TÁR - Poster

TÁR (2022)

TÁR
Locandina TÁR
TÁR è un film del 2022 prodotto in USA, di genere Drammatico e Musica diretto da Todd Field. Il film dura circa 158 minuti. Il cast include Cate Blanchett, Noémie Merlant, Nina Hoss, Sophie Kauer, Julian Glover, Allan Corduner, Mark Strong. In Italia, esce al cinema giovedì 9 Febbraio 2023 distribuito da Universal Pictures.

TÁR esplora la natura mutevole del potere, la sua durevolezza e l'impatto sul mondo moderno. 

Dallo sceneggiatore – produttore – regista Todd Field arriva TÁR, con protagonista Cate Blanchett nei panni di Lydia Tár, la rivoluzionaria direttrice di una delle principali orchestre tedesche. Incontriamo la Tár all’apice della sua carriera, impegnata sia nella presentazione di un libro, che in un’attesissima esibizione dal vivo della Quinta Sinfonia di Mahler. Nel corso delle settimane che seguono, la sua vita comincia a disfarsi di fronte alle problematiche attuali. Il risultato è uno scottante esame del potere, del suo impatto e della sua solidità nella società odierna.

Info Tecniche e Distribuzione

Uscita al Cinema in Italia: giovedì 9 Febbraio 2023
Uscita in Italia: 9 Febbraio 2023 al Cinema
Data di Uscita USA: venerdì 7 Ottobre 2022
Genere: Drammatico, Musica
Nazione: USA - 2022
Durata: 158 minuti
Formato: Colore
Lingua: inglese, tedesco
Produzione: Focus Features
Distribuzione: Universal Pictures

Passaggi in TV:
• mercoledì 06 Dicembre ore 08:25 su Sky Cinema Due
• giovedì 07 Dicembre ore 08:25 su Sky Cinema Due +24

Cast e personaggi

Regia: Todd Field
Sceneggiatura: Todd Field
Musiche: Hildur Guðnadóttir
Fotografia: Florian Hoffmeister
Scenografia: Marco Bittner Rosser
Montaggio: Monika Willi
Costumi: Bina Daigeler

Cast Artistico e Ruoli:
foto Cate Blanchett

Cate Blanchett

Lydia Tár
foto Noémie Merlant

Noémie Merlant

Francesca Lentini
foto Nina Hoss

Nina Hoss

Sharon Goodnow
foto Sophie Kauer

Sophie Kauer

Olga Metkina
foto Julian Glover

Julian Glover

Andris Davis
foto Allan Corduner

Allan Corduner

Sebastian Brix
foto Mark Strong

Mark Strong

Eliot Kaplan



Produttori:
Todd Field (Produttore), Alexandra Milchan (Produttore), Scott Lambert (Produttore), Stephen Kelliher (Produttore esecutivo), Compton Ross (Produttore esecutivo), Phil Hunt (Produttore esecutivo), David Schiff (Produttore esecutivo), Nigel Wooll (Produttore esecutivo), Cate Blanchett (Produttore esecutivo), Marcus Loges (Produttore esecutivo), Uwe Schott (Produttore esecutivo)


Consulente Musicale per i Realizzatori: John Mauceri | Consulente Musicale e Supervisore alla Direzione d'Orchestra: Natalie Murray Beale.

Recensioni redazione

TÁR, recensione del film con Cate Blanchett
TÁR, recensione del film con Cate Blanchett
Matilde Capozio, voto 7/10
Una fantastica Cate Blanchett è la protagonista di un dramma psicologico che affronta tematiche attuali con una narrazione inconsueta, esplorando un ambiente poco conosciuto.

Immagini

[Schermo Intero]

Commento del regista

“Il copione è stato scritto per un’artista: Cate Blanchett. Se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce. I cinefili, gli appassionati e il pubblico in generale non ne saranno sorpresi. Dopotutto, Blanchett è una maestra assoluta. Mentre giravamo il film, l’abilità sovrumana e la verosimiglianza di Cate sono stati qualcosa di veramente sbalorditivo da vedere. Ha avuto un effetto positivo su di tutti. Il privilegio di collaborare con un’artista di questo calibro è qualcosa di impossibile da descrivere adeguatamente. Sotto ogni punto di vista, questo è il film di Cate.”

Note di Produzione

IL PODIO
TÁR si apre con un’intervista tra Adam Gopnik e Lydia Tár al New Yorker Festival, in cui viene messa a fuoco la professione della Tár: dopo essersi laureata Phi Beta Kappa ad Harvard, questa eclettica Americana ha studiato pianoforte al Curtis Institute prima di conseguire il dottorato in Musicologia presso l’Università di Vienna, specializzandosi in musica della Valle dell’Ucayali nel Perù orientale, dove ha trascorso cinque anni tra la popolazione Shipibo-Konibo. Come direttrice d’orchestra, ha scalato i ranghi delle “Big Five” orchestre americane mentre nel frattempo componeva, e si è aggiudicata tutti e quattro i principali premi: Emmy, Grammy, Oscar e Tony, ottenendo un posto nella lista dei cosiddetti EGOT.
Con il sostegno del consulente finanziario e direttore d’orchestra amatoriale Eliot Kaplan (Mark Strong), la Tár ha fondato la Accordion Conducting Fellowship, il cui principio fondatore era quello di offrire opportunità imprenditoriali e contratti lavorativi alle giovani direttrici d’orchestra. Dopo esser stata direttrice ospite a Berlino, Lydia Tár è diventata la principale direttrice dell’orchestra, posizione che ha ricoperto per sette anni.
“Per molto tempo ho pensato ad un personaggio che fin da piccolo si era impegnato come autodidatta per inseguire un sogno, e una volta realizzato, questo sogno si trasforma in un incubo”, dice Field. “Se un tempo la Tár ha vissuto una vita dedicata all’arte, ora si ritrova a gestire una realtà che mette a nudo le sue debolezze e le sue inclinazioni, facendo proselitismo delle sue regole agli altri solo per violarle lei stessa, con un’apparente totale mancanza di auto-consapevolezza. Ma come direbbe Janet Malcolm, ‘Essere consapevoli della propria malizia non la giustifica’”.
“Come molte persone che ricoprono posizioni autoritarie, e che respirano l’aria rarefatta di orchestre ordinarie come quelle tedesche, la Tár è enigmatica”, afferma la Blanchett, “È stata una vera sfida per me dare vita al personaggio, e trovare i momenti che avrebbero permesso al pubblico di connettersi con la sua esperienza, perché questa è una donna che in effetti non conosce sé stessa”.
Fuori dal palco, Lydia Tár vive una relazione a lungo termine con il primo violino di Berlino, Sharon Goodnow (Nina Hoss), con la quale crescono la loro figlia adottiva siriana, Petra (Mila Bogojevic) in una casa moderna berlinese; la Tár è vicina al suo mentore e predecessore Andris Davis (Julian Glover), che la aiuta ad affrontare le intricate complessità della sua posizione. E lei stessa fa da mentore a Francesca Lentini (Noémie Merlant), la sua giovane assistente che spera un giorno di diventare una direttrice d’orchestra.
“E’ una delle sceneggiature più sbalorditive e intelligenti che abbia mai letto”, dice la Hoss, che è apparsa in diverse opere acclamate dalla critica del regista tedesco Christian Petzold. “La tensione rimane altissima fino alla fine: ti immergi in questo personaggio, senza un attimo di sollievo. Ti entusiasmi anche per ciò che l’esperienza della musica suscita a livello emotivo e psicologico. Per non parlare del business dietro il mondo della musica classica, e della ferocia in essa contenuta. La sceneggiatura di Todd crea un’ ambientazione ricca e drammatica, ma allo stesso tempo la storia ha un’anima immensa”.
Noémie Merlant aggiunge: “TÁR ci introduce in un ambiente che non si vede spesso – il mondo dell’orchestra e del suo direttore – ponendo una donna nel ruolo centrale, e usando altre donne per parlare di questo mondo, ed esplorare la complessità delle relazioni tra le persone che vi abitano e lavorano. La storia è molto moderna nel modo in cui esamina le dinamiche del potere, e fa sorgere delle domande sulla loro natura complicata”.
Mentre l’orchestra si prepara per la data della registrazione dal vivo della Deutsche Grammophon della Quinta Sinfonia di Mahler, e che segna un punto culminante nella carriera della Tár, iniziano ad apparire delle avvisaglie di difficoltà.
“Le donne direttrici d’orchestra ottengono più spesso pezzi da camera, non i pezzi grossi – e francamente questo le logora”, aggiunge la  Blanchett. “La mia protagonista si ritrova a prendere decisioni poco sagge a causa dell’esaurimento provocato da questi processi sistemici. Sei sul podio da donna, e una percentuale della tua concentrazione deve superare la convinzione politica che sei lì come donna”.
Nella seconda metà del film, TÁR diventa una storia sulla mutevolezza delle dinamiche di potere, mentre la sua orchestra – un corpo democratico in cui i musicisti eleggono il direttore – inizia a considerarla in modo diverso. “La nozione di democrazia contro autocrazia è molto viva nella storia di Todd”, afferma la Blanchett, e culmina in una scena in cui Lydia e sua figlia improvvisano un’orchestra con animali di peluche dopo che il potere della direttrice sul podio viene minacciato. “Non è una democrazia”, ​​dice la Tár alla bambina, mettendo in luce il conflitto al centro della sceneggiatura di Field.

DARE UN SENSO AL RUMORE
Come tanti, Field si è avvicinato per la prima volta alla musica da concerto attraverso Leonard Bernstein. (Il background musicale di Field è nel jazz). “Guardando le lezioni che Bernstein ha tenuto ad Harvard negli anni ’70, si evince il fatto che ha rimosso tutte le pretenziosità e le ha sostituite con l’amore”, dice Field, “Chiarisce che la musica classica è rumore: puoi riprodurre questa frase e farla suonare come il tema musicale di Dragnet, o cambiare il tocco e l’attacco e farla suonare come un’opera di Charles Ives: è lo stesso. Questa musica dovrebbe essere neutralizzata, demistificata e insegnata nelle scuole pubbliche. Mahler V – il pezzo che Lydia dovrebbe dirigere – è l’opera che cambia davvero tutto. Se si ascolta la colonna sonora di un film di oggi, o del resto quella di Bugs Bunny, si sta comunque ascoltando una musica che proviene da questo lavoro canonico”.

IL PROCESSO
TÁR è un film sulle prove, un film elaborato, e Field voleva cercare di trasmettere i meccanismi che accadono dentro e fuori dal palco. “Nel collocare un personaggio in questo ambito, la mia preoccupazione era che le persone che vivono quella realtà potessero minimizzare il film, e dire che avevamo sbagliato, che avevamo presentato una versione della disciplina non vera. Quindi, era essenziale che il lavoro della direzione d’orchestra avesse un suo reale potere nella narrativa, e non fosse semplicemente un retroscena per altro. Leggere i libri di John Mauceri sulla direzione d’orchestra mi ha messo sul percorso da seguire. Ho chiamato John e sono rimasto incantato dal fascino di un vero Maestro”.
Mauceri ha organizzato un corso di studio per Field, trascorrendo molte ore al telefono insieme. “John è stato incredibilmente disponibile in termini di conoscenze e tempo. Il suo entusiasmo, molto simile a quello del suo mentore Leonard Bernstein, è decisamente contagioso”.
Per anni Mauceri ha diretto “Movie Nights” all’Hollywood Bowl, attirando folle che hanno fatto registrare il tutto esaurito, contribuendo ad imprimere le colonne sonore dei film nella mente di un pubblico di musica classica. “John ha un background insolito per un direttore d’orchestra”, dice Field, “in quanto comprende realmente i meccanismi dei film. Quindi, per noi era un vantaggio; in termini pratici gli sottoponevo delle idee per la trama al fine di testarne la plausibilità. Il tempo trascorso insieme mi ha anche fatto sorgere delle domande scomode relative ai professionisti della musica classica in Germania, che notoriamente sono dettagliati e religiosamente protettivi nei confronti di ciò che producono, che ovviamente è di gran bellezza e onorabilità”.

“Lì È DIVERSO”
Per dare un senso di autenticità, Field ha intervistato un certo numero di suonatori d’orchestra tedeschi, inclusa la prima violinista donna nella storia della prestigiosa orchestra Filarmonica di Monaco. “Mi ha confidato le difficoltà che ha dovuto affrontare nella sua ascesa, cose che in un milione di anni le sue controparti maschili non avrebbero mai dovuto fronteggiare. Il mondo della musica classica tedesco-austriaca è ancora molto congelato nel tempo. Basta guardare le migliori orchestre. Fino ad oggi, nessuna ha nominato una direttrice d’orchestra donna. Questo di per sé rende il nostro film una favola”.

MAHLER & ELGAR
“Il Mahler V è una pietra miliare, non solo nel canone classico, ma anche per altre forme musicali. È facile innamorarsi del terzo movimento”, afferma Field. “Sono stato ossessionato per anni dalle sottili sfumature di varie registrazioni basate sull’orchestra, la sala e il direttore. Finché non mi sono reso conto che tante persone si sono avvicinate all’opera musicale dopo la visione di Morte a Venezia di Visconti. Così, quando John mi ha chiesto quale fosse il mio pezzo preferito di musica classica, mi sono coperto gli occhi e sono diventato un apologeta dell’Adagietto. Ma mi ha rimproverato: ‘Nessuno seriamente appassionato della musica classica è mai stato così cinico riguardo all’Adagietto. Dimentica Visconti. Costruisci la tua idea intorno alla V’.  E così ho fatto. La storia si sarebbe incentrata su una direttrice d’orchestra, la prima direttrice principale donna nella storia di questa orchestra berlinese, e si sarebbe collocata in un periodo di tre settimane che prevedeva la preparazione al lancio del suo libro a New York, in contemporanea ad un’esibizione dal vivo a Berlino, per la registrazione del Mahler V ad opera della Deutsche Grammophon.
Dopo di ciò non ho avuto paura delle pretese anti-populiste e mi sono sentito libero di dedicarmi alla musica che più amavo. Tra questa, c’era sicuramente il Concerto per violoncello di Elgar. Quando Elgar lo scrisse, era inaudito che un’orchestra avesse delle suonatrici di sesso femminile. Tuttavia, la violoncellista Beatrice Harrison fu la prima a registrarla davanti all’allora London Symphony Orchestra, tutta al maschile, allo Stage One della EMI (gli attuali Abbey Road Studios) e con lo stesso Elgar alla direzione.
Il pezzo fu quasi dimenticato fino al 1965, quando Jacqueline du Pré lo registrò con la stessa orchestra nello stesso studio di Harrison, ma questa volta con la direzione di Sir John Barbirolli. Il pezzo è diventato talmente legato alla du Pré, che lo ha inserito nel suo repertorio standard. In effetti, è stata l’ultima cosa che avrebbe registrato prima di morire, quando è tornata ancora una volta allo Studio One, con suo marito Daniel Barenboim alla direzione. È proprio per questa registrazione, che nella sceneggiatura Olga Metkina confida alla Tár di aver scelto di diventare una violoncellista.

LA COSTRUZIONE DI UN PERSONAGGIO
“Cate ed io abbiamo iniziato il nostro lavoro insieme nel mese di settembre del 2020”, afferma Field. “Lei era impegnata nelle riprese di altri due film mentre si preparava per TÁR. Durante il giorno lavorava, e quindi mi chiamava di notte, continuando così a lavorare per molte ore. Ha imparato a parlare tedesco, a suonare il piano – sì, è proprio Cate che suona, ogni nota – e ha svolto la quantità più esauriente di ricerca. È una vera autodidatta e ha raggiunto grandi risultati in un anno – sempre durante la realizzazione di altri due film – più di quanti la stessa Lydia Tár ne ha ottenuti in 25. Durante la produzione non ha dormito. Dopo la giornata di riprese, andava direttamente a lezione di pianoforte, di tedesco, dialetto americano o tecnica della bacchetta del direttore d’orchestra / schema ritmico. Ha trascorso il suo ‘giorno libero ‘ su una pista tracciata secondo le dimensioni precise della rotatoria di Alexanderplatz per provare una scena con Nina Hoss, mentre sterzava e frenava a 60 miglia orarie tra otto auto guidate da stuntman. Non si è mai tirata indietro. E’ lei che ha stabilito il livello e i ritmi per tutti noi, che abbiamo dovuto fare il possibile per cercare di stare al suo passo”.
La Blanchett, pur apprezzando la carica intellettuale del copione di Field, si è connessa alla storia innanzi tutto a livello istintivo ed umano. “Ho visto che c’erano moltissimi strati da rimuovere, cosicché io – e il pubblico di conseguenza – avremmo potuto scoprire chi fosse questa affascinante ed enigmatica Lydia Tar. Todd ha dato vita ad una creatura decisamente straordinaria”. La Blanchett è rimasta anche affascinata dalla qualità della ritmica musicale della sceneggiatura, e dall’approccio unico di Todd alla rappresentazione di questo personaggio.
“Sono molto concentrata sul linguaggio; quando ho letto la sceneggiatura c’erano molti riferimenti che non mi erano familiari. Sapevo di aver bisogno di capirli a fondo, in modo che il pubblico si fidasse del fatto che questo personaggio sapesse esattamente di cosa stava parlando, in ogni circostanza. Stranamente, il pubblico non ha bisogno di conoscere questi riferimenti, ha solo bisogno di sapere che Lydia è un genio”.
“Sono rimasta colpita da questo ritratto di una donna in disfacimento, ed ho altresì risposto in modo ritmico al copione, attraverso la musica. Nella mia esperienza da attrice, la musica spesso è una chiave per sbloccare un personaggio o l’atmosfera, e creare una connessione con la storia. Il film di Todd è stato un turbo per me in questo senso”.
Per Field e la Blanchett, lavorare insieme prima della produzione è diventato un esercizio essenziale per la costruzione dell’atmosfera, tanto quanto quella del mondo e dello sviluppo del personaggio. “Insieme siamo riusciti ad andare ben oltre il materiale”, sostiene la Blanchett. “Todd è il collaboratore più impavido e di mentalità aperta con cui potresti mai sperare di lavorare. Prendeva in considerazione ogni mia idea folle per il personaggio, arrivando addirittura a scrivermi alle 2 di notte per dirmi ‘Penso di sapere come farla funzionare’. Ha un’inventiva pazzesca. Abbiamo spinto in alto i personaggi quando abbiamo iniziato a porre grandi interrogativi come ‘Che cosa E’ un processo? Quanto sono transazionali le relazioni nella sceneggiatura? Tutti i personaggi sono complici nel mantenere in funzione queste strutture di potere? È possibile sentirsi a proprio agio quando si cerca di spostare un gruppo di persone in un posto nuovo? Adoriamo ammirare i grandi, ma amiamo ugualmente vederli cadere?’. Queste conversazioni hanno contribuito a plasmare anche Lydia.
Molte delle nostre grandi narrazioni sono collassate, e sono affascinata da quelle persone i cui interessi sono grandiosi ed eccessivi, ma che storicamente non hanno beneficiato di tale grandezza. Cosa succede alle grandi persone che vorrebbero tornare indietro e avere accesso alla grandezza del passato, nella minuzia del presente?”.
“Cate ha ingerito la sceneggiatura, l’ha memorizzata dall’inizio alla fine, quindi l’ha scavata a fondo”, dice Field. “Voleva scoprire la provenienza di tutto ciò che orbitava intorno alla Tár, quindi quando abbiamo iniziato a girare, già sapeva tutto quello che facevo; in effetti è andata anche oltre quel che sapevo io stesso. Mi correggeva durante le prove dicendo che era MTT, non Michael Tilson Thomas”.
“Dirigere un’orchestra non è un compito facile, e sono rimasta sbalordita dagli sforzi di Cate per la riuscita della sua performance, coadiuvata dalle nozioni acquisite in itinere e da come è riuscita a creare un personaggio completamente nuovo e originale, ma allo stesso tempo totalmente autentico e fedele alla realtà”, afferma l’attrice esordiente Sophie Kauer nonché violoncellista nella vita reale, che interpreta la giovane violoncellista russa Olga Metkina.
“Il mio punto di partenza sono state le masterclass di Ilya Musin e il documentario struggente su Antonia Brico” aggiunge la Blanchett. “Ho osservato Claudio Abbado, Carlos Kleiber, Emmanuelle Haim e Bernard Haitink per capire chi non era Lydia Tár, ma anche chi aspirava ad essere. La direzione d’orchestra è un linguaggio, un atto colossale di comunicazione creativa. È totalmente idiosincratica e personale. Il linguaggio gestuale è stato per me l’ingresso ideale per entrare nella mentalità di un Maestro, ma anche per farmi capire come si sarebbe mossa nel mondo”.
Cate Blanchett, che si è allenata a lungo con l’insegnante di direzione Natalie Murray Beale, si affretta a sottolineare che “La formazione per questo ruolo prevedeva lezioni di pianoforte, dialetto e lingua. Tutte cose pratiche all’interno delle varie abilità di questo personaggio. Che tuttavia, non fanno il personaggio. Questo non è un film semplicemente sulla direzione d’orchestra. Questo è solo qualcosa di essenziale che il personaggio fa, come respirare. La vera sfida per me come interprete era entrare nella testa di una persona estranea a sé stessa. Ha dimenticato e si è allontanata dal ‘Perché?’, e nel tentativo di stabilire un retaggio, ha rotto il legame con la musica. Lydia Tár ha un potente senso critico interiore, che inconsciamente sottoscrive l’idea che se sei perfetto, nessuno può farti del male. Ma, naturalmente, la perfezione è impossibile nell’arte. L’arte è piena di imperfezioni e zone grigie, e questo è il problema”.
“Nel mio piccolo ho capito come gestire un’importante istituzione culturale”, afferma la Blanchett, che è stata co-direttore artistico e co-amministratore delegato della Sydney Civic Theatre Company per quasi dieci anni, insieme al marito Andrew Upton. “Quel livello di responsabilità culturale e fisicamente impegnativa, a volte può essere un compito solitario e ingrato, ma al contempo può rappresentare la più grande sfida della propria carriera. Il 70 percento del nostro tempo come artisti era dedicato alla gestione dell’organizzazione: l’edificio, il programma, gli sponsor, l’interfaccia del pubblico e, naturalmente l’avere a che fare con le nozioni di politica aziendale, risorse umane e finanziamenti governativi”.
Questa esperienza ha aiutato l’attrice premio Oscar a comprendere il funzionamento interno di un ensemble artistico – e di un personaggio esigente e spesso volubile, che ricopre entrambi i ruoli in un’orchestra tedesca. “Laddove terminava il nostro impegno creativo e fisico, andavamo fuori dal nostro ufficio e ci consultavamo con il nostro staff in modo significativo su decisioni artistiche. Sono certa che in molti, all’inizio, essendo abituati ad un approccio più gerarchico si saranno chiesti: ‘Ma cosa stanno facendo?’, non essendo soliti lavorare in un modo più democratico. Tradizionalmente il mondo della musica classica – come tante altre istituzioni – non segue un tale ordinamento. La Tár, per esempio, dovrebbe essere una forza unitaria. Come direttrice d’orchestra, la musica scorre attraverso di lei, non ci sono altri esempi di persone nella sua posizione. Gli unici sono stati i grandi uomini e tiranni del canone classico, come Wilhelm Furtwangler e Herbert von Karajan”.

GLI ALTRI INTERPRETI
Il mondo della musica da concerto è storicamente patriarcale. Tuttavia, TÁR punta gli occhi sulle donne che fanno parte della vita personale e professionale di Lydia, incluse la sua compagna Sharon, con la quale cresce la figlia adottiva, e la prima violinista dell’orchestra, la devota assistente della Tár, Francesca, che vuole a seguire le orme del sua capo, oltre infine ad Olga Metkina, la giovane violoncellista russa la cui giovinezza e sicurezza alimentano le energie creative in stallo della Tár, e complicano il suo rapporto con l’orchestra e con Sharon.
“Al centro di questa storia c’è un matrimonio”, dice Field. “E’ bene sapere che da quando Herbert Von Karajan è stato allontanato da Berlino, non ci sono più direttori nominati a vita in Germania. In tutte le orchestre tedesche sono in vigore elezioni democratiche, il che significa che i musicisti votano il direttore principale, e che “l’invito” può essere revocato in qualsiasi momento. Il primo violino può essere la mano invisibile per l’ascoltatore, ma per l’orchestra rappresenta chi detiene il vero potere. In questo modo, il rapporto tra Lydia e Sharon si complica, cosa che ha fatto discutere quando l’hanno reso pubblico per la prima volta”.
Come la maggior parte delle persone, Field ha conosciuto il lavoro di Nina Hoss grazie ai film a cui ha collaborato con Christian Petzold, oltre al suo impegno come violinista professionista con PTSD in The Audition di Ina Weisse.
“Fin dal mio primo incontro con Nina, è apparso chiaro il motivo per cui Petzold scrive molti dei suoi film per lei. Ha indicato una scena del film e mi ha detto: ‘Penso che tu potresti farlo in modo diverso. Penso che la cosa importante in questa relazione non sia chi indossa i pantaloni. Ma è la complicità’. Ebbene, quella breve conversazione ha portato la sceneggiatura verso direzioni importanti che altrimenti sarebbero andate perse”.
Per entrare nel personaggio, la Hoss ha studiato le opere di Elgar e Mahler assieme alla sua insegnante di violino, Marie Kogge, che in questa occasione hanno anche parlato del significato che questi brani avrebbero potuto avere per Sharon, e del tipo di potere che detiene come primo violino nell’orchestra. “Il suo potere è diverso da quello di Lydia: sei sotto esame ogni singolo giorno, perché tutti nell’orchestra aspirano al tuo posto – non sei mai al sicuro”, dice la Hoss. “Sharon tiene insieme l’orchestra, aiuta a trovare il giusto tono in senso pratico, e aiuta a tradurre tutto ciò che la Tár vuole tirare fuori dal gruppo; e si capisce quanto sia transazionale il suo rapporto con la Tár dentro e fuori l’orchestra”.
La Hoss aggiunge: “Sharon non è mai stata innocente ai miei occhi – come la Tár, anche lei ha dei secondi fini: ha tutto l’interesse che Lydia Tár sia una grande star, in modo da mantenere il loro status di coppia potente, e sottovaluta il comportamento della sua partner rimanendo in silenzio. Questa storia ruota attorno alle dinamiche di potere delle relazioni transazionali: sono strade a doppio senso. Nessuno è innocente. Nessuno è del tutto colpevole. L’assolutismo è senza senso, a meno che non si tratti di eventi sportivi. Si spera che il film accenda conversazioni vivaci e salutari sulla vera natura di tali relazioni”.
Altrettanto complessa è la dinamica tra la Tár e la sua assistente Francesca Lentini. “Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma è un film che mi piace molto”, afferma Field, “mi ha dato modo di conoscere gli altri film della Sciamma, Diamante nero e La mia vita da Zucchina, ma soprattutto, almeno per questo film, il talento davvero speciale di Noémie Merlant”.
Francesca è un personaggio in transizione. A differenza della Tár, proviene da una colta famiglia borghese. Ha frequentato il Conservatoire de Paris, ha conseguito il MFA a Yale, poi una borsa di studio alla Accordion Foundation, dove ha conosciuto la Tár. La loro relazione è stata a tratti intima, ed ora è puramente transazionale. Alcuni anni prima, la Tár invitò Francesca ad assisterla a Berlino. Era chiaro ad entrambe che da lì sarebbe diventata assistente del direttore. Francesca è al corrente delle macchinazioni e delle mosse del suo capo. Per questo motivo, ha tutte le ragioni per non fidarsi di lei, e si sta costruendo silenziosamente un’alternativa.
Aggiunge la Merlant: “A differenza degli altri personaggi, non vediamo mai Francesca suonare uno strumento nel film. La sua abilità è tutta nel suo orecchio. È un’ ascoltatrice, un’ osservatrice. Quindi, la sfida per me era incarnare il suo amore per la musica, e il desiderio di dirigere attraverso il suo linguaggio del corpo e dello sguardo. Ammira la Tár e vuole imparare da lei ma, allo stesso tempo, la teme”.
La giovane violoncellista russa Olga Metkina rappresenta una lente diversa attraverso la quale osservare la dinamica del potere dell’orchestra. Ecco un personaggio tanto sicuro del proprio talento e della propria identità, di quelli che non chiedono nulla e, così facendo va a colmare un vuoto della Tár, quello spazio in cui la ferocia dell’arte è oscurata dall’energia spesa a dirigere una importantissima istituzione culturale. Lydia Tár in Olga rivede sé stessa da giovane. E per questo motivo compie un passo falso, uno dei tanti, che alla fine contribuirà alla sua rovina.
“La direttrice del casting Avy Kaufman ed io sapevamo che trovare la perfetta Olga Metkina sarebbe stata la più grande sfida per il casting: il ruolo richiedeva una violoncellista russa adolescente, che fosse anche in grado di recitare”, afferma Field. “L’ideale sarebbe stato un incrocio tra Lotte Lenya e Jacqueline du Pré. In teoria, sembrava un compito ragionevole, e Avy ha assistito a numerosi provini, ma i criteri per il paese di origine di Olga erano troppo specifici; quindi abbiamo esteso le audizioni a tutte le nazionalità”.
Nell’ufficio del casting è arrivata una marea di registrazioni da parte di possibili candidate. L’assistente della Kaufman, Brigitte Whitmire, ha dovuto esaminare centinaia di nastri delle esibizioni di giovani musiciste, che facevano audizioni con un accento russo stentato. Nessuna era adatta. “Abbiamo quindi capito di dover estendere il provino ad attrici che sapessero suonare almeno un po’ il violoncello, o quantomeno tenere un arco correttamente, e sebbene fosse entusiasmante vedere la profondità di giovani talenti, la loro musicalità non era abbastanza buona”, dice Field. “Non importa se il tempo stava volgendo al termine, nessuno di noi voleva doppiare, fingere o usare una controfigura per farla sembrare una violoncellista di livello mondiale. Era importante che tutti coloro che avrebbero dovuto fare musica nel film, facessero effettivamente la musica del film”.
Finalmente, nell’ultima settimana di casting, è arrivata un’ auto-registrazione. Si trattava di una violoncellista di 19 anni dai capelli biondi e lunghi fino alle ginocchia, vestita in modo piuttosto ordinato. Veniva da una famiglia della classe media dei pressi di Londra. In breve, Field dice “Sophie non rappresentava affatto questo personaggio. Ma poi ha iniziato a recitare… ed è uscita Olga. Quando le ho chiesto dove avesse imparato il suo accento russo, ha detto ‘YouTube’. Ah, e un’altra cosa: sapeva suonare. Suonava davvero. Sophie era una violoncellista straordinaria. Non ne eravamo al corrente perché era l’unica violoncellista che abbiamo visto a non esser presente sui social media. Quando le abbiamo chiesto la motivazione, ha risposto che si trattava di un’assenza intenzionale: non voleva che le persone la ascoltassero fino a quando non “era pronta”. È stata una presentazione perfetta per Sophie, e coerente con la mia esperienza insieme a lei come attore e musicista, durante la produzione e persino al post. Sophie Kauer è una forza della natura“.
La Kauer ha iniziato a suonare il violoncello quando aveva otto anni. “Mi hanno offerto il violino ma ho detto di no, perché bisognava alzarsi in piedi per suonarlo”, dice la Kauer. “Ho scelto il violoncello perché volevo restare seduta”. Ha iniziato a fare passi da gigante con lo strumento all’età di quattordici anni, ricevendo una borsa di studio per frequentare un’accademia musicale in Svizzera con altri giovani musicisti provenienti da tutta Europa. “E’ lì che ho capito che questo era ciò che volevo fare per il resto della mia vita. Devi fare molti sacrifici per seguire questo genere di percorso: quando tutti escono a divertirsi, devi rimanere a casa ad esercitarti su Elgar”.
Field ha inviato alla Kauer la sceneggiatura, che ha risposto immediatamente in modo positivo. “Ero tanto entusiasta che qualcuno volesse esplorare il mondo della musica classica in questo modo, e che volesse affrontare le tante questioni che sono rilevanti oggi”, afferma la Kauer. “La scrittura di Todd era bellissima, anche ciò che non apparirà sullo schermo, come la scena in cui l’orchestra accetta di suonare l’Elgar, sollevando gli archi in senso affermativo che lui descrive come  ‘una foresta cresce più densa, fino a quando non è completamente matura ‘ “.
Con l’ausilio delle dialect coach Helen Simmons e Inna Resner, la Kauer ha perfezionato il suo accento russo. “Mi hanno aiutato ad entrare mentalmente nella recitazione, spronandomi ad osare cose nuove nel mio tentativo di dare vita ad Olga”, dice la Kauer. “Il lavoro sul dialetto mi ha aiutato a sviluppare il personaggio: il mio orecchio si è subito abituato alla sua musicalità”.
Per entrare meglio nella recitazione, la Kauer ancora una volta si è collegata a YouTube, dove ha seguito un video didattico di Michael Caine. Non avendo mai recitato prima, la Kauer ha chiesto di rimanere sul set durante la produzione anche quando non girava le sue scene, non perdendo occasione di osservare costantemente Nina Hoss e Cate Blanchett nello svolgimento del loro mestiere. “Ero sempre presente sul set, a cercare di imparare dai migliori”, aggiunge la Kauer. “Avendo attorno degli attori di livello mondiale, perché non cogliere l’opportunità?”.
La Kauer non aveva mai suonato da solista in un’orchestra professionale. “Il ruolo è stato doppiamente spaventoso: la maggior parte dei diciannovenni non ha avuto molta esperienza in un’orchestra, quindi arrivare sul set ed esibirsi, e poi essere registrati per un film, mi ha creato una pressione enorme”, afferma la Kauer. “Non era tanto importante il fatto che io suonassi il violoncello in modo unico, o comunque non come avrei suonato normalmente: Todd aveva idee molto specifiche su come le cose dovessero essere formulate musicalmente, e Cate dirigeva, quindi dovevo anche adattarmi a lei, e ai meravigliosi musicisti della Dresda Philharmonie, musicisti di livello mondiale che, a differenza di me, avevano anni di esperienza in un’ orchestra”.
Mark Strong interpreta Eliot Kaplan, uno dei migliori consulenti finanziari del mondo, la cui vera passione è la musica classica. Un direttore d’orchestra dilettante, Kaplan è salito sul podio grazie ai suoi contatti e in particolare ai suoi legami d’affari con Lydia Tár. La loro è l’ennesima relazione transazionale. Dieci anni prima, il suo Kaplan Fund ha finanziato un progetto caro alla Tár, la Accordion Foundation, un istituto il cui principio fondatore era quello di offrire opportunità lavorative alle giovani direttrici d’orchestra. “Mark è uno dei miei attori preferiti”, dice Field. “Ho avuto modo di conoscerlo principalmente grazie al suo lavoro teatrale. Il suo ritratto di Eddie Carbone nella produzione di Ivo van Hove in A View From The Bridge di Arthur Miller, è una delle più grandi esibizioni teatrali a cui abbia mai assistito”.
Strong confessa di esser stato ansioso di interpretare il ruolo nel film, perché “mi ha dato l’opportunità di interpretare un personaggio con un aspetto molto distante da me, cosa che cerco sempre di fare”.
Julian Glover interpreta Andris Davis, il predecessore della Tár a Berlino. È un uomo con cui si confronta regolarmente riguardo al lavoro, poiché è una delle poche persone al mondo con cui può relazionarsi. Per la Tár, questa è sia una benedizione che una maledizione. Lo ammira, ma è anche consapevole di non volersi ritrovare nella sua posizione nel terzo atto della sua vita. “Il lavoro di Julian parla da sé”, afferma la Blanchett, “È l’attore perfetto, ed è assolutamente in grado di cogliere la parte essenziale di un personaggio. Quando abbiamo girato le scene insieme, Julian aveva appena compiuto 86 anni, eppure era impeccabile, ed ha apportato la sua rispettabile conoscenza del mestiere che era vitale per questo personaggio”.
“Sono stato immediatamente attratto dal fatto che Todd avrebbe diretto il progetto, e stupito dall’opportunità di lavorare con la brillante Cate; ed infine sono rimasto sbalordito quando ho letto la sceneggiatura: straordinaria, meravigliosa, originale e MUSICALE”, afferma Glover. “E’ stato facile per me aderire immediatamente ad un progetto del genere, e non ha disatteso le mie aspettative”.
Allan Corduner, un pilastro delle scene britanniche e di Broadway, nonché un veterano attore cinematografico noto a molti per la sua brillante interpretazione di Sir Arthur Sullivan in Topsy-Turvy – Sottosopra di Mike Leigh, al fianco di Jim Broadbent nei panni di W.S. Gilbert, interpreta Sebastian Brix, assistente alla direzione di Berlino. Sebastian è arrivato a Berlino nel 1990 con Andris Davis e, come dice Eliot Kaplan alla Tár, è una decisione che lei ha “ereditato”. Field e Corduner si sono incontrati per la prima volta più di trent’anni fa, in un’occasione di lavoro. “Allan è un attore stupendo”, dice Field. “E un grande essere umano. Ha capito perfettamente chi era Sebastian, e lo ha interpretato come un personaggio di corte in un dramma elisabettiano. È stato meraviglioso collaborare nuovamente con lui dopo tanti anni”.
“Far parte del cast di TÁR è stato davvero uno dei grandi piaceri e privilegi che ho avuto nel corso di una lunga carriera”, afferma Corduner. “Conosco Todd Field da molti anni e ne ho sempre ammirato il talento, l’umiltà e il rigore. Si prende cura degli attori e li rispetta: organizza delle prove insieme a loro in uno spazio tranquillo prima delle riprese; una rarità di questi tempi. Ci si sente totalmente supportati”.

DIETRO LE QUINTE
Artisti di tutto il mondo hanno contribuito a dare vita al mondo visivo e sonoro di TÁR attraverso la scenografia, la fotografia, i costumi, il montaggio e la colonna sonora. Le location vanno da Berlino, a New York e il sud-est asiatico, e con interni che includono sale da concerto, hotel, ristoranti, la casa d’infanzia della Tár, il suo vecchio appartamento a Berlino e la casa brutalista che condivide con la sua compagna e la figlia. Field e la sua squadra hanno sviluppato un mondo specifico per questo personaggio, che era raffinato ed esclusivo, e che nel corso del film si stringe intorno alla Tár mentre combatte per la sua sopravvivenza in questo mondo meticolosamente definito.
Molto prima della preparazione, Field ha pianificato il lavoro insieme allo scenografo Marco Bittner Rosser. “Marco ha affrontato senza paura molte sfide progettuali. Innanzi tutto, bisognava trovare un’orchestra tedesca con una sala da concerto in stile vigneto che permetteva ad una troupe cinematografica non solo di occuparla, ma di possederla, insieme a tutti coloro che si trovavano all’interno al posto giusto. Marco e il nostro co-produttore, Sebastian Fahr-Brix, si sono presi questo incarico, cercando di convincere la Filarmonica di Dresda a considerare almeno la possibilità. È stata una trattativa lunga e devo ammettere che ci ha tenuti sulle spine. Ma senza Marco, Sebastian e Uwe Schott della X-Filme, non ci saremmo mai riusciti.
Quando siamo arrivati, la Sala di Dresda era in uso da soli 18 mesi. Come altre sale in stile vigneto, Dresda è nata dalla mente dell’architetto Hans Scharoun. Noi avevamo accesso soltanto alla Sala da concerto. Tutte le aree del backstage e gli uffici dell’orchestra erano vietati. Per questo Marco ha progettato gli uffici dietro le quinte, i corridoi, gli spazi pubblici ecc., seguendo lo spirito e l’estetica di Scharoun. L’abilità di Marco come scenografo è impressionante, tanto quanto le sue capacità logistiche. Come le altre nostre squadre creative, ha gestito tre team diversi in tre paesi”.
Per una produzione che richiedeva tale prontezza, Field si è rivolto al direttore della fotografia Florian Hoffmeister per l’illuminazione del film. “Avevo ammirato il lavoro di Florian nell’adattamento prodotto da Ridley Scott The Terror di Dan Simmons, per la regia di Edward Berger. La qualità dell’illuminazione di Florian in quel progetto, in particolare dei volti, era mozzafiato. Per TÁR abbiamo effettuato dei test approfonditi di illuminazione, obiettivi e telecamere. Questo lavoro si è protratto tra alti e bassi, per due mesi. Eravamo alla ricerca di qualcosa di neutro più che bello. Alla fine ci siamo rivolti alla Arriflex, che ha realizzato appositamente degli obiettivi personalizzati e un sistema di emulsione di stampa personalizzato che ora integrano in tutte le loro fotocamere. Florian sapeva che avremmo avuto problemi e limitazioni, in particolare nella sala da concerto, e ha fatto di tutto per assicurarsi di non farci mancare nulla, e che Cate sarebbe stata supportata in ogni modo possibile”.
La costumista candidata all’Oscar Bina Daigeler (Tutto su mia madre; VolverTornare), è entrata molto presto a far parte della produzione per aiutare la Blanchett a ritrarre Lydia Tár. “Il rapporto con la costumista e le prove costumi sono una parte importante, per definire ciò che apparirà al pubblico, e per capire meglio il personaggio e il suo modo di vivere nel suo ambiente”.
La Daigeler ha anche aiutato a coordinare i costumi e gli oggetti di scena per le scene a New York, tre mesi prima dell’inizio delle riprese principali. “A parte la sua grande abilità come costumista, Bina è un genio per quanto riguarda le location, i set e, francamente, le persone”, afferma Field. “Ha il dono particolare di creare un’atmosfera che fa uscire le persone dalle loro zone di comfort, e spingerle verso nuovi traguardi. Tutti i dipartimenti hanno beneficiato del suo talento e dei suoi brillanti consigli”.
Field aveva già incontrato la montatrice Monika Willi durante le prime fasi di un film che però alla fine lui aveva abbandonato. Famosa per le sue collaborazioni con Barbara Albert, Michael Haneke e Ulrich Seidl, la prestigiosa reputazione della Willi è nota in tutto il mondo del cinema europeo.
“Quando abbiamo iniziato a tagliare TÁR, a Londra era iniziato un nuovo lockdown, quindi siamo stati costretti a chiuderci in un convento del XV° secolo nei pressi di Edimburgo”, afferma Field. “Mona ha un senso della disciplina e del rigore fuori dal comune, che è esattamente ciò che questo film richiedeva. In quel posto, a parte curare il montaggio e passeggiare tra i vicoli e le siepi, per sette giorni su sette non abbiamo fatto altro. Eravamo lontani dalle nostre famiglie e, per quanto fosse difficile, ci ha permesso un coinvolgimento con il materiale che non sarebbe stato possibile se avessimo lavorato a Londra. Mona ha fatto enormi sacrifici personali, essendo stata lontana dalla sua famiglia per sei mesi, fino all’ultimo lavoro in post. Sono stato davvero fortunato ad avere avuto l’opportunità di collaborare in questo film con un’ artista così zelante e di talento”.

I CREATORI DELLE MUSICHE
La compositrice vincitrice del premio Oscar, Hildur Guðnadóttir (Joker), è stata incaricata del delicato compito di comporre la colonna sonora di un film che non riguarda solo la musica e la sua creazione, ma presenta esibizioni dal vivo di diverse opere classiche. L’approccio della Guðnadóttir nel caso di TÁR non è stato quello di creare delle musiche di sottofondo.
“Questo è un film su persone che fanno musica, ed era importante per Hildur che non mettessimo ‘un cappello sopra un altro cappello’, come si suol dire”, afferma Field. “Il suo approccio alla colonna sonora del film è stato quello di concentrarsi sulla frequenza e il suono, senza soffermarsi a sottolineare qualcosa di specifico nel film. Il suo lavoro è stato sottile e discreto per un motivo preciso”.
La Guðnadóttir afferma che lavorare al progetto è stato un processo di collaborazione entusiasmante sin dalle prime fasi. “Todd è molto aperto alle idee dei suoi collaboratori, ed abbiamo avuto conversazioni davvero costruttive”, dice. “Quindi, durante i sopralluoghi, ci incontravamo e controllavamo la sceneggiatura, le location, il processo di scrittura della musica, cosa immaginavamo che la protagonista stesse scrivendo, quali fossero le sue influenze, quale fosse il suo tempo musicale, ecc. Ho scritto il pezzo iniziale del quartetto basandomi proprio su quelle conversazioni, prima ancora dell’inizio delle riprese principali”.
Complessivamente, la produzione ha richiesto sullo schermo quattro band in quattro Paesi. In primis l’orchestra berlinese della Tár. “C’era una regola quando si trattava di musicisti”, dice Field, “ed era che non dovevano mai sentirsi come una banda a pagamento o comparse. Abbiamo svolto due giornate di sessioni per i casting con l’orchestra, per vedere di individuare chi avrebbe potuto interpretare i ruoli di Gosia e Knut. Ci aspettavamo l’adesione di 5 o al massimo 10 candidati. Ne abbiamo visti 40. La maggior parte erano bravi; ma Dorothea Plans Casal (GOSIA) e Fabian Dirr (KNUT) sono stati eccezionali”.
“I musicisti che non hanno ottenuto i ruoli, non si sono dati per vinti. D’altronde loro, come gli attori, sono abituati alle audizioni ed a questi livelli hanno un modo sano di affrontare il rifiuto. Con quello spirito, si sono offerti volontari per lavorare in altri modi sul film fino al termine. Ciò ha significato muoversi da Dresda a Berlino, camminare lungo i corridoi, versare bicchieri d’acqua o fare da comparse sullo sfondo di una sala prove. L’impegno di questi musicisti ha avuto un effetto positivo su tutti, sia sul cast che sulla troupe, e ha consentito una significativa collaborazione interdisciplinare in cui ci è stata offerta l’opportunità di imparare gli uni dagli altri”.
Il primo violino di Dresda, Wolfgang Hentrich, che ha aderito alla produzione, si è messo a disposizione di Nina Hoss, consigliandola sul lavoro del primo violino e fungendo anche da spalla durante le riprese. Ha dato tutto sé stesso. “Siamo stati tanto fortunati della collaborazione di un artista come Wolfgang”, dice la Hoss. “La sua posizione all’interno dell’orchestra non è per i deboli di cuore. Per ragioni sia pratiche che politiche, non è raro che chi svolge il suo lavoro sia distaccato e inconoscibile. Wolfgang tuttavia, nutre un’autentica passione, e ama insegnare. Tra le altre cose, dirige la migliore orchestra giovanile della Germania – come l’Orchestra giovanile di Mosca di Olga nel film – e si è reso disponibile a tutti”.
“Non dimenticherò mai il momento in cui Cate ha iniziato a dirigere mentre io suonavo il violino accanto a Wolfgang: all’improvviso eravamo nel corpo di un’orchestra; è un momento davvero forte per chi non è un musicista professionista”, dice la Hoss. “I musicisti della Filarmonica di Dresda conoscevano già il loro lavoro, e sapevano quanto fosse bello creare musica sera dopo sera sul palco. Forse a un certo punto dimentichi il potere della musica, perché hai altre cose da fare, come portare i bambini a scuola, ma nessuno di noi che ha lavorato in TÁR ha mai dimenticato la splendida sensazione che ti lascia il far parte di questa professione, anche se temporaneamente”.

ALTRE COLLABORAZIONI
Si parla molto del Dottorato post-laurea in Musicologia di Lydia Tár, nato dalle ricerche che ha svolto nell’Amazzonia orientale tra il popolo Shipibo-Konibo sulle rive del fiume Ucayali. I realizzatori volevano avere una collaborazione significativa con la loro cultura sciamanica ed i loro artisti. La prima musica ascoltata nel film è un icaro interpretato dalla sciamana Elisa Vargas Fernandez. Il sound designer di TÁR, Stephen Griffith, ha inviato suo nipote, Zackiel Lewis-Griffiths (laureato alla School of African & Oriental Studies dell’Università di Londra e lui stesso un etnomusicologo in erba) su per l’Ucayali per registrare Mama Elisa che canta un icaro originale che ha canalizzato per la pellicola.
I realizzatori hanno anche ingaggiato il fotografo Shipibo-Konibo, David Diaz Gonzales, per fotografare un rituale con la famiglia di Gonzales, un rituale che in seguito avrebbe incluso Lydia Tár.

L’ALTRA MUSICA
A parte le opere classiche eseguite sullo schermo e la colonna sonora di Hildur Guðnadóttir, ci sono due registrazioni di standard jazz che Field ha specificatamente inserito nella sceneggiatura: “Le persone che fanno musica, spesso ascoltano altri generi a casa per prendersi una pausa dal lavoro”.
Il primo, Lil’ Darlin’, era un brano che Field ha suonato con la sua band al college. La registrazione definitiva è stata composta e arrangiata da Neal Hefti per la Count Basie Orchestra. Viene riprodotta sul set durante la prima scena tra la Tár e Sharon, quando il cuore di quest’ultima batte velocemente e Lydia Tár usa il suono come una forma di biofeedback per rallentarle il ritmo “a 60 battiti al minuto”.
Il secondo, Here’s That Rainy Day di Jimmy Van Heusen con i testi di Johnny Burke, si può ascoltare nella seconda scena, a casa di Sharon e Lydia. La registrazione del pezzo che Field voleva, estratto dall’album intitolato 21 Trombones featuring Urbie Green, è una pietra miliare per i trombonisti. Sfortunatamente, i diritti di sincronizzazione erano oscurati. “Questo è stato un fatto esasperante su due fronti: primo perché questo è un album molto importante che dovrebbe essere disponibile al pubblico, e secondo, più egoisticamente, sapevo che questa era l’unica traccia adatta a questa scena”, dice Field. “È stato registrato a New York nel 1967 con i più grandi trombonisti del 20° secolo, e non è qualcosa che una persona sana di mente, di certo non un trombonista, avrebbe mai pensato di poter replicare”.
Ebbene, Lucy Bright – supervisore musicale di TÁR – ha trovato proprio queste “persone non sane” che avevano già tentato questa impresa, un gruppo olandese noto come The New Trombone Collective. La Bright, Field e Monika Willi sono saliti su un aereo per l’Olanda per registrarli come i 20 Tromboni che accompagnano il solista. “Ma il solista avrebbe dovuto suonare come Urbie Green”, dice Field, “ed è come chiedere a qualcuno di recitare come Brando, indipendentemente dal suo livello di preparazione: di Brando ce n’è solo uno”.
Field ha chiamato un vecchio compagno di band, Ben Wolfe, che per anni è stato in tour con Harry Connick Jr. e Wynton Marsalis, per vedere se avesse qualche idea in merito. “Ben mi ha subito proposto il mio vecchio insegnante Jeff Uusitillo, ed aveva ragione; ma non vedevo Jeff da quarant’anni. Così, l’ho contattato; ma durante la pandemia ha messo da parte lo strumento per dedicarsi alla pittura astratta. Mi ha però suggerito il nome di una persona che viveva in Canada: il grande Al Kay”.
Kay ha accettato felicemente la mia proposta. Lucy Bright gli ha inviato le tracce dall’Olanda, e lui ha suonato l’assolo esattamente come avrebbe fatto Green “e in una sola ripresa!” sorride Field, “Sfido chiunque, anche me, a sentire la differenza tra questa registrazione del 1967 e la nostra della scorsa settimana”.

IL CONCEPT ALBUM
Nel luglio del 2022, Cate Blanchett, Hildur Guðnadóttir, Sophie Kauer e Todd Field si sono incontrati per due fine settimana agli Abbey Road Studios per registrare le musiche di un concept album nato dalle conversazioni tra la Guðnadóttir, Natalie Hayden e Mike Knobloch della Universal Music, e il team creativo della Deutsche Grammophon.
In questo caso il concept è duplice. Uno è legato ad un obiettivo di Lydia Tár. Una sbirciatina al design grafico della copertina di questo LP sarà sufficiente per capire che probabilmente in qualche universo parallelo Lydia Tár è stata in grado di convincere le brave persone della Deutsche Grammophon a creare una stampa in vinile, completa di un’immagine di lei che imita Claudio Abbado.
L’altro concept è che le tracce, come il film, hanno lo scopo di invitare l’ascoltatore a sperimentare il disordine tipico del processo di creazione della musica. In questo caso, sono state coinvolte tre bande musicali diverse e i loro leader: la Blanchett (come Lydia Tár) durante le prove per Mahler V alla direzione della Dresdner Philharmonie; la Guðnadóttir che forniva istruzioni a Robert Ames alla direzione della London Contemporary Orchestra, e infine Natalie Murray Beale alla direzione della London Symphony Orchestra. Dato che nessuno aveva mai prodotto un album come questo, è stato un lavoro coraggioso con molte “prime volte”, aggiunge la Guðnadóttir.
Una di queste prime volte è per Sophie Kauer, che fa il suo debutto professionale suonando il Concerto per violoncello di Elgar, accompagnata dalla London Symphony Orchestra. Il concerto è stato registrato per la prima volta da Beatrice Harrison per la London Symphony Orchestra (allora tutta al maschile) con lo stesso Elgar alla direzione. Il personaggio della Kauer nel film, Olga Metkina, è stato ispirato proprio dalla registrazione seminale del pezzo di Jacqueline du Pré. “Per Sophie, è stato un sogno che si è avverato”, afferma la Blanchett. “In questa occasione ha suonato nello stesso studio con la stessa orchestra della du Pré nel 1965”.
Il disco inizia con Hildur Guðnadóttir che canta il tema del brano che Lydia Tár compone nel film, e si conclude con Elisa Vargas Fernandez che canta un icaro destinato ad essere una registrazione sul campo realizzata in Amazzonia dalla Tár nel 1990.
Field conclude: “Sebbene io fossi presente a queste registrazioni, riascoltarle sembra un’altra cosa. Come si suol dire, ‘non puoi entrare nello stesso flusso due volte’. È stato emozionante sbirciare dietro il sipario e dare un’occhiata all’energia e alla forza creativa che questi artisti hanno prodotto durante tutto il processo. È qualcosa di raro, e sì, una “prima volta”, e sono molto felice che questo LP esista nel mondo parallelo del nostro film, ma ancora di più nel mondo in generale. È stato bello ricongiungersi dopo sei mesi di lontananza. Il film era finito, e tutti potevamo divertirci facendo un po’ di rumore”.

Le Musiche Nel Film

J.S. BACH
DAS WOHLTEMPERIERTE KLAVIER
Präludium und Fuge C-Dur, BWV 846
Scritto da Johann Sebastian Bach
Piano, Cate Blanchett

MAHLER
SYMPHONY NO. 5
Scritto da Gustav Mahler
Dresdner Philharmonie
Conductor & Piano, Cate Blanchett

ELGAR
CELLO CONCERTO IN E MINOR, OP. 85
Scritto da Edward Elgar
Soloist, Sophie Kauer
Deutsche Streicherphilharmonie / Conductor, Wolfgang Hentrich
Dresdner Philharmonie / Conductor, Cate Blanchett

WAGNER
TANNHÄUSER UND DER SÄNGERKRIEG AUF WARTBURG
Ouvertüre
Scritto da Richard Wagner
Cello, Daniel Thiele

VERDI
MESSA DA REQUIEM
3° Movimento (Offertorio)
Scritto da Giuseppe Verdi
Cello, Daniel Thiele

TCHAIKOVSKY
SYMPHONY NO. 6 “PATHÉTIQUE”
2° Movimento (Allegro con grazia)
Scritto da Pyotr Ilyich Tchaikovsky
Cello, Sophie Kauer

FERNANDEZ
CURA MENTE
Scritto e Interpretato da
Elisa Vargas Fernandez

THORVALDSDÓTTIR

Scritto da Anna Thorvaldsdóttir
Juilliard Octet
Conductor, Zethphan Smith-Gneist

GUÐNADÓTTIR
FOR PETRA
Scritto da HildurGuðnadóttir
Vocal, Hildur Guðnadóttir
Piano, Cate Blanchett & Sophie Kauer

BURKE & VAN HEUSEN
HERE’S THAT RAINY DAY
Scritto da Johnny Burke & Jimmy Van Heusen
Soloist, Al Kay
New Trombone Collective

LI’L DARLIN’
Scritto da Neal Hefti
Interpretato da Count Basie & His Orchestra
Additional Vocal, Cate Blanchett
Per gentile concessione di Rhino Entertainment Company
Arrangiamenti Warner Music Group Film & TV Licensing

SYMPHONY NO. 5 IN D MINOR, OP. 47
IV. Finale (Allegro non troppo)
Scritto da Dmitrij Shostakovich
Interpretato dalla London Symphony Orchestra e Michael Tilson Thomas
Per gentile concessione di LSO Live, Ltd.

PARTITA FOR 8 VOICES: III. COURANTE
Scritto da Caroline Shaw
Interpretato da Roomful of Teeth
Per gentile concessione della New Amsterdam Records

EV’RY TIME WE SAY GOODBYE
Scritto da Cole Porter
Piano & Vocal, Cate Blanchett

APARTMENT FOR SALE
Scritto da Cate Blanchett &Todd Field
Accordion & Vocal, Cate Blanchett

YOGA EXERCISES
Scritto da Marco Rinaldo
Interpretato da Asian Flute Music Oasis
Per gentile concessione di Rehegoo Music

KILOMETRO
Scritto da There Alfaro & Yumi Lacsamana
Interpretato da Sarah Geronimo
Per gentile concessione di Viva Records Corporation

MEETING A FRIEND
Dal gioco MONSTER HUNTER: WORLD
Scritto da Capcom Sound Team
Per gentile concessione di Capcom Co., Ltd.
Siam Sinfonietta / Conductor, Cate Blanchett

BARBARIAN
Scritto da Jamahl Blokland &BessamWitwit
Interpretato da Besomorph&Jurgaz
Per gentile concessione di Trap Nation
Sotto licenza esclusiva di Lowly


dal pressbook del film

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