sotto le braccia. Il design di Dillon prevedeva una fodera all’interno del mantello che Batman estrae e la fa aprire. “Può infilare le braccia, chiudere la cerniera e poi saltare giù dall’edificio”, afferma Dillon.
Il supervisore degli effetti visivi del film, Dan Lemmon, riguardo alla tuta alare afferma: “Ci sono sempre gadget nei film di Batman che gli consentono di scendere dal bordo di un edificio e scivolare verso la salvezza. Ma in questo film non erano adatti, perché volevamo essere il più possibile realistici e radicati. Se il suo mantello fosse diventato un aliante rigido, si sarebbe andati oltre la credibilità che cercavamo di mantenere in questo progetto. L’idea di Matt quindi era quella che il suo mantello e la sua tuta potessero diventare una tuta alare. Supposto che con una vera tuta alare non si potrebbe atterrare senza un paracadute, qui abbiamo a che fare con Batman, un ingegnere e un duro, che ha realizzato una tuta alare che gli permette di atterrare e andarsene”.
La sequenza inizia sul tetto del dipartimento di polizia di Gotham City, che combina elementi del famoso Liver Building di Liverpool e del Chicago Board of Trade Building. Grandi riprese aeree di Batman in piedi sul parapetto sono state girate in location a Liverpool, quindi pesantemente modificate in post produzione per aumentare l’altezza dell’edificio e sostituire il lungomare di Liverpool con Gotham City. Tuttavia, la ripresa di Batman che salta dall’edificio è stata girata su un set parziale ai Leavesden, con una telecamera posizionata sulla schiena di uno stuntman, attaccato a dei cavi. Lo stuntman arriva a due metri e mezzo dal suolo, e la ripresa è stata adattata all’edificio del dipartimento di polizia di Gotham digitale, ed a Batman, che dopo aver aperto la tuta alare inizia a prendere il volo.
La discesa di Batman attraverso il canyon urbano si è svolta in gran parte su LaSalle Street a Chicago, dove la produzione ha effettuato ampie riprese con un drone. “Tuttavia, il drone non aveva una dinamica di volo corretta e non era in grado di volare abbastanza velocemente per ricreare realisticamente il volo della tuta alare”, afferma Lemmon, “quindi, il team degli effetti visivi ha utilizzato il filmato di Chicago come punto di partenza per creare una strada Gothamizzata più grintosa in CG, che ha potuto poi offrire dinamiche di volo più appropriate”.
Lemmon prosegue descrivendo ulteriormente la scena: “Abbiamo usato i LED nello stesso momento in cui stavamo facendo volare i performers nella tuta alare sui cavi, muovendo molta aria in quello spazio in modo che la tuta rimanesse gonfia, permettendo loro di tenere il ​​controllo ed essere “volanti”, non solo appesi ai fili. Abbiamo realizzato un tubo di LED largo 20 piedi per fornire un’illuminazione interattiva dagli edifici, ma i LED hanno anche aiutato a incanalare l’aria spinta da grandi ventole: in effetti, abbiamo creato una galleria del vento con pannelli LED in cui abbiamo fatto volare Batman. Abbiamo fatto la stessa cosa anche con Rob Pattinson; Matt voleva che fosse completamente credibile, in modo da arrivare a pensare alla fine della scena che Rob Pattinson è volato realmente per le strade di Gotham con una tuta alare ed è atterrato per strada senza paracadute!”.
Indipendentemente dall’azione richiesta in una scena, il semplice fatto di indossare la tuta di Batman ha portato a Pattinson tutta la forza di interpretare il protagonista. “Fin dalla prima volta che indossi quel vestito senti l’incredibile quantità di potere che emana”, dice. “C’è così tanta storia nell’iconografia e così tante persone ci si collegano profondamente per motivi diversi. Quando la indossi, senti il peso e la responsabilità, e capisci come Bruce si sente nei panni di Batman. Hai una certa responsabilità nei confronti delle persone che hanno investito così tanto nel personaggio. È lo stesso modo in cui Bruce sente una responsabilità nei confronti di Gotham. Comunque, è una bella sensazione”.

I COSTUMI

Tra i principali collaboratori dei realizzatori di “The Batman” c’è la costumista Jaqueline Durran, che si è subito appassionata alla sensibilità estetica di Reeves per il film. “La cosa interessante di questo film per me è stata la visione di Matt Reeves”, dice la Durran. “Non voleva fosse un film retrò; ha una tecnologia moderna ed è ambientato nel mondo moderno. Ma è ambientato a Gotham, quindi mi dovevo adeguare a quelle idee e renderle contemporanee. Il riferimento ai fumetti più significativo per me è stato Batman: Anno Uno, che ha costituito una delle pietre miliari nella creazione dei costumi”.
Durante tutto il suo processo di progettazione e oltre, la Durran ha trovato che lavorare con Reeves è stata un’esperienza appagante. “Matt aveva le idee molto chiare su come voleva che fosse il film, quindi fin dall’inizio si trattava di dare corpo a quelle idee. Il mio obiettivo, che spero di aver raggiunto, è che ogni singolo personaggio fosse distinto, ma che si adattassero tutti allo schema generale”.
La Durran ha finalizzato i suoi progetti creativi iniziali quando il cast è stato assemblato. “Sapere quale attore interpreta un particolare personaggio ha naturalmente un enorme impatto sull’evoluzione del costume”, dice. “Dalle prime bozze, spesso non si conosce la fisicità della persona che verrà scelta”.
Per i personaggi del canone DC, dove esiste già un’aspettativa generale, la sfida del design è ancora più grande. La Durran spiega: “Ad esempio, con il Pinguino, non sapevamo se avremmo avuto una persona più grande o più minuta, e la cosa non può essere sottovalutata perché è necessario costruire il concept del personaggio con l’attore e con la sua fisicità”.
Così, una volta definito il cast, la Durran e la sua squadra hanno lavorato a stretto contatto con gli attori. “Il Pinguino ha avuto un’evoluzione interessante”, ricorda. “Non appena Colin è stato scelto, abbiamo optato per la forma del corpo protesico, che è stato realizzato negli Stati Uniti. Abbiamo cercato ispirazione dai gangster degli anni ’40 e ’80 e siamo giunti alla fusione di quei due periodi: un abito anni ’80 con influenze anni ’40, e un cappotto di pelle stile anni ’80. Abbiamo realizzato tutto tranne le scarpe e anche Colin ha avuto molte idee. L’unica cosa che abbiamo ripreso dai fumetti per il Pinguino è stato il colore viola”.
Nel creare il look per L’Enigmista, dice: “Paul Dano ha dato molti input per il suo abbigliamento: c’è stata molta evoluzione e rifiuto di alcuni elementi”, spiega. “Lui e Matt volevano le eccedenze di magazzini, dove trovare una giacca tedesca e pantaloni e stivali americani. Una delle cose determinanti è stata trovare la maschera da combattimento invernale, che ci ha permesso di entrare nel personaggio.
“Un altro esempio dello sforzo che è stato fatto per creare il personaggio sono stati i suoi occhiali”, continua. “Gli occhiali sono molto particolari per una persona e non puoi decidere quale paio stia meglio prima di metterli sul viso di qualcuno. Abbiamo provato qualcosa come 200 paia di occhiali prima di arrivare a quello giusto. Paul in quel momento era in Australia, ed è andato da un ottico per provarli e ha inviato le foto. L’Enigmista è un ottimo esempio del concetto che funziona nella realtà”.
Anche Dano ha risposto con entusiasmo al lavoro della Durran. “Mi ha subito colpito il design del personaggio”, dice l’attore. “Il costume di Edward Nashton era molto importante per me e per la squadra, perché la dice lunga sul personaggio. E’ un uomo che potrebbe lavorare accanto alla tua scrivania in ufficio. Trovare i pantaloni color cachi giusti e la camicia botton-down era importante tanto quanto il costume dell’Enigmista. Lo stesso è valso per gli occhiali: ne abbiamo provati molti, e alla fine il paio con la montatura trasparente sembrava quello giusto. Quando li ho indossati sopra la maschera da combattimento, avevo l’aspetto di un medico scienziato, che ha funzionato”.
Dano ha anche avuto un’idea per il look dell’Enigmista che prevedeva la pellicola trasparente per cucina. “Pensavo che sarebbe stato un po’ spaventoso e strano”, dice con circospezione, senza rivelare troppo. “Matt Reeves l’ha adorato; amava tutto ciò che era sconvolgente o inquietante per il personaggio”.
Per la Selina Kyle di Zoë Kravitz, Reeves afferma: “Ancora non si traveste da Catwoman né si fa chiamare Catwoman, ma se ne intravede la transizione. Solo in seguito avrà la sua Cat suit, ma non ancora”.
La Durran ne era consapevole durante tutto lo sviluppo del design, osservando “Abbiamo trovato un compromesso tra un modello del mondo reale e una tuta da Catwoman a tutti gli effetti”, dice. “Doveva essere abbastanza simile alla divisa da Catwoman quando lo diventerà, quindi è stato difficile trovare quell’equilibrio. Abbiamo aggiunto degli inserti di tessuto elasticizzato per rendere la tuta aderente, ed è stato tecnicamente problematico poiché trattandosi di una tuta in pelle, non era elastica. Poi, una volta cucito il costume lo abbiamo usurato per far sembrare che lo indossasse sempre, per dargli una storia”.
Per le scene nel club in cui lavora Selina, la Durran le ha creato un costume con richiami ai fumetti di Batman: Anno Uno, con pantaloni plastificati, cintura e top corto. “Zoë era entusiasta del tessuto plastificato e lucido, quindi abbiamo cercato di accontentarla”, osserva la Durran. “Selina ha anche un cappotto che ricorda la Catsuit, sempre piuttosto malandato. La combinazione tra questi due capi era fantastica”.
Ma la Durran non si è limitata a ciò. “Un altro modo che abbiamo trovato per suggerire cosa diventerà, è stato tagliare un berretto e fare delle cuciture nella parte superiore, che ‘inavvertitamente’ lo fa sembrare un po’ come le orecchie di un gatto”, dice sorridendo.
Reeves era entusiasta di quest’idea. “Avevo detto a Jacqueline che Selina doveva indossare un passamontagna, e quando l’ha modificato per formare queste piccole orecchie, ho detto, ‘è davvero pazzesco, lo adoro!’ E così ho pensato di inserire in una scena l’immagine del contorno della sua testa dove si intravedono le orecchie e si percepisce la sua imminente trasformazione, senza mostrare palesemente i dettagli”.
Il regista è rimasto colpito dal modo in cui è stata realizzata l’intera Catsuit. “Uno degli elementi chiave del look di Selina è la tuta da motociclista e che, con il passamontagna con le orecchie da gatto e la frusta, ha reso omaggio all’Anno Uno, con un outfit molto particolare: un bustier e pantaloni di pelle”.
Il lavoro della Durran ha entusiasmato la Kravitz. “Jaqueline è geniale, disponibile, ed ha reso l’intero processo molto divertente”, afferma l’attrice. “Matt voleva che la Catsuit non fosse un capo alla moda, ma fosse pratica. Ha forme e sagome diverse e alcune parti sono lucide; ci sono pezzi che sono stati rattoppati con diversi tipi di pelle, che si direbbe l’abbia indossata fino alla morte. E’ femminile e sexy, ma allo stesso tempo pratica, e per noi era una cosa fondamentale”.
Anche per il costume da Vagabondo di Bruce Wayne, la Durran si è ispirata a Batman: Anno Uno, creando un outfit che si fonde con il background. Il risultato finale è stato un modello tra abbigliamento da lavoro e articoli militari. “Rob voleva spingere l’aspetto dell’abbigliamento da lavoro”, dice. “Se indossi una sorta di uniforme, tendi ad essere invisibile. In particolare si è focalizzato sui lavoratori portuali di Manhattan e di come passino inosservati tra la folla. La difficoltà è stata trovare un casco che fosse appropriato per la moto che guida, e alla fine ne abbiamo trovato uno che è una via di mezzo tra un casco retrò e uno da motocross”.
Poiché il personaggio non è la versione a cui il pubblico è abituato, un’altra scena fondamentale che coinvolge Bruce Wayne nei suoi panni ha presentato una sfida diversa per la Durran: un abito da uomo. “Ci è voluto un bel po’, ma come per gli altri costumi, si trattava di rifarsi al passato e modificare”, racconta la Durran. “Siamo passati dal giapponese minimalista per la maglietta di Bruce e siamo arrivati a Saville Row per il completo e il cappotto. Sono capi di lusso ma che non danno nell’occhio. L’elemento Kurt Cobain pensato da Matt è stato davvero importante per l’aspetto del nostro Bruce Wayne; qui non sembra un playboy … è più un’anima torturata”.
In contrasto con quel look c’è Alfred, il fedele maggiordomo di Bruce Wayne. “Andy Serkis voleva che Alfred fosse ben vestito con abiti su misura, ordinato con una precisione quasi militare in ciò che indossava”, afferma la Durran. Con questo in mente, aggiunge: “Abbiamo utilizzato del mohair nero vintage per dare al suo abito un tocco anni ’60, con un collo sciallato sul gilet. Era un Savile Row molto costoso e tradizionale, in contrasto con l’abbigliamento di Bruce.
Il cast all’occorrenza ha dato il proprio contributo per definire i costumi. John Turturro, ad esempio, ha trovato a New York un paio di occhiali da sole vintage, perfetti per Carmine Falcone. “Il problema era che non ce n’è un altro uguale al mondo!” afferma ridendo la Durran. “Avevamo bisogno di diverse copie per gli stuntmen, e quindi abbiamo riprodotto degli occhiali che corrispondevano esattamente agli originali”.
“Il suo costume”, continua, “era minimalista e poco appariscente. Chi ha un certo potere spesso sceglie di passare inosservato; si mette in secondo piano e resta nell’ombra, e questo era l’approccio che volevamo seguire”.
Il direttore della fotografia di Reeves, Greig Fraser, dice di essere rimasto sbalordito dall’aspetto dell’intero ensemble. “La squadra dei costumi è stata incredibile. Gli abiti che hanno realizzato avevano una texture meravigliosa e riflettevano la luce in un modo interessante e unico. Ogni volta che illuminavo un costume, parlava da solo. Nulla sembrava in alcun modo falso, ma era tutto realistico ed organico.

TRUCCO TRASFORMANTE

Il makeup designer di protesi Mike Marino è stato incaricato di creare le protesi del Pinguino. “Matt Reeves voleva che questo personaggio fosse un po’ patetico e un po’ empatico”, dice, “facendo riferimento a Fredo de ‘Il Padrino’. Anche il Pinguino, come gli altri personaggi, è solo all’inizio del suo carriera, quindi doveva ancora cambiare e maturare. Ho preso ispirazione da alcuni vecchi gangster e dai fumetti originali. Alla fine, ho scolpito il più fedelmente possibile la fronte di Fredo su Colin e, dopo averla modificata, si è trasformato in questo strano mafioso: un uomo sfregiato, brizzolato, e pesante con giusto un’insicurezza o due”, sorride.
Quell’insicurezza potrebbe derivare dalla sua faccia butterata e dal naso subliminale a forma di becco, visibile di profilo. Nel corso di un processo durato circa tre ore, Farrell si è gradualmente trasformato nel Pinguino, con singoli pezzi comprendenti naso, labbro superiore, mento, sopracciglia e lobi delle orecchie, truccati ogni giorno e incollati sul viso e sul collo dell’attore.
“Una volta incollati i pezzi, iniziavamo a dipingerli, correggendo con tonalità e colori diversi per abbinarli il più vicino possibile al tono della pelle”, afferma Marino. “In seguito abbiamo aggiunto la barba corta, le sopracciglia e la parrucca. Non avrei potuto chiedere una persona migliore di Colin per questo trucco, perché la sua personalità e la sua faccia si sono prestate in maniera eccezionale permettendomi di fare cose davvero interessanti; infine, ha aggiunto una sorta di zoppìa, che ha fatto prendere vita al Pinguino”.

Ci vediamo all’inferno
CREARE GOTHAM

Per l’aspetto del film, Reeves e il suo team, inclusi il direttore della fotografia Greig Fraser e lo scenografo James Chinlund, avevano un’ambizione specifica: progettare un ‘Bat – mondo’ mai visto prima. Dice Reeves: “Abbiamo visto versioni fantasy teatrali di Gotham, versioni incredibili nei film di Burton e le versioni molto pratiche che ricordano quasi James Bond nei film di Nolan. La nostra storia del crimine racconta la storia di un luogo, e quel luogo è Gotham, e volevo che fosse un mondo sospeso”.
Reeves desiderava creare un mondo che fosse allo stesso tempo plausibile e irriconoscibile. “Non volevamo che Times Square sostituisse Gotham Square”, dice, “così abbiamo aggiunto grattacieli e un treno sopraelevato all’architettura gotica di Wellington Square a Liverpool, con l’idea che la guardi e pensi: “Dove si trova?” Gotham è uno dei personaggi del film, e poiché i crimini alludono alla storia della corruzione della città, l’idea della presenza di quel luogo come personaggio, era fondamentale”.
Fraser è stato immediatamente coinvolto dalla visione di Reeves. “Mi piace leggere un progetto e non sapere come realizzarlo all’istante”, afferma. “Se leggo un progetto o ne parlo con un regista e me ne vado leggermente terrorizzato, ci sto. Batman ha una storia cinematografica tanto forte ed è stata rifatta da più registi straordinari. Detto questo, non mi lancio col paracadute né vado su skateboard o moto, ma cerco di mettermi alla prova quando faccio un film, e questo progetto sicuramente mi ha incuriosito fin dall’inizio”.
Il professionista è stato coinvolto nel progetto attraverso il personaggio del protagonista. Osserva: “L’unica cosa di cui Matt ed io abbiamo parlato all’inizio era che volevamo fare un film che fosse oscuro, ma non così oscuro da risultare inguardabile. Doveva attrarre un folto gruppo di persone, ma il tono doveva tornare al Batman iniziale dei fumetti, con un Bruce Wayne ‘spezzato’, e un Batman che ne è il risultato.
Reeves e Fraser, che hanno avuto modo di conoscersi a fondo durante la produzione della pellicola sui vampiri “Blood Story”, avevano già parlato di Batman prima dell’inizio delle riprese. “È stato molto facile entrare nella visione di Matt. Ha un modo particolare di vedere il mondo ed è un regista meticoloso. In questo senso somiglia molto a Batman”, afferma sorridendo. “Avendo già lavorato insieme conosco il suo approccio, e volendosi avvalere del lavoro di James Chinlund era chiara la direzione che ha scelto per il film. Batman: Anno Uno è stato il riferimento principale, ed il trampolino di lancio per quello che sarebbe diventato il nostro film: la storia di un Batman più giovane e cupo, che avrebbe delineato l’aspetto del film.
“Una delle cose che mi preoccupava all’inizio era l’oscurità”, continua Fraser. “Nello specifico come creare un’oscurità luminosa, che suona come un ossimoro, ma ci sono vari modi per illuminare un’immagine, e al contempo l’oscurità nel personaggio. Il costume e la maschera di Batman sono molto scuri: cercare di cogliere l’anima di un personaggio attraverso un costume scuro, attraverso occhi scuri, è molto difficile, perché è una sfida illuminarlo abbastanza da cogliere le emozioni senza alterare il mood. Quindi, durante il test della telecamera era chiaro che dovevamo evitare una linea di luce di riempimento sugli occhi, per ridurre il contrasto e fornire un’illuminazione alle zone in ombra,  trovando quell’equilibrio del vedo-non-vedo dei dettagli”.
Riguardo Selina Kyle, tuttavia, a Fraser è stata data la possibilità di esplorare un tono estetico diverso. “Mi sono divertito moltissimo, perché Zoë assorbe la luce e la riflette in un modo unico”, dice. “Ha una pelle e dei lineamenti bellissimi e ho scoperto di poter giocare con i colori con lei. In generale abbiamo cercato di rimanere semplici, e di non essere troppo esigenti con l’illuminazione, ma con Zoë ho scoperto che spesso, aggiungendo il colore ciano alla fonte di luce che la stava illuminando, la faceva saltare fuori dalla scena dandole chiarore”.
Alla base di tutte le decisioni di Fraser, c’era il desiderio di dare autenticità all’aspetto generale. “Questo film doveva essere illuminato in modo naturale, il che significava che ogni singola luce doveva essere pratica e funzionale. In ogni grande città c’è luce praticamente ovunque, quindi volevamo assicurarci che ogni set avesse un’illuminazione concreta al centro. Non volevo che il pubblico avesse l’idea che la luce provenisse da altra fonte: tutte le fonti che illuminavano il backlot che abbiamo costruito erano effettivamente piazzate sul set, quindi potevo in qualsiasi momento cambiare l’aspetto del set accendendo le luci giù esistenti. Questo è stato un grande vantaggio, perché significava che tutto sembrava reale. Ha anche permesso agli attori di vedere quale sarebbe stato lo sfondo, consentendo loro di interagire emotivamente con esso. Inoltre ha consentito la corretta integrazione della luce tra il primo piano, la parte centrale e lo sfondo, rendendo gli effetti visivi molto più semplici e quindi, molto più efficaci”.
Anche per i movimenti della telecamera, Fraser e Reeves hanno optato per un approccio radicato. “Abbiamo spostato la telecamera delicatamente”, afferma Fraser. “Raramente si sposta o si inclina, o cattura più movimenti contemporaneamente; l’abbiamo spinta in avanti o indietro, fatto panoramiche o dropping. Il film è complesso e profondo riguardo all’ambientazione, alla storia e al personaggio, e la telecamera ha dovuto fare un passo indietro ed essere quasi come un osservatore imparziale, non confondendo il pubblico muovendosi troppo. I movimenti semplici della telecamera ci hanno consentito di non complicare la storia”.
Lungo tutto il percorso, Fraser è stato guidato dalla visione e dallo stile di lavoro del suo regista. “Matt è un regista e sceneggiatore molto meticoloso e attento ai dettagli, e desidera andare oltre ciò che appare in superficie sul set, per approfondire le caratterizzazioni. Vederlo lavorare con gli attori è incredibile, perché Matt ha una direzione molto particolare che ricerca, e dà agli interpreti lo spazio e la libertà di trovare quella stessa direzione.
Lo scenografo James Chinlund è stato ugualmente ispirato dal desiderio di Reeves di presentare il mondo di Batman in un modo completamente nuovo e fresco. “Volevamo disfare il mondo e trovare un nuovo spazio”, dice. “Con la leadership e la visione di Matt, penso che siamo davvero giunti a un’idea tutta nostra”.
Chinlund, che è un grande fan di Batman sin dalla sua infanzia, ha preso il comando da una direttiva specifica. “Matt voleva assicurarsi che presentassimo un mondo che fosse plausibile, che potresti trovare dietro l’angolo o in fondo alla strada, un mondo connesso al nostro che avrebbe coinvolto il pubblico. Molti dei riferimenti visivi di Matt erano i film degli anni ’70 e la fotografia di quell’epoca, così come la grinta e la sporcizia di New York di quel periodo. Questa è stata la genesi o il DNA del mondo di “The Batman”.
“Stavamo anche pensando agli effetti della corruzione e della criminalità, nonché al cambiamento climatico”, continua. “Questo ci ha aiutato a dettare le regole visive che abbiamo seguito in tutto il percorso, arrivando ad un mondo tutto nostro: sicuramente contemporaneo, simile alle città americane come Detroit e Cleveland, ma allo stesso tempo unico”.
Chinlund ha costruito l’estetica di Gotham sull’idea che in passato ha vissuto un periodo d’oro, ma che nel corso degli anni la corruzione ha portato a questo enorme declino. Come se il tempo si fosse fermato, lo sviluppo della città si è congelato. Gran parte della nostra ispirazione per l’aspetto di Gotham proviene dall’architettura Gotica rivisitata in chiave più romantica del cinema americano. Abbiamo quindi incorporato un tentativo congelato di modernizzazione, che ci ha permesso di creare degli edifici abbandonati e arrugginiti, degli enormi grattacieli rimasti incompiuti. La costruzione del World Trade Center negli anni ’70, ad esempio, è stata di grande ispirazione; si vedevano lastre di acciaio salire verso l’orizzonte. Ho adorato il modo in cui quegli scheletri d’acciaio nell’orizzonte si sono sposate con le forme Gotiche, permettendoci di creare un mondo che sembrava moderno, ma non brillante e nuovo. Si poteva notare il fallimento del sistema nell’orizzonte stesso”.
Reeves e Chinlund hanno voluto contrastare la tavolozza colori generalizzata, che tendeva al cupo e all’oscurità, creando un tono diverso nel quartiere a luci rosse, dove vive Selina Kyle. “Siamo stati ispirati da alcuni dei film di Wong Kar-Wai, in termini di texture e motivi”, dice Chinlund. “C’è una gamma di colori romantica in alcuni di quei film che abbiamo amato, quindi abbiamo inserito un po’ più di colore in quelle scene, come i neon e l’illuminazione stradale. Il nostro mondo è prettamente cupo, e quello era un ambiente in cui potevamo far brillare un po’ di colore”.
Durante la pre-produzione, il team ha creato dei set utilizzando la realtà virtuale, che ha consentito a Reeves, Chinlund e Fraser di progettare gli stessi, aggiungere telecamera e illuminazione e, indossando delle cuffie per realtà virtuale da qualsiasi parte del mondo si trovassero, spostarsi nel set virtuale prima ancora che fosse costruito. Ciò ha consentito a Reeves di apportare modifiche al set secondo le sue esigenze creative e pratiche.
Chinlund descrive questa tecnologia, osservando: “La cosa grandiosa della produzione della realtà virtuale è che ti consente di ‘provare’ le modifiche ai set e di sentire lo spazio. Puoi mettere degli obiettivi sui mirini e vedere il tipo di ripresa che puoi ottenere, quindi se bisogna spostare un muro, è molto meno costoso del caso in cui l’hai già costruito. Ti consente di pianificare meglio il processo di realizzazione delle riprese, prima di passare alla costruzione”.
Dopo aver mostrato il set nella realtà virtuale, Reeves ne ha riconosciuto immediatamente la funzionalità soprattutto verso la collaborazione tra tutti i dipartimenti creativi e degli effetti impegnati nel film.
Reeves afferma: “Avevo già lavorato utilizzando la VR perché ti fa sentire in prima linea nella cinematografia. L’idea di creare virtualmente Gotham, il duro lavoro di James con gli artisti per cercare di rappresentare questa città in un modo che fosse davvero caratteristico, e dove si potesse vedere il nostro ponte con il design del buco della serratura – perché quello era il progetto di James – era così emblematico per la storia e così importante. Allo stesso tempo, stavamo ancora cercando di capire come usarlo e come effettuare delle riprese: un’impresa tanto impegnativa quanto elettrizzante. Anche l’estensione del set, che nella realtà non è poi così grande, ma quando ti giri si nota il resto dell’edificio e cosa c’è dietro, è tutta virtuale: un’esperienza strana e davvero emozionante. È una bella tecnologia”.
“Il nostro obiettivo era rappresentare il mondo intero in VR, quindi consentire a Matt di creare degli storyboard e shot-make”, afferma Chinlund. “Stavamo aprendo nuovi orizzonti, ed è stato eccitante vedere la potenza dello strumento e la sua efficacia nel processo di Matt. Penso che abbia creato una relazione molto più efficiente tra il dipartimento artistico, gli effetti visivi, gli storyboard e la pre-visualizzazione”.
Per Fraser, la tecnologia digitale è stata “una svolta. Potevamo intravedere il film sei mesi prima della costruzione del set, consentendoci di prendere decisioni sull’illuminazione, sul blocking, persino sulla modifica delle dimensioni o della direzione da cui proveniva la luce chiave perché sapevamo in anticipo il blocking del film. Poter vedere e controllare tutto, non basandosi solo su modelli, per noi realizzatori è stato inestimabile”.
Durante la fase di scouting della pre-produzione, il team addetto alle location ha esaminato diverse città americane, tra cui Chicago, Pittsburgh, Cleveland e New York, ma ha deciso di fare base a Londra per le riprese principali. Chinlund all’inizio aveva dei dubbi, ma in seguito a dei sopralluoghi a Manchester, Liverpool e Glasgow, ne ha riconosciuto il potenziale.
“Abbiamo notato un’architettura Gotica decaduta che non c’è negli Stati Uniti”, dice. “Ci ha dato una reale opportunità di combinare costruzioni pratiche e alcune location a Chicago, includendo la ricca architettura del Regno Unito, e provare a intrecciare tutto in una città americana mai vista prima”.
Alla fine, Liverpool, Glasgow e Londra hanno fornito le location, mentre i Leavesden e i Cardington Studios i teatri di posa e gli spazi per le grandi costruzioni del set. Le riprese della seconda unità si sono svolte anche a Chicago, con controfigure sulla moto e sulla Batmobile, oltre a filmati di droni che sono poi stati perfettamente intessuti nel footage principale.
Tuttavia, creare il panorama di Gotham è stato complicato. Chinlund afferma: “Ci siamo resi conto che sarebbe stato vantaggioso trovare un luogo in cui avremmo potuto girare, e che ci avrebbe permesso di capire il modo in cui la luce si riflette sugli altri edifici. Abbiamo trovato una location a Lower Manhattan che abbiamo usato per ancorare il grattacielo incompiuto, e poi abbiamo ricostruito il mondo intorno ad esso. Questa è diventata una parte fondamentale dell’area del Tricorner Bridge di Gotham. Quindi”, sorride, “c’è un pezzo di Lower Manhattan, che dopotutto era l’essenza della nostra città”.
Gran parte delle riprese si sono quindi svolte tra location e set, ma gli effetti visivi, guidati da Dan Lemmon, naturalmente hanno dato un contributo importante. La produzione di “The Batman” ha utilizzato dei display LED digitali (LED Volume technology) per dare vita a gran parte delle location. I LED hanno permesso ai realizzatori di vedere gli sfondi direttamente nella telecamera. Aggiungendo strumenti di motion capture al sistema, il team è stato in grado di tracciare la telecamera e regolare la prospettiva degli sfondi 3D in sincronia con la telecamera in movimento, fondendosi perfettamente tra lo spazio fisico e quello virtuale.
Tuttavia, il più grande vantaggio fornito dai LED era la luce: i LED si abbinavano perfettamente ai livelli di colore, contrasto e esposizione del mondo reale. Ciò significava che la luce che raggiungeva la pelle degli attori si rifletteva sui loro costumi in pelle, e i pavimenti bagnati del set erano totalmente coerenti con il resto del mondo, creando un realismo nell’illuminazione e nell’integrazione che non è possibile sui palchi bluescreen. La tecnologia ha anche consentito ai realizzatori di girare in luoghi che sarebbero stati pericolosi o poco pratici del mondo reale, il tutto all’interno di un ambiente controllato, fotorealistico e interattivo.
“Il LED ti consente di avere il mondo sotto gli occhi, e vedere come la luce colpisce un soggetto, in modo del tutto naturale”, spiega Chinlund. “Per gli attori, osservare il panorama di Gotham è stato un incredibile valore aggiunto”.
“Dan e il suo team hanno fatto un lavoro eccezionale insieme a Tad Davis, il nostro direttore artistico degli effetti visivi; è stato fantastico vedere la realtà virtuale combinata agli schermi LED”.
Fraser aggiunge che dal suo punto di vista, “Ciò che il LED ti dà istantaneamente è un’ illuminazione autentica che diventa una sensazione, uno stato d’animo. Illuminazione ed emozione dei personaggi vanno di pari passo”.
La preoccupazione principale di Lemmon era garantire che tutto nel film fosse il più realistico possibile, per soddisfare l’ambizione di Reeves. “Normalmente, gli effetti visivi creano mondi che non esistono o che mostrano il fantastico e il soprannaturale. In questo film bisognava fare tutto il possibile per far credere al pubblico che il protagonista e il suo mondo esistevano davvero. Gli effetti visivi devono sempre connettersi con i temi e le ambizioni del film stesso; devono essere integrati ed essere il più fluidi possibile”.
Lemmon e il suo team hanno lavorato per mesi per far apparire le immagini di Gotham sugli schermi a LED, il che ha significato che molto del lavoro che lui e il suo team avrebbero normalmente realizzato in post-produzione è invece avvenuto all’inizio. “Una delle grandi sfide è stata assicurarsi che il design, la realizzazione dei modelli 3D, i materiali e il rendering fossero ben pianificati molto prima di entrare sul set”, afferma Lemmon. “Non siamo stati i primi a utilizzare i LED volume, ma la novità è stata l’estensione del suo utilizzo nel costruire il mondo di Gotham e avere un volume che è letteralmente aumentato o diminuito in poco tempo”.
Chinlund e il suo team hanno dovuto progettare e costruire una massa critica di set, tra cui l’Iceberg Lounge, l’appartamento dell’Enigmista, la tavola calda, il loft di Falcone e altro ancora,  che, dice, “ci hanno dato la straordinaria opportunità di costruire un backlot di Gotham, oltre alle location iconiche come la Batcaverna e la Wayne Tower”.
Queste ultime hanno innescato una certa trepidazione per la squadra addetta alle scene. La Batcaverna, la base operativa di Batman, si trova nelle viscere della Wayne Tower, dove il vigilante ha trasformato la vecchia stazione ferroviaria Wayne Terminus nel suo quartier generale nascosto, accessibile attraverso una serie di tunnel segreti.
“La Batcaverna e la Wayne Tower, entrambe costruite sui palchi dei Leavesden Studios, sono i classici set che fanno sudare freddo uno scenografo!” afferma Chinlund ridendo. “In passato sono stati realizzati in maniera egregia, e il problema era come avremmo potuto creare qualcosa di nuovo che i fan non avevano mai visto prima. Matt ed io eravamo d’accordo sul fatto che tutto ciò che potevamo fare era fornire qualcosa che si avvicinasse il più possibile alla realtà per la nostra storia”.
La pianificazione della scenografia è iniziata con una domanda: se la Wayne Tower fosse stata costruita negli anni ’20, sarebbe stato possibile realizzare una grotta al di sotto? “Pensavo alle fondamenta”, ricorda Chinlund. “Mi sono ricordato che c’è una stazione della metropolitana al Waldorf Astoria di New York, e si dice esserci sempre un treno fermo lì a disposizione del Presidente o in caso di emergenza, che attraverso questo tunnel segreto dal Waldorf lo avrebbe portato fuori città senza esser visto. Quest’idea mi ha sempre incuriosito, e ho pensato che gli stessi Wayne, avendo creato la città, probabilmente avrebbero realizzato un terminal segreto sotto il grattacielo. Siamo così giunti ad una stazione ferroviaria sotterranea e un ascensore di vetro che portava alla cima della torre”.
A guidare il design di Chinlund per la casa e i beni di Batman, è stata la particolare natura fai-da-te della mentalità di Bruce Wayne. “Ci è piaciuta l’idea che a Bruce non importi affatto delle Wayne Industries e che faccia tutto da solo”, afferma Chinlund. “L’aspetto della Wayne Tower, quello della Batcaverna e della Batmobile riflettono la sua indifferenza verso la ricchezza e le Wayne Industries.
Anche il fatto che il film sia ambientato all’inizio del percorso di Bruce nei panni di Batman ha influenzato l’approccio. “Non volevamo creare qualcosa che fosse solo un pezzo di design appariscente, ma evidenziare l’estetica del fai-da-te di tutto ciò che Bruce stava realizzando”, spiega.
Chinlund ha utilizzato il college di arte e design Central Saint Martins situato a Londra per fungere da centro di comando del dipartimento di polizia di Gotham City e da obitorio, uno dei set preferiti dallo scenografo. “L’architettura e la patina di questo edificio si è prestato così bene per mostrare le viscere del Gotham City Hospital, a corto di personale e sotto finanziato”.
Altri set importanti includevano il palazzo municipale di Gotham, il cui interno è stato costruito ai Cardington Studios di Bedford, uno dei più grandi spazi di interni d’Europa, mentre il neoclassico St. George’s Hall di Liverpool, classificato di grado 1, ha rappresentato l’esterno. Sul  set dovevano avvenire vere acrobazie, tra cui un’auto che sfonda le porte e sale la scala centrale.
L’appartamento di Selina Kyle ha offerto a Chinlund un’altra opportunità per dare libero sfogo alla sua immaginazione. Situato nel quartiere a luci rosse di Gotham, sopra un vecchio teatro di burlesque chiamato The East End, l’appartamento doveva sembrare la casa di una persona reale piuttosto che quella di una caricatura mitica. Come Reeves, il team di progettazione ha tratto ispirazione estetica da Batman: Anno Uno. C’era anche una scena nello script che richiedeva alla telecamera di seguire Selina nell’appartamento mentre salta fuori dalla finestra e sale sulla sua motocicletta sottostante. Il layout doveva accogliere l’unica ripresa che poteva portarla dalla porta alla finestra e al garage situato al piano di sotto, quindi l’appartamento doveva essere sopraelevato.
Lo scenografo si è molto divertito a giocare sul concept di Selina e anche sulla sua transizione a Catwoman. Chinlund descrive: “L’appartamento è abitato da tanti gatti randagi, i mobili sono graffiati, e il frigorifero è pieno di cibo per loro. Alle pareti ci sono gallerie di fotografie di gatti”.
Ovviamente, la produzione ha dovuto piazzare dei gatti randagi nel suo appartamento per settimane, in modo che si sentissero a loro agio e andassero intorno alla Kravitz quando rientrava a casa.
L’appartamento dell’Enigmista rappresenta un altro luogo chiave della storia. “Il design dello spazio è una rappresentazione della sua follia. Ci siamo confrontati a lungo con Paul Dano, assicurandoci di essere sulla stessa linea sul fatto di rappresentarlo come un contabile abbottonato di giorno, un pensatore folle di notte”, afferma Chinlund.
Un altro set importante è la tavola calda in cui l’Enigmista prende un caffè mentre la polizia lo ha puntato. “Dal set dovevamo essere in grado di controllare l’arrivo della polizia”, ​​dice Chinlund, “e siamo arrivati alla base del Tricorner Bridge, un’ancora estremamente importante per la geografia del set, essendo al centro del perimetro d’azione. Avevo in mente il dipinto di Edward Hopper “Nighthawks” quando ho progettato il set, perché adoro il modo in cui il ristorante funge da lampada al centro di un mondo oscuro. In un certo senso questo ne è un omaggio, certamente in termini di quantità di vetro: mi piaceva l’idea che fosse una specie di acquario con l’Enigmista racchiuso nel vetro, uno spazio luminoso in un mondo oscuro e piovoso”.
Chinlund attribuisce al suo team il merito di aver realizzato le riprese a campo lungo, che hanno richiesto di lavorare a lungo sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. “Il freddo e la pioggia del Regno Unito durante i due inverni hanno creato condizioni di lavoro difficili, ma la collaborazione con la squadra britannica ha compensato il clima ostile. Poter attingere alla tradizione, alla straordinaria maestria degli artisti nel Regno Unito, è stato davvero un sogno diventato realtà. Con l’ausilio di Grant Armstrong, supervisore alle scene, ho assemblato una squadra di veri talenti. Lee Sandales, il nostro decoratore di set, ha svolto un ottimo lavoro, e Andy Evans, il nostro direttore dei lavori, è una leggenda ed è stato di supporto per noi tutto il tempo, e ha costruito alcuni dei set più belli che abbia mai visto”.
Alcune ulteriori modifiche degne di nota avvenute durante la post produzione includono delle vedute aeree su Manhattan e Brooklyn, New York, per definire le scene in seguito ad un allagamento. Lemmon racconta: “Abbiamo modificato il paesaggio urbano, rimosso i ponti di Brooklyn e Manhattan, aggiunto il Tricorner Bridge, aggiunto una diga parzialmente distrutta e sommerso il centro di Gotham. Abbiamo anche usato quella ripresa aerea all’inizio del film, quando il Vagabondo torna alla Wayne Tower attraverso il Tricorner Bridge, e di nuovo abbiamo sostituito il ponte di Brooklyn con il Tricorner Bridge e aggiunto il Vagabondo digitale e café racer.
“Le fotografie panoramiche di Manhattan dalle palizzate del New Jersey sono servite anche come base per alcuni scatti dall’ottica dell’Enigmista”, continua. E’ stata applicata la stessa tecnica, sostituendo i principali elementi del panorama, aggiungendo il Tricorner Bridge e quindi creando anche elementi digitali per ambienti particolari”.

LA BATMOBILE

La Batmobile è il maestoso veicolo distintivo di Batman. Combinando la forza bruta con la ferocia ad alta velocità, questa sbalorditiva impresa di ingegneria fornisce a Batman il mezzo su strada per inseguire i suoi nemici più agguerriti. Nel suo parco veicolare c’è anche la Bat moto, il mezzo di trasporto dalle linee più filanti di Batman, perfetto per consentirgli di sfrecciare per le strade di Gotham a velocità vertiginosa.
Poiché Bruce Wayne è appena al suo secondo anno nei panni di Batman, tutto ciò che possiede è nelle fasi iniziali, inclusi i suoi veicoli. La città è in declino e la Batmobile lo riflette presentandosi come una muscle car pratica, costruita a mano e pensata su misura, progettata per soddisfare le sue esigenze molto specifiche.
Chinlund aveva assistito all’evoluzione della Batmobile, dagli albori nei fumetti originali, attraverso i modelli della metà del secolo scorso delle serie TV fino alle auto sportive all’ennesima potenza dei film della fine del XX° e dell’inizio del XXI° secolo. Lui e Reeves hanno iniziato a pensare al design dell’auto anche prima che la sceneggiatura fosse finalizzata.
“Ci sono alcune cose da tenere bene a mente per realizzare un film di Batman”, dice Reeves. “Pensi alla versione della tuta e del cappuccio, dei gadget, e della Batmobile. Da bambino, adoravo ‘Batman `66′, Adam West e quella Batmobile pensavo fosse l’auto più bella di sempre. Ho adorato il fuoco che proveniva dal retro. Da allora sono uscite tante fantastiche versioni della Batmobile e per me deve essere come la Batsuit: con lo scopo di intimidire, deve essere come un mostro. E poiché il nostro Batman è appena agli inizi, volevo che anche la sua Batmobile fosse elementare”.
Reeves e Chinlund hanno osservato insieme diverse macchine. “Entrambi siamo tornati all’idea che nel nostro film doveva essere funzionale e utile per Bruce”, dice Chinlund. “Bruce è risoluto nella sua missione, e la costruzione dell’auto doveva soddisfare i criteri di funzionalità: ogni pezzo extra lo scartava. Ci è piaciuta l’idea che utilizzasse parti di una classica muscle car americana come base, aggiungendo poi il telaio personalizzato, il motore potenziato. Come per la Batsuit che per Bruce doveva essere funzionale ma intimidatoria, lo stesso valeva per l’automobile.
Nell’arco di due anni, la Batmobile ha preso forma con l’aiuto dei vehicle illustrators Ash Thorp, Benjamin Last e molti altri. Dai progetti iniziali, il team è giunto al concept in 3D con il vehicle art director Joe Hiura. Il risultato finale è un’auto che farà un lungo viaggio per diventare il colosso degli steroidi a cui sono abituati gli spettatori; la Batmobile di “The Batman” è completamente nera opaca, con un design che si rifà alla Batmobile originale del programma televisivo degli anni ’60, con luci rosse e ali sul retro. Un solido paraurti in acciaio è fissato su un telaio sempre d’ acciaio che attraversa l’intera vettura, consentendole di schiantarsi contro qualsiasi cosa sul suo percorso, e il massiccio motore che alimenta l’auto si sente quando l’auto si accende e le feritoie si aprono come le branchie di un pesce.
Il supervisore degli effetti speciali Dominic Tuohy e la sua squadra hanno dovuto assemblare un’auto composta da oltre 1.000 parti singole, ma sono i dettagli che rendono orgoglioso Chinlund. “Ovunque nell’auto c’è qualcosa di incredibile, che sia un meccanismo o un dettaglio, come il propulsore che controlla il jet che Batman usa quando ha bisogno di quella spinta in più; telecamere per retromarcia; un pannello di controllo; il cruscotto avvolto in pelle; e poi i tradizionali manometri delle muscle car. È un’estetica essenziale e funzionale. Ma questa non è la parte migliore, osserva il designer: “L’auto si comporta da sogno. È semplicemente incredibile quello che questi ragazzi hanno fatto”.
Il team di Tuohy ha iniziato a lavorare con la costruzione fisica dell’auto, un processo che ha richiesto 12 settimane. A parte motore, pneumatici e cambio, l’auto è realizzata su misura. Ad esempio, il parabrezza non si adattava a un veicolo normale e ha richiesto tergicristalli appositamente realizzati posizionati con precisione per garantire la funzionalità quando il copione prevedeva la guida sotto la pioggia artificiale. “Questo è ciò che è stato interessante nella costruzione della Batmobile”, afferma Tuohy. “Non abbiamo usato un’auto donatrice; né abbiamo costruito un modello unico, o forse in questo caso, ne abbiamo realizzati quattro”.
La Batmobile è stata costruita su un motore V8 da 700 cavalli e quattro ruote motrici, inclusa una scatola di trasferimento all’interno che avrebbe consentito al guidatore di passare dalle ruote anteriori a quelle posteriori durante la guida utilizzando un sistema pneumatico. Tuohy osserva: “E’ utilizzato nelle auto da rally, perché dà all’auto una dinamica che normalmente non avresti e consente al pilota di girare una curva con solo le ruote anteriori funzionanti, e con la spinta di un pulsante trasferisci tutta la potenza alle ruote anteriori, o alle ruote posteriori, o a entrambe. Dall’esperienza precedente, sappiamo che gli stuntman lo adorano, perché hanno la possibilità di trasferire la potenza dove vogliono”.
L’auto doveva anche essere in grado di saltare. “Questo è stato un concetto che abbiamo valutato nella progettazione della sospensione posteriore dell’auto”, afferma Tuohy. “Abbiamo costruito l’auto in modo che potesse essere messa in modalità di guida generale o in modalità salto. Uno dei quattro veicoli che abbiamo realizzato ha delle sospensioni più lunghe ed era adatto per il salto. Abbiamo anche dovuto ridisegnare la parte anteriore di quell’auto, perché il paraurti è in plastica stampata a iniezione, che ha davvero un’ottima finitura oltre che resistenza, ma doveva essere più leggero possibile per superare un salto. Quindi, l’abbiamo rimodellato in fibra di vetro, riducendo il peso di quasi 100 chili”.
Per Tuohy, la cosa migliore del progetto era che “tutto ciò che vedi fare all’auto viene fatto in tempo reale”, dice. “Non c’è l’utilizzo del CGI; quello che appare sullo schermo è opera dell’abilità degli stuntman”.
Sorprendentemente, una delle quattro Batmobile costruite dal team di Tuohy era elettrica, ma per una ragione molto pratica. Chinlund aggiunge: “Quella era la macchina per il lavoro sul set, e aveva il vantaggio di essere totalmente silenziosa. Aveva anche un pod in cima, dove era seduto lo stuntman mentre Rob Pattinson era al posto di guida in basso”.
Per Pattinson, la Batmobile si adattava esattamente alla sua incarnazione dell’estetica del personaggio. “È un’altra parte della natura artigianale di ogni cosa in questo film”, dice. “È fantastico che tu possa vedere la costruzione realistica: non è tecnologia aliena o super high-tech, Bruce l’ha costruita con le sue mani e abbiamo seguito quel processo. Batman è sempre stato un Supereroe accessibile, anche se è un miliardario; il fatto che sia semplicemente un ragazzo penso piaccia a molte persone. E quando vedi che anche la Batmobile è artigianale fatta con la perseveranza e i soldi… penso che sia interessante”. E incredibilmente bello. “Quando la guidi, sembra di stare su un jet o qualcosa del genere”.

Sotto il ponte…
MUSICHE E COLONNA SONORA

Dall’ ‘Ave Maria’ di Schubert a ‘Something In The Way’ dei Nirvana e una manciata di requiem e concerti, “The Batman” di Reeves è intriso di una sensibilità inquietante e notturna che riflette la natura più profonda di Bruce Wayne nel suo secondo anno di vigilanza per le strade di Gotham che affronta la sua rabbia, e un detective che lavora per risolvere una minaccia mortale per la sua città.
Per la colonna sonora, Reeves si è riunito con il compositore Michael Giacchino. “Questo è il nostro quinto film insieme”, ricorda il regista, “ed è stata una collaborazione elettrizzante; è fantastico lavorare con lui: è divertente e particolarmente sensibile. Lo stimo moltissimo. Quando dovevo realizzare “Il pianeta delle scimmie”, è stata la prima persona che ho chiamato, perché sapevo che aveva tutti i pupazzi del pianeta delle scimmie, perché fin da piccolo, come me, era appassionato del genere. Quindi, quando ho ricevuto ‘The Batman’, gli ho detto: ‘Beh, indovina qual è il prossimo?’ Ha lo stesso tipo di amore e connessione con Batman che ho io”.
Pur condividendo la stessa passione per la proprietà, Giacchino ha subito informato il regista che intendeva affrontarla in modo diverso. Reeves ricorda: “Mi ha detto che voleva fare ciò che non eravamo mai stati in grado di fare, ovvero registrare prima che girassi un fotogramma. Ha detto: ‘Voglio registrare una suite, e che sia come la sconosciuta Sonata di Beethoven di Batman, che è stata trovata e che usiamo per la colonna sonora dell’intero film’. Sono subito stato d’accordo. Mi stavo entusiasmando, così abbiamo iniziato a scrivere contemporaneamente, e mi mandava delle tracce temporanee di brani al pianoforte che stava componendo”.
Reeves rivela che successivamente, “la sera prima che Rob facesse il provino, Michael mi ha mandato un MP4 segreto e mi ha detto di ascoltarlo. L’aveva messo insieme con un’orchestra, ed era il tema musicale principale sia di Bruce che di Batman: una suite che mi ha lasciato a bocca aperta! Era emozionante. Quella mattina sono andato sul set, c’era Dylan Clark e gli ho detto: “Sali in macchina”.
“Si è seduto sul sedile del passeggero e ho messo la musica alta”, continua Reeves. “Gli ho detto che era la musica di Michael per il film: e ci siamo commossi entrambi. L’ha trovata fantastica. È stato uno di quei rari momenti in cui mi sono sentito come se stessi vivendo un giorno speciale e fatale: noi ad ascoltare questa musica e Rob Pattinson che stava per indossare uno dei classici costumi di scena di Batman. Stavamo per entrare a far parte della storia del cinema, e significava tanto per me e per tutti.
“Quindi, sul set ho detto a Rob che prima di girare le scene, volevo che si guardasse allo specchio, in costume, senza cappuccio, e che si truccasse. Il tutto mentre suonava la musica scritta  da Michael. Da lì è iniziata la scena: la musica ha aiutato Rob a entrare nei panni di Batman; quindi l’abbiamo ascoltata tutto il tempo”.
“Il tema ci ha seguito fino alla post-produzione” afferma Reeves: “Insieme a William Hoy e Tyler Nelson, i miei montatori, nell’area di montaggio ascoltavamo la musica di Michael, tagliando il film proprio sulla base della partitura del compositore. Era una musica risonante e potente, ed è sempre stata incorporata nel film”.
Dylan Clark riflette sull’esperienza di realizzare un film basato su uno dei Supereroi più iconici del fandom. “I film di Batman vivono dentro di noi, perché siamo sempre alla ricerca dell’eroe tra la gente e Batman lo rappresenta”, dice. “È coraggio ed eroismo racchiusi in una sola persona, ma è anche complicato e conflittuale. Matt ha creato un film in cui questo eroe è guidato dal senso di vendetta. La distruzione e la rabbia influiscono pesantemente sul suo percorso e deve farne i conti e capire che deve diventare un simbolo di speranza. Per me, è in quel simbolo di speranza che Batman rappresenta ciò di cui c’è più bisogno oggi”.
Anche Robert Pattinson ha trovato elettrizzante questo diverso centro della storia e trova il risultato emotivo un interessante capovolgimento. “Nei film precedenti, Batman pensa che il suo sigillo e il suo operato ispirerà la città ad avere una visione più ottimista verso un futuro più luminoso”, afferma l’attore. “Nella storia di Matt, Batman è impegnato nell’oscurità e nel nichilismo; non pensa che Gotham City sia in grado di guarire sé stessa, ma è piuttosto su una spirale discendente e che sta combattendo una battaglia senza speranza che si concluderà con una sconfitta. Mi è sempre piaciuta l’idea che Batman abbia un filo di speranza alla fine, che è probabilmente la cosa più dolorosa che deve fare, perché si è chiuso dal provare qualsiasi cosa. Quindi, in realtà è Gotham stessa che gli lascia una possibilità di speranza”.
Reeves riassume: “Come narratore ci sono molte storie che voglio raccontare, ma alla fine più di ogni altra cosa, l’importante per me e per tutti noi, era rendere questo film un’esperienza completa per il pubblico. Volevamo che gli spettatori seguissero Batman attraverso un arco narrativo che si spera sia significativo per loro, onorando al contempo la storia di questo personaggio che continua a ispirarci a raccontare nuovamente la sua storia”.


dal pressbook del film

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The Batman disponibile in Digitale da martedì 19 Aprile 2022 e in DVD da giovedì 19 Maggio 2022
info: 3 Marzo 2022 al Cinema; 19 Aprile 2022 in PVOD; 19 Maggio 2022 in TVOD e DVD.

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